giovedì, Dicembre 12 2024

È un grido quasi disperato. Un avviso di allarme. Forse l’ultima chiamata prima della definitiva catastrofe. Una visione terribile di una realtà alla quale molti purtroppo sono stati già condannati. Questo è l’obiettivo del documentario Divorce Corp, diretto da Joseph Sorge. Il business del divorzio è il tema di questo lungometraggio, molto crudo e realista, popolato da una serie di personaggi postmoderni, colpiti, in alcuni casi, da una serie di circostanze a cui non erano preparati. Divorce Corp affronta il tema di come negli Stati Uniti avviene un processo di divorzio. Il problema nasce da lontano. La legislazione USA prevede le family courts, i tribunali di famiglia competenti in materia di separazione. Nati negli anni cinquanta, in un’epoca di splendore economico e benessere sociale col fine di preservare il diritto al divorzio nei casi di effettiva problematicità, hanno subito con il passare dei decenni una vera e propria degenerazione. In quegli anni il tasso di rottura dei matrimoni era insignificante. I divorzi erano visti più come un crimine sociale che come un processo legale per ottenere lo scioglimento di un matrimonio.

Legislatori, giudici, psicologi ed autorità religiose ebbero l’idea di trovare un sistema per semplificare e rendere meno traumatico il procedimento. Nacquero così come semplici sistemi giuridici che dovevano servire per risolvere in forma amichevole e sincera il vincolo coniugale. Tra il 1969 e il 1980 negli USA il tasso dei divorzi si è però triplicato. Il codice di diritto matrimoniale è passato da poche decine di pagine ad essere un compendio di più di duemila pagine piene di articoli. In ogni stato inoltre si sono sviluppate legislazioni diverse in materia. Il risultato è stato un forte incremento esponenziale del costo di un processo di divorzio. I tribunali di famiglia sono crollati davanti all’arrivo di nuove e aggressive tattiche processuali. I grandi studi di avvocati, fiutando l’affare, sono entrati in questo nuovo business, dando vita ad una vera e propria nuova industria.

Nel documentario si parla di denaro. Di molto denaro. Negli USA si calcola che, ogni anno, le cause di divorzio muovono cinquanta miliardi di dollari. Il divorzio è il terzo motivo del fallimento delle famiglie nel paese, in un momento nel quale ben la metà dei matrimoni finisce con la rottura. È un grande business, senza dubbio. In molte delle principali città le cause di divorzio sono molto più elevate di quelle delle altre cause civili, sommate tutte assieme, con il grande paradosso che i processi durano molto più tempo degli stessi matrimoni che li hanno originati, con interventi di esperti di ogni tipo con richieste di pesanti onorari. Perizie di psicologi, investigazioni reciproche sui patrimoni e i comportamenti dei coniugi, complesse consulenze e tanto altro ancora. Si consumano in questo modo enormi risorse nel preparare documentazioni lunghe ed esaustive per determinare ad esempio quale dei due coniugi è il più idoneo per custodire i figli. Relazioni che costano molte migliaia di dollari e che devono essere ripetute più volte. Ovviamente, i professionisti chiamati in causa, chiedono una forte percentuale per il loro compenso. “Si bruciano in questo modo grandi somme di denaro che potrebbero essere usate per l’educazione dei propri figli”, come spiega il presidente del Tribunale della Famiglia del New Jersey, Thomas Zampino.

Il documentario spiega il funzionamento dei tribunali di famiglia. Un dato incredibile è che il 95% delle coppie che si presenta davanti ad un tribunale non è in conflitto né in disaccordo. E’ il sistema stesso, che si basa sulla vittoria di uno dei coniugi, che li metterà poi l’uno contro l’altro, a litigare per i loro diritti e a lottare per la custodia dei figli o per il mantenimento degli alimenti. Nel mosaico delle testimonianze durante il processo, faranno la loro comparsa persone di ogni condizione economica e sociale. La battaglia in una tribunale di famiglia è come l’Armaggedon – il fine del mondo biblico – afferma un giudice di famiglia con esperienze decennali nel settore. Come ben spiega il documentario, “nei tribunali penali possiamo vedere gente di male affare che offre il proprio lato migliore, mentre in una tribunale di famiglia si osservano persone di natura buona nei loro comportamenti peggiori”.

Il documentario mostra mariti che finiscono in prigione per il fatto di non poter essere in grado di pagare il mantenimento alle loro ex mogli, alle quali, secondo quanto prevede la legge, devono assicurare le stesse condizioni economiche che avevano prima del divorzio. Oppure il paradosso di seconde mogli che devono lavorare per mantenere le prime mogli. Anche le imposizioni draconiane dei giudici che stabiliscono i vestiti che devono portare i bambini oppure le ferie di cui necessariamente devono godere, nonostante i genitori divorziati non dispongano di denaro sufficiente. Accanto a queste decisioni assurde, il documentario mostra dei giudici, psicologi o avvocati milionari – chiamati in causa nel processo di divorzio – nelle loro ville di Malibú o Bel Air. Di fronte a loro, vediamo invece persone soffocate dai propri debiti e giovani mariti che non potranno recuperare il loro sorriso dopo averlo perso del tutto. Persone di ogni età che vagano cercando una risposta. Bambini presi come ostaggi da una delle due parti con il fine di ottenere maggiori mantenimenti e investigatori privati che lavorano per uno dei due coniugi con il solo scopo di spiare lo stile di vita dell’altro per ottenere maggiori indennità.

Il documentario è, da un lato, un viaggio nel lusso tra le ville di Los Angeles o Boston che sono proprietà di giudici ed avvocati. È un ritratto della corruzione di queste persone che lavorano per un obiettivo comune: la dilatazione dei tempi dei processi. Per contrasto, il documentario mostra contemporaneamente un viaggio sulla disperazione di tante famiglie distrutte, di uomini e donne sofferenti per una situazione che li rende vittime e che li costringe a buttare via il loro denaro in questi tremendi processi. La forza di Divorce Corp è quella di voler offrire soluzioni. La sua intenzione è di denunciare il sistema per migliorarlo. In definitiva, basterebbe cercare il bene comune ed il buonsenso evitando che la custodia dei bambini fosse decisa da un giudice. La maggior parte dei casi potrebbero risolversi di comune accordo tra i coniugi, senza la necessità dell’intervento dei tribunali di famiglia. A tal fine, il documentario chiede di mettere in moto una giustizia collaborativa, basata nella mediazione ed il comune accordo. Divorce Corp va oltre il semplice documentario. Il suo regista, Stephen Sorge, promuove un movimento per riformare alcune istituzioni inefficaci ed inique, che somministrano alla società un rimedio spesso peggiore della stessa malattia. Sorge è un imprenditore nel settore della biotecnologia che è stato vittima di questo sistema legale statunitense. Con lui, smettiamo di essere meri spettatori per trasformarci in persone direttamente coinvolte per cambiare le cose.

Nella sua sostanza, Divorce Corp è un canto ai valori persi del matrimonio. Come spesso succede nell’attuale narrativa delle più acclamate serie televisive nordamericane, la sua bandiera è il desiderio sincero di ritornare alla famiglia persa. Una famiglia che è stata sottomessa dagli interessi di un’industria che distrugge non solo i suoi valori, ma anche quelli dei singoli individui. Divorce Corp può essere visto come uno strumento audiovisivo di “teologia” in negativo. Mostrando gli aspetti negativi – spesso tragici – dell’attuale stato in cui si trova la famiglia americana, esalta di riflesso gli aspetti mancanti – e positivi – del matrimonio. È una chiamata generale di attenzione rivolta a tutti coloro che stanno per iniziare un processo di divorzio ed un segno di allerta per gli altri paesi che stanno seguendo a ruota il modello americano. Ci segnala la perversione di un sistema buono ma disumano perché si fonda sull’ignoranza di quello che è la famiglia. Ma è anche una visione di come gli interessi, il denaro e l’avidità si affannano per distruggere la famiglia, ultimo rifugio di pace e di bene. Perché, come ha affermato il grande scrittore britannico G.K. Chesterton, “Chi disfa la famiglia, non sa quello che fa, perché non sa cosa disfa”.

Dati sul documentario

Divorce Corp

Anno: 2014

Genere: Documentario

Regista: Joseph Sorge

Produzione: Joseph Sorge/ Philip Sternberg

Candor Entertainment

www.divorcecorp.com

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