giovedì, Dicembre 12 2024

Qualche giorno fa mi sono imbattuta, casualmente, in un articolo dove si parlava del sorriso nei bambini appena nati e ho scoperto una cosa che non sapevo: sembrerebbe che i neonati sorridono ai propri genitori per provocare il loro sorriso.

Insomma, non ridono perché qualcuno “li fa ridere” (come probabilmente abbiamo sempre creduto), ma per far ridere. Nell’articolo dell’Huffpost, si legge, infatti:

“Secondo una nuova ricerca, pubblicata sulla rivista PLOS ONE, il loro sorriso non sarebbe affatto inconsapevole, anzi: i piccoli avrebbero tutta l’intenzione di sorridere e il loro scopo sarebbe quello di far sorridere, di riflesso, le persone con cui interagiscono. Ma c’è di più: proprio come i comici che cercano il momento giusto per fare la battuta e per massimizzare la risposta del pubblico, anche i neonati sceglierebbero la circostanza opportuna, per godere appieno del sorriso altrui, facendo il minimo sforzo.”

Per realizzare questa ricerca gli studiosi hanno utilizzato una complessa tecnologia robotica. Dapprima hanno studiato le abitudini di molti “piccoli volontari”, hanno raccolto dati utili per poi programmare un robot che somigliasse il più possibile a un bambino. Facendo poi interagire questa macchina con alcuni studenti hanno notato che il robot tendeva a farli sorridere il più possibile, sorridendo, a sua volta, il minimo che poteva.

Gli stessi ricercatori non si aspettavano un simile risultato: “Pensavamo che i bambini sorridessero senza alcuno scopo o che, al limite, il loro fosse un sorriso di risposta”, ha affermato Paul Ruvolo, professore dell’Olin College of Engineering della University of California.

Sorridere per far sorridere: tre insegnamenti da fare nostri

Sebbene gli studiosi rimangano cauti (ammettendo di non conoscere ancora cosa li spinge a farlo, se sia, magari, un particolare meccanismo cognitivo o altro), s’è capito che i neonati hanno l’obiettivo specifico di veder sorridere coloro che hanno di fronte, in primis le figure di riferimento.

Ammetto che mi sono chiesta: cosa può insegnare, o meglio ricordare, questa attitudine dei neonati a noi adulti, nel modo di comunicare e di relazionarci tra di noi?

Vorrei condividere alcuni insegnamenti che ho tratto da questa ricerca:

1.Possiamo generare armonia senza aspettare che gli altri lo facciano per primi

Invece di subire lo stress e lamentarci, possiamo diffondere serenità. Similmente al bambino che invece di aspettarsi un sorriso, lo dona per provocarlo.

Il segreto è partire da noi stessi, lavorare per la nostra pace interiore, anziché vivere schiavi del buonumore, del malumore, del giudizio, dei problemi di chi ci circonda.

2.Possiamo essere parte del cambiamento che vorremmo vedere

Ogni singola persona influisce sull’ambiente e sull’altro. Sarebbe bello diventare consapevoli che possiamo fare qualcosa per distendere le situazioni e alleggerire la tensione, invece di mettere benzina sul fuoco. Spesso diventiamo cinici, scontrosi perché ci sembra inevitabile, nel clima che viviamo. Invece ognuno di noi è un piccolo universo che può generare bene.

3.Possiamo impegnarci attivamente per comunicare pace “a chi non sorride ancora” 

Ho notato che tanti spesso cambiano umore quando vedono qualcuno che tenta di procurare loro serenità, invece di rispondere al nervosismo con altro nervosismo.

Non è semplice evitare di rispondere con lo stesso tono, mostrarsi gentili con chi non è gentile, interessarsi di problemi che possono aver portato l’altro ad aggredirci per una futilità, ma ho scoperto che nel disinnescare la bomba della discordia ci si guadagna soltanto.

Un esempio forse banale: una volta sono stata aggredita per una futilità da una vicina di casa. Avrei voluto risponderle per le rime, invece sono riuscita a respirare profondamente e a interessarmi di lei.

L’averla fatta sentire capita, accolta, senza farle pesare l’insulto iniziale, l’ha distesa, ha evitato che la pace tra noi fosse compromessa. Ci abbiamo guadagnato entrambe e il nostro rapporto.

Un modo per vivere più sereni nella vita quotidiana è proprio essere gentili per rendere gentili, sorridere per far sorridere.

Gli studiosi dicono che funziona e che, a quanto pare, lo sanno anche i neonati…

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