giovedì, Dicembre 12 2024

Perché le serie TV hanno tanto influenza sui giovani? Per rispondere adeguatamente a questa questione, bisogna tenere in conto due aspetti che sono abbinati nella visione dei prodotti televisivi: “il potere sociale” ed il “cambiamento della personalità” che i giovani subiscono quando vedono la TV.

“Il potere sociale” delle serie tv

Magari la colpa è nostra. Davanti al disorientamento dei genitori (o l’indifferenza davanti ai valori, o l’atteggiamento troppo permissivo), i giovani concedono più autorità epistemologica (come è la famiglia), e più autorità deontologica (come la famiglia deve essere), ai modelli che plasmano le serie TV piuttosto che ai valori imparati in classe o nelle conversazioni coi genitori.

Nell’attuale crisi di valori che colpisce l’educazione (scuole che si limitano ad istruire invece di educare, famiglie che rinunciano alla loro missione educativa) è la finzione audiovisiva, cinema e televisione, che inculca nelle menti dei giovani come deve essere intesa una famiglia “normale”, come devono essere le relazioni tra genitori e figli, e che grado di impegno ci deve essere all’interno del nucleo familiare. La fiction influenza i pensieri dei giovani su ciò che è bene e ciò che è male, su cosa deve essere fatto per raggiungere una vita piena, su come deve essere inteso il fidanzamento o come raggiungere la felicità.

I modelli di famiglia delle serie televisive come “Aquí no hay quien viva (Qui non si può più vivere)” o “Los hombres de Paco (Gli uomini di Paco)” (famiglie distrutte, con secondi o terzi matrimoni; infedeltà coniugali in ogni puntata, esaltazione costante dell’omosessualità), unita alla promiscuità familiare di altre fiction come “Los Serrano (I Serrano)” o” 90-60-90″, ed al forte carico sensuale di molte serie per adolescenti (come “El Pacto (Il Patto)”, ” El internado (Il Collegio)” o “Fisica e Chimica”), sembrano per i giovani più reali ed autentiche dell’affetto che trovano nella propria famiglia. Benché le serie siano pura finzione, riescono ad esercitare più “potere” sul modello della famiglia rispetto all’esempio concreto della propria esperienza familiare.

“Che cosa mi vengono a dire i miei genitori su quello che devo o non devo fare col mio fidanzato?”, arrivano a pensare molte ragazze adolescenti. “Se io so già tutto sul fidanzamento! Se io l’ho visto, l’ho vissuto!”. In realtà l’ha visto e lo “ha vissuto” nelle serie televisive. E quello che è pura finzione, viene creduto come reale.

Perché succede questo? Probabilmente anche perché molti genitori trasmettono un modello di famiglia nel quale sembrano non credere in assoluto: lo trasmettono senza piena convinzione, né allegria, né entusiasmo; senza speciale trasporto interiore e purtroppo non sempre con una chiara coerenza di comportamento nella vita.

Il “cambiamento della personalità”

Il cinema e la fiction televisiva hanno un’enorme capacità di seduzione: ci trasportano in un altro mondo, ci invitano a sognare e ci mostrano la realtà in un altro modo. Ci fanno vivere altre vite senza uscire dal soggiorno o alzarsi dalla propria poltrona. Questa capacità di “affascinarci”, di farci evadere dal nostro mondo e trasportarci in un altro è la situazione che Woody Allen ha raccontato metaforicamente nel film “La rosa porpora del Cairo (1985).

Come Cecilia, (Mia Farrow), la protagonista di questo film, ogni spettatore sente un impulso a vivere in prima persona la storia che vede sullo schermo. Se l’argomento è buono ed avvincente, lo spettatore si dimentica che sta vedendo soltanto una finzione e sente la storia come un’esperienza che sta “vivendo” realmente in quell’istante. In altri termini, si sente spinto ad attraversare lo spazio che lo separa dallo schermo e ad addentrarsi in un altro contesto di valori. Con la sua immaginazione, entra nel mondo della finzione cinematografica e sperimenta in sé le emozioni che vivono i personaggi: si rallegra, si rattrista o si innamora col protagonista, e fa proprie le sue inquietudini e i suoi progetti.

Questo processo di simpatia con i personaggi è conosciuto nell’industria cinematografica come “cambiamento di personalità”, e si capisce quando lo spettatore si mette nei panni del personaggio, assume i suoi ideali e sente le sue emozioni. Quando c’è l’identificazione, cosa che non occorre sempre, però che è più frequente nei giovani e negli adolescenti, lo spettatore tende a ridurre le differenze di attitudine e di convinzione perchè desidera assomigliare il più possibile al personaggio.

Se i personaggi di una serie TV (“Fisica o Chimica”, “Il Patto, “I Serrano”), approvano le relazioni sessuali durante il fidanzamento, gli spettatori adolescenti tenderanno ad identificarsi con questo tipo di desiderio; se il protagonista di un film sente il rifiuto all’impegno matrimoniale anche lo spettatore lo sentirà, almeno, durante il film; e se un “personaggio carismatico” cede all’adulterio verso una donna, lo spettatore l’approverà a livello emotivo, anche se le sue convinzioni vanno per una strada completamente distinta.

Il desiderio di identificazione suscitato dalla trama finisce per minimizzare le differenze nella scala di valori, almeno durante la proiezione. Perché non è possibile identificarsi col protagonista e, contemporaneamente, mettere in discussione i suoi ideali o i suoi comportamenti. Se il protagonista è infedele a sua moglie, ma la storia giustifica questa infedeltà per un “sentimento vero”, o se mente per riuscire a scappare, e portare così a termine il suo progetto in favore degli altri, in altri termini, se la storia mi trascina, è molto possibile che finisca assumendo quelle condotte come “autentiche”. Almeno, durante la proiezione.

Questo trasferimento della personalità, generalmente conosciuto come “identificazione”, è specialmente forte quando c’è già una sintonia con l’attore protagonista. Se una spettatrice, per esempio, adora Tom Cruise, quando lo vede in un film tenderà a volere tutto quello che egli vuole e a detestare tutto quello che egli detesta. E se un spettatore sente attrazione per Scarlett Johansson, tenderà anche ad identificare ogni emozione con le sue, cercando una sintonia negli atteggiamenti, i temi ed i comportamenti assunti per il suo personaggio nel film. Questo fatto è ancora più vero soprattutto se la sua formazione è scarsa o le sue convinzioni sono superficiali.

Un concetto è chiaro. Il “potere sociale” delle serie TV ed il “cambiamento di personalità” con personaggi carismatici si vedono fortemente attenuate e sfumate quando i genitori hanno saputo guadagnarsi l’affetto ed il rispetto dei propri figli. Se facessimo partecipi i nostri figli del compito meraviglioso quale è quello di formare una famiglia, del bellissimo sacrificio che abbiamo messo nel portare i figli al mondo ed educarli, dell’importanza della nostra missione come genitori, il più importante della nostra vita, sicuramente amerebbero anche il nostro modello di famiglia; e concederebbero meno autorità alle serie TV perché condividerebbero con noi il desiderio di creare una casa e di credere per amore ad un impegno matrimoniale che dia un senso a tutta la vita.

Previous

Il telefono cellulare come agente di socializzazione in famiglia tra genitori e figli

Next

La “coesione familiare” limita gli effetti negativi di Internet, affermano studi empirici

Check Also