mercoledì, Novembre 13 2024

E’ una delle parole più ricercate dai giovani su YouTube. Ottiene ogni giorno milioni di visualizzazioni su Spotify. Secondo la classifica internazionale della più celebre piattaforma di streaming musicale i brani trap risultano tra i più ascoltati nel 2018, e il trend è in continua crescita.

Un mix di musica e parole che accompagna gran parte della giornata di giovani, spesso giovanissimi, adolescenti, ma anche pre-adolescenti sotto i 14 anni, che con il loro smartphone sempre connesso e gli auricolari inseriti, macinano ore e ore di riproduzioni di brani trap.

Cosa è la musica trap

La trap è nata nel Sud degli Stati Uniti nei primi anni novanta ed è, in sostanza, un sottogenere del rap, o meglio dell’hip hop. La parola trap comincia a diffondersi nello slang giovanile, proprio in quegli anni, e ad essere usata molto frequentemente nei testi di alcuni rapper tra cui Cool Breeze, Dungeon Family, Ghetto Mafia e gli Outkast. Viene usata per indicare la trap house, le vecchie case abbandonate nei ghetti di Atlanta in cui lo spaccio e il consumo di sostanze stupefacenti sono abituali, e dove, molti di quelli che entravano, finivano per rimanere intrappolati in quello “stile di vita”. Il significato della parola inglese trap è, infatti, proprio ‘trappola’. Così, dai racconti sulle vicende vissute in quegli appartamenti, cominciarono a definirsi le caratteristiche di un nuovo modello musicale i cui topici principali sono appunto le droghe, lo spaccio e i soldi; mentre a livello sonoro il ‘classico’ rap, nel trap, muta per l’apporto di sintetizzatori e batterie elettroniche. Il sound diventa un prodotto di sintesi, quasi interamente realizzato al pc e non occorrono grandi virtuosismi per diventare un cantante trap. Anche la voce, infatti, viene corretta attraverso l’utilizzo di AutoTune, un software che serve a creare effetti vocali, ma che viene utilizzato anche per coprire eventuali errori di intonazione e mascherare i difetti della voce.

Trap mania: non solo musica, ma anche video

Con il passare del tempo, la musica trap si è progressivamente allontanata dai ghetti, ed è diventata sempre più conosciuta. E questo sia grazie alla crescente popolarità di rapper come T.I., Young Jeezy, Gucci Mane, Young Thug, Migos, ma sia anche perché cantanti già molto noti hanno cominciato a interpretare brani trap. E si è arrivati ai nostri giorni in cui la trap music, a livello mondiale, può essere considerata un vero e proprio fenomeno mainstream, che ha raggiunto ascolti incredibili, e conquistato i primi posti nelle hit internazionali. Certo, ha perso, via via, la connotazione di musica underground e nei testi si è progressivamente diluito il discorso sul desiderio di riscatto. Quello che resta, però, a caratterizzare il genere, in quasi tutti i cantanti più famosi, è il riferimento all’ambiente originario, il set, l’atmosfera della trap house, come luogo simbolo di uno stile di vita fatto di droga, sesso, soldi facili, donne oggetto, abiti griffati, ‘sballo-divertimento’ come connubio indissolubile. Sono tutti elementi caratteristici di uno storytelling che fa da colonna sonora alla vita di moltissimi giovani. Questa musica, infatti, si ascolta e si guarda anche tanto.

La costruzione dell’immagine del trapper, quella che poi garantisce guadagni e successo, seguendo le nuove regole del mercato musicale, passa, infatti, inevitabilmente, attraverso i video delle canzoni. I video rappresentano i testi, li descrivono, più o meno nel dettaglio. Vengono esibite le case, le auto di lusso, i gioielli, orologi costosi, abiti griffati; si consuma droga, si ‘usano’ le donne. Spesso fanno da sfondo i quartieri di origine del trapper; il messaggio è che anche da lì (spesso si tratta di periferie) si può avere successo, con la musica. Con la musica puoi fare soldi e comprare abiti dei brand più costosi, girare con catene d’oro al collo, sballarsi avvolti da una nuvola di fumo. Gli stupefacenti sono tra i protagonisti dei video e delle storie dei trapper. Le droghe maggiormente presenti sono due, la marijuana e la purple drank, che si ottiene mischiando sciroppo a base di codeina e bibite gassate. Un cocktail dagli effetti sedativi e psicoattivi piuttosto facile da realizzare, anche perché non in tutti i paesi è richiesta la prescrizione medica per acquistare il medicinale. L’uso di queste sostanze è presente in quasi tutti i video dei cantanti trap, caratterizza molti dei testi, viene tranquillamente dichiarato dagli artisti, anche nelle interviste e nelle storie di Instagram. Il rapporto tra droga e nuova musica non è sicuramente una novità. Potremmo dire che c’è sempre stato, basti pensare al legame tra stupefacenti e parte del rock negli anni settanta, di alcuni pezzi della disco music anni ’80, solo per citare alcuni esempi. Nulla di nuovo, quindi, come non è nuovo il desiderio di riscatto che la musica ha sempre cercato in qualche modo di interpretare, insieme alla trasgressione e ribellione giovanile, alla ricerca di affermazione in autonomia e liberazione della cultura dominante. La novità, in questo caso, sta forse nei numeri, e quindi nella diffusione.

I video dei trapper girano su Youtube e ottengono milioni di visualizzazioni, così come su Instagram. Questo tipo di musica spopola in rete, attraverso tutti, ma proprio tutti, i canali social. Per contare le riproduzioni sulle piattaforme musicali servono cifre a sei zeri.

Trap: moda passeggera o nuovo fenomeno culturale?

La trap music, nata per dare voce a un disagio sociale, proponendosi come controcultura, si sta trasformando, essa stessa, in un fenomeno culturale? Se intendiamo quest’ultimo in senso antropologico, come fatto collegato al modo di essere e caratterizzante un gruppo, in un determinato contesto storico, allora sì, la trap music e tutto ciò che rappresenta, sta diventando un fenomeno culturale. E assumere questa come posizione di partenza per ulteriori riflessioni può forse servire a cogliere le reali dimensioni del fenomeno, non solo dal punto di vista quantitativo, ma anche da quello qualitativo. E’ stata questa la prospettiva di partenza di studi e ricerche svolte già a partire dagli inizi del Duemila, che hanno preso in considerazione, per esempio, come la musica rap sia passata dal condannare l’uso di droga ad esaltarlo e a valutare la relazione tra questo tipo di atteggiamento musicale e l’incremento effettivo di sostanze stupefacenti  tra la medesima fascia giovanile interessata all’ascolto della musica rap.

Lo studio portato avanti dai ricercatori dell’università di Berkeley , in California, è stato pubblicato nel 2008 ed ha evidenziato come il numero di riferimenti alla droga nella musica rap sia progressivamente aumentato da quando il genere ha rivoluzionato la musica pop. Nelle canzoni via via più recenti i riferimenti alle droghe avevano tre volte più probabilità di avere temi legati al glamour e alla ricchezza rispetto ai titoli precedenti, e sette volte più probabilità di enfatizzare il consumo di droga come svago o come accompagnamento al sesso.

I trapper sono dei modelli per i giovani fan che li seguono. Ascoltare, ma anche solo sentire, senza quindi badare tanto al significato delle parole, canticchiare frasi, che si ripetono ossessive nella mente, sicuramente influenza il modo di parlare, nel senso che viene mutuato da quello slang il modo di parlare quotidiano. Espressioni che prima potevano essere ritenute volgari vengono ‘sdoganate’ e sono sulla bocca di tutti, o quasi, e non fanno più impressione a nessuno. E, per questa stessa via, ci si abitua anche a pensare che i fatti corrispondano alle parole, che la vita sia un puro sballo. E già, perché la parola è performativa, ancor di più in ragione della forza comunicativa di chi la utilizza. Il cantante di successo rappresenta un modello di riferimento, se non anche un idolo, per i tanti che ‘ricevono’ il messaggio e che, canticchiando canticchiando, finiscono per imitarne gesti, linguaggio, modo di porsi.

La musica trap non piace solo ai giovani, ma ahimè anche ai giovanissimi per i quali sembra avere un appeal particolare. Ssono soprattutto i più piccoli ad essere catturati da questo tipo di proposta musicale perché offre un modello per farsi notare, per costruire una identità specifica, in una fase evolutiva caratterizzata proprio dal processo di costruzione del sé. Il trapper in sostanza è un modello di esibizionismo, nel quale i giovanissimi si identificano, alla ricerca di approvazione, rincorrendo più likes possibili. Spesso, complici anche i social, l’ascolto di questo tipo di musica avviene in maniera superficiale. Ma questo non dovrebbe portare a sminuire un aspetto comunque problematico rappresentato dalla ripetitività di un certo linguaggio e di determinati concetti, soprattutto in considerazione del fatto che la nostra percezione del mondo, e delle relazioni, avviene, inevitabilmente, attraverso le parole. Quindi l’espressività caratteristica della trap rappresenta uno strumento privilegiato di osservazione della realtà che ci rimanda, molte volte, un’immagine dove predomina il successo delle apparenze, dove il logo diventa feticcio e viene brandito per affermare una identità, di cui, forse, si è ancora alla disperata ricerca.

Il ruolo degli adulti

Il rischio che molti adulti vedono è quello di ‘perdersi’ tra musica e parole. Ma trincerarsi dietro una barriera e considerare la percezione del pericolo come una sorta di scudo, dietro il quale pararsi per difendersi,
non fa che accrescere le distanze e sottolineare quella differenza che certa musica si propone in qualche modo di interpretare. Mentre, considerare la reale dimensione del fenomeno può forse contribuire ad accrescere la consapevolezza che un ‘accompagnamento’ nella decodifica dei messaggi può contribuire a svelarne la reale portata. E’ necessario che gli adulti inizino a decodificare gli imput visivi e testuali di questa musica insieme ai più giovani, in famiglia e nelle scuole, senza demonizzarla, ma intepretandola, per evidenziare la pericolosità di certi messaggi.

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