giovedì, Dicembre 12 2024

Eugene Gan.L’Infinito è in internet?Incontrare Cristo nei mass media . Emmaus Road, 2010

Che cosa offre la lettura di questo libro che non sia stato già proposto da altre pubblicazioni degli ultimi anni sul tema del rapporto tra il cristiano e i mass media?

Forse la ricchezza di proposte di enorme valore pratico ed educativo offerto in meno di 150 pagine. Sono stati già scritti un gran numero di volumi sul rapporto tra il modo di vivere la fede e i mezzi di comunicazione del XXI secolo, ma questo offre una prospettiva nuova perché sviluppa il tema dell’integrazione tra alcuni principi proposti dai testi riconosciuti dalla Chiesa Cattolica e le modalità individuali di applicare le virtù alla vita pratica all’interno di un contesto mediatico globale, fissando criteri ben determinati per l’educazione dei figli.

Eugene Gan, professore associato di Comunicazione Mediatica Interattiva presso la Franciscan University of Steubenville (USA) scrive queste pagine partendo da una prospettiva dichiaratamente cristiana. Sono pagine pensate per i suoi studenti, e supportate da testi di studiosi e docenti della materia, ma con una prospettiva etica valida per coloro che professano altre religioni, dal momento che, sostanzialmente, propone una serie di chiavi interpretative utili perché gli utenti dei media possano applicare le virtù al loro vivere quotidiano.

Gan individua sette nozioni chiave utili a rendere possibile una relazione con i mezzi di comunicazione che tenga in considerazione le diverse dimensioni della persona: l’equilibrio, l’attenzione al controllo di sé ovvero la consapevolezza, la dignità della persona umana, la pienezza della verità, l’ispirazione, lo sviluppo delle qualità personali, la motivazione scaturita dal valore dell’esperienza. Il libro sviluppa ciascuno di questi concetti perché li ritiene nozioni chiave idonee a consentire ad un cristiano di vivere in modo adeguato ed edificante il proprio rapporto con i media.

Tra il primo capitolo introduttivo e l’ultimo conclusivo, se ne succedono altri sette, uno per ognuno dei sette concetti menzionati, analizzati con un approccio metodologico comune: una descrizione del concetto chiave e la sua applicazione in 5 fasi: preghiera (pray), ricerca (research), porsi domande (ask questions), sintesi ( integration), divulgazione al prossimo (passing it on). Offrendo questi suggerimenti l’autore tenta di chiarire che per vivere in modo coerente non è sufficiente sapere dove risiede il bene o conoscerne i criteri generali di realizzazione, giacché esistono le passioni umane e le difficoltà di vivere la fede in un determinato contesto. Questo studio rileva come, per vivere le virtù è necessario confidare sull’assistenza di mezzi soprannaturali (grazia, ricevuta attraverso la preghiera) e di alcune risorse umane come la riflessione, in particolare l’esame personale  focalizzato sul modo in cui siamo soliti porci in relazione ai media inserendoli nella nostra vita (tempo, relazioni, finalità, contenuti) e, infine, contiene la proposta di un’attività divulgativa che si realizza nella condivisione con gli altri di questo personale modo di vivere.

Per questa ragione, ciascuna di queste tappe è contrassegnata da una serie di domande o consigli che potrebbero aiutare l’esperienza personale: quanto tempo dedico ai mezzi di comunicazione ogni giorno? Cosa vi trovo? Come arricchiscono o limitano le mie relazioni con il prossimo? Come mi influenzano? Possiedo un criterio per la selezione dei film? Come vi sono rappresentati il bene e il male? Quali contesti mediatici possono danneggiarmi spiritualmente o moralmente? Quali mi arricchiscono?

L’idea sottesa al fondo delle argomentazioni del libro nel suo complesso è che i mezzi di comunicazione sono straordinari ed edificanti nella misura in cui “sono vissuti”, sia da soggetti che siano semplici utenti sia da professionisti, ponendo l’accento sulla dimensione morale, vale a dire, sulle condizioni di sviluppo delle potenzialità della persona umana finalizzate al bene, alla verità. La qualità del messaggio mediatico, caratterizzato da contenuti ispiratori di verità, può migliorare la crescita delle persone, qualora, facendone un uso equilibrato e attento, riescano ad integrarli con altri aspetti del vivere quotidiano. Al momento di scegliere i mezzi di comunicazione cui prestare attenzione per il nostro intrattenimento o per realizzare una differente attività è opportuno valutare cosa offrono e il loro modo di migliorare o danneggiare le persone. In un certo senso l’autore fa emergere, partendo da un’altra prospettiva e in un contesto mediatico, le tre fonti della moralità degli atti umani: l’oggetto, l’intenzione e le circostanze. A sostegno delle proprie qualificazioni morali utilizza citazioni dal magistero della Chiesa, che ben si adattano al mondo della comunicazione, sebbene provengano da una grande varietà di documenti eterogenei tra loro.

Tra i possibili limiti di questo libro si potrebbe indicare il proposito di inquadrare tutto all’interno delle sette nozioni chiave, di modo che talvolta risultano un po’ forzati alcuni passaggi logici o alcune argomentazioni nella direzione di far corrispondere a ciascuno dei concetti richiamati una virtù, affinché si giunga ad elencare le tre virtù teologali e le quattro virtù cardinali. Indubbiamente, il libro fornisce alcune idee su come vivere queste virtù in un contesto mediatico, ma a volte è difficile cogliere il rapporto che si instaura con il concetto chiave corrispondente. Inoltre, alcuni degli esempi utilizzati a commento delle tesi sostenute si concentrano troppo su produzioni cinematografiche, compresi alcuni concetti sulla rappresentazione del bene e del male che richiederebbero maggiore approfondimento e rigore.

Il libro si rivolge a un vasto pubblico, ma è particolarmente utile per educatori e genitori, perché guarda i media con simpatia, pur senza ingenuità, e al contempo aiuta in un modo semplice a riflettere sul ruolo che hanno nella vita quotidiana, offrendo alcune idee pratiche per vivere e educare se stessi e gli altri.

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