giovedì, Dicembre 12 2024

E’ una delle tendenze del momento, una moda che si è diffusa con la pandemia e pare destinata a persistere a lungo. Stiamo parlando dell’ upcycling, il processo di conversione applicato ai prodotti dismessi o alle materie prime di scarto che, a differenza del ‘riuso’, dà nuova vita ai prodotti, rendendoli ancora più belli e interessanti anche dal punto di vista economico. Un modo di riutilizzare le cose che sta prendendo piede sempre di più, un po’ ovunque nel mondo.

L’upcycling può essere applicato a tantissimi prodotti: dai gioielli ai mobili, agli oggetti utili per la casa, fino ad arrivare ad abiti e accessori moda. Realizzare braccialetti da vecchie infradito, lampade da vecchie bottiglie, trasformare scarti di legno in sedie e librerie, questo e molto altro avviene proprio grazie al riuso creativo.

Ma è il settore del fashion quello nel quale l’upcycling è diventato, in questi ultimi due anni, un trend in crescita esponenziale, arrivando addirittura a incidere sulla politica commerciale dei grandi marchi. Nato come fenomeno di nicchia, il riciclo creativo di abiti e accessori sta diventando, quindi, una vera e propria strategia economica sulla quale puntano tanti grandi marchi a livello mondiale. Diciamo che i risultati economici hanno fatto capire chiaramente che strizzare l’occhio all’ecosostenibilità è ben visto e porta anche discreti profitti. Senza contare che riduce fortemente i costi, e rappresenta lo strumento attraverso il quale recuperare guadagno dalla merce invenduta. L’obiettivo è quello di evitare gli sprechi.

L’upcycling ha sorpassato il Vintage

Non si tratta di indossare abiti o accessori già usati, ma significa realizzare nuovi prodotti partendo dai vecchi, di combinare tessuti, di riconvertirne l’utilizzo, per cui, da una tovaglia ricavo una borsa, dai pantaloni lunghi gli shorts, dalla camicia la canotta, e così via. Uno stile, una scelta, un modo di ripensare il guardaroba seguito anche da vip, influencer, personaggi importanti e famosi.

L’ascesa social

Il tag #upcycledclothing ha oltre 668.000 post su Instagram e su TikTok #upcycledfashion supera i 427 milioni di visualizzazioni. Sempre più persone sono attratte dall’upcycling, una proposta creativa che concilia etica ed estetica. Scorrendo i social è sempre più  acile imbattersi in tutorial che ti spiegano come re-immaginare un abito che non ti piace più, o rimodernare e ravvivare con i colori del momento una vecchia camicetta. Ci sono video di esperti del settore che raggiungono milioni di like e visualizzazioni.

Upcycling e generazione Z

Attratta dalla riduzione dei consumi e dalla opportunità creativa e dalla accessibilità economica, è tra la Generazione Z che l’upcycling sta avendo la meglio. Le ricerche rilevano che circa il 90% dei giovani tra i 18 e i 25 anni preferisce acquistare capi di seconda mano, e quasi l’80% acquisterebbe più volentieri da brand sostenibili. La generazione Z ha una mentalità totalmente nuova riguardo all’abbigliamento che rientra nel clima di opinione già consolidato della sostenibilità ambientale. Gli sprechi e la sempre crescente impronta di carbonio dell’industria della moda lo rendono uno dei settori più inquinanti al mondo. Pare che l’industria del ‘fast fashion’ emetta più CO2 dell’industria aeronautica e marittima messe insieme e utilizzi circa 80 miliardi di metri cubi di acqua dolce all’anno, mentre la produzione di materie prime e tessili contribuisce in maniera significativa all’inquinamento dell’acqua a causa dei coloranti utilizzati.

I giovani preferiscono quindi riutilizzare e far rivivere, più belli di prima, i vecchi capi di abbigliamento, combinare antichi gioielli, non sprecare e sostenere in ogni modo un’economia circolare. Si calcola che tra qualche anno il fatturato in questo settore specifico della moda possa superare il doppio del fast fashion entro il 2030.

Intanto aumentano le app

Si tratta, in sostanza, di un cambiamento guidato dai consumatori e rispetto al quale anche i marchi di moda e gli stili di vita si stanno adattando. Assistiamo a un fenomeno che ha avuto ed ha la sua diffusione principale sul web, che investe principalmente il settore dell’e-commerce e infatti vediamo una vera e propria ascesa delle app di abbigliamento sostenibile. Sono sempre più numerose e sempre più utilizzate le piattaforme che offrono alternative all’invio di articoli indesiderati in discarica, che consentono di scambiare abiti, di imparare a riutilizzarli oggetti e tessuti in maniera creativa, e alcune di queste registrano aumenti superiori al 100% nel giro anche solo di un anno. Ci sono app di riuso di abiti e accessori con 20 milioni di utenti; ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le esigenze, in decisa crescita anche quelle della moda bimbi. Reduce-reuse-recycle: lo slogan si sta affermando sempre di più anche nel settore moda, diventando tendenza di moda. Per seguire questo nuovo modello si può puntare sulla riconversione dei capi, anche in vista di una loro maggiore durabilità. Quindi ago e filo, taglia e cuci, da vecchi attrezzi della nonna, stanno ritornando come strumenti di creatività e sostenibilità. Spazio quindi a tutorial e video per interventi ‘fai da te’, mentre per tutto il resto, si stanno attrezzando i grandi brand che sempre più di frequente affidano a esperti designer il settore dell’upcycling.

Insomma, per il consumatore, un’occasione di fare acquisti in maniera responsabile; per le aziende, un giro d’affari di diversi miliardi.

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