giovedì, Novembre 7 2024

Nicholas Carr: The Shallows. What the Internet Is Doing to Our Brains, Norton, New York 2010.

In inglese il termine shallows si usa per denominare le acque poco profonde, zone di sabbia vicine alla costa. Applicato a determinate attività, come l’uso di Internet, oggetti o persone, implica un senso di “superficialità”, “carenza di profondità”, “inconsistenza”. Carr, l’autore del libro, intende affrontare un problema che si pone sempre con maggiore frequenza, in contemporanea con la diffusione di Internet, seguendo un’idea di McLuhan: “Gli effetti della tecnologia non si producono a livello di opinioni o concetti” ma alterano “stabilmente e senza nessuna resistenza i processi di percezione” (p.3).

Se la logica del web implica una multifunzionalità non lineare, più consona ad operazioni di magazzino e distribuzione di ingenti quantità di informazione che ad aspetti di valutazione ed analisi, se l’accessibilità e la connessione potenziale con un crescente numero di persone si converte in un valore assoluto, se il tempo che passiamo on-line incomincia ad occupare parti consistenti della nostra giornata, se la connessione permanente on-line porta ad una coltivazione unidirezionale della nostra intelligenza..Il risultato finale è forse un duro colpo alle nostre capacità intellettuali?

Carr non è un professore universitario, ma un esperto nelle implicazioni sociali ed economiche di Internet, in precedenza editore della Harvard Business Review e consulente della Mercer Management Consulting, oltre ad essere autore di altri due libri sull’influenza di Internet. In dieci capitoli analizza il problema da un’ampia prospettiva, tenendo conto di prospettive di ricerca molto vari, dalla neurologia fino all’ingegneria informatica o la psicologia.

Nei primi quattro capitoli ( Hal e Io, I percorsi vitali, Gli elementi delle mente, La pagina profonda), l’autore tenta di spiegare che, in accordo con importanti studi medici, la mente umana non è statica ma si evolve continuamente assorbendo nuove abitudini intellettuali, cambiando i modi di ragionare o impoverendosi. Allo stesso tempo, dal punto di vista biologico, la mente umana si trova nelle condizioni di creare nuove connessioni neuronali, arrivando ad usare, in funzione del lavoro o dell’attività vitali, determinate parti o potenzialità del cervello, e lasciando in disparte le altre.

Nel passato, la scoperta e la diffusione di nuovi mezzi di comunicazione non ha significato solo l’arrivo di un nuovo strumento di conoscenza, ma questo stesso strumento ha origina cambiamenti decisivi. L’invenzione della stampa e la conseguente diffusione del libro, sostiene l’autore, ha arricchito l’umanità, ha generato una maggiore capacità di concentrazione, di analisi logica, una maggiore diffusione della scienza, la cultura, il divertimento e, soprattutto, un nuovo modo di pensare, di affrontare il mondo, di fare avanzare la scienza, di utilizzare la memoria.

L’arrivo di nuovi mezzi di comunicazione, come il giornale, la radio o la televisione, non hanno sostituito il libro, ma hanno avuto un’influenza anche sul modo di analizzare il mondo, nell’organizzazione della vita e del divertimento delle persone, perfino nel lavoro. Ogni nuovo strumento di comunicazione ha generato delle aspettative e ha stabilito nuove relazioni con i mezzi esistenti, dando vita ad un tipo di sinergia creativa ed innovatrice. Una volta entrati a pieno titolo nella società, questi mezzi hanno generato abitudini intellettuali e stili di vita differenti.

Dopo una prima parte centrata sull’impatto sociale che storicamente hanno generato alcune rivoluzioni tecnologiche, Carr dedica i quattro capitoli successivi all’esplorazione di un nuovo mezzo, Internet, che non è solo un mezzo, bensì un motore di cambiamento sociale e culturale. L’autore constata che lo sviluppo tecnologico e la diffusione dell’uso di Internet, per la sua estrema convenienza pratica, ha creato cambiamenti decisivi nelle vite delle persone, nel modo di realizzare il lavoro, di relazionarsi e di condividere conoscenza.

L’eccessivo entusiasmo esistente intorno alle nuove scoperte tecnologiche, tuttavia, può impedire una lettura oggettiva sulla sua reale utilità. Accanto a incredibili nuove potenzialità che estendono le capacità di azione delle persone, si sta incominciando a osservare che le nuove generazioni educate alla rete hanno una minore capacità di concentrazione, si sentono meglio preparate per attività multi-funzionali che esigono azioni puntuali rapide ed analisi superficiali, sviluppano una logica molto simile a quella degli schemi digitali ed alla capacità permanente di fare un continuo rimando ad altri riferimenti o fonti di informazione.

Questo modo di ragionare on-line, è differente dal modo tradizionale di pensare, dove il peso dell’argomentazione e gli sviluppi logici lineari favorivano la creazione di schemi mentali. Il ragionamento on-line sembra che eserciti la memoria a breve termine e sviluppi un tipo di pensiero non lineare, perché si basa su un sistema di input/output  finalizzato a completare e contrastare quello che si legge, si vede o si ascolta.

Tutto ciò provoca una distrazione frequente e interruzioni nella logica di un pensiero che però è visto di buon occhio da alcune imprese che ottengono i loro benefici in funzione di queste “digressioni”. Inoltre è preoccupante il fatto che alcune imprese informatiche pensino che le   macchine in un prossimo futuro renderanno inservibili i libri ed arriveranno ad essere un complemento irrinunciabile della mente umana.

La logica dei motori di ricerca su Internet ed alcuni aspetti della relazione uomo-macchina, sono i temi analizzati nei tre ultimi capitoli. Carr sostiene che il sistema creato da Google lascia da parte aspetti umani che sono molto importanti per il lavoro intellettuale. La qualità di un determinato link del web, difende Carr, non può essere stimato per algoritmi matematici. Per questo motivo, non condivide la tendenza assolutista di alcuni autori che pensano che lo sviluppo dei sistemi di software provocherà la sostituzione delle persone da parte delle macchine in una gran parte dei compiti umani e che la logica dei motori di ricerca come Google arriverà ad essere il sistema dominante in quasi tutte le aree della vita sociale.

In fondo, pensa Carr, un sistema tanto aggressivo finirebbe per automatizzare le attività intellettuali ed impoverirebbe la riflessione e la creatività perché il mezzo influisce decisivamente sul messaggio, non solo nella sua forma, bensì nel suo contenuto, come mostra il successo ottenuto da alcuni romanzi in Giappone che sono stati scritti col linguaggio degli sms. Il mezzo non è solo uno strumento, ma determina la forma e il contenuto del messaggio e contemporaneamente sviluppa determinate capacità intellettuali. Così si esprimeva Walter J. Ong: “Le tecnologie non sono meri aiuti esterni ma anche trasformazioni della coscienza interna, specialmente quando hanno a che vedere con la parola” (p. 51).

L’autore difende la particolarità della memoria umana che non può essere ridotta a categorie quantitative o di spazio fisico per trattenere una determinata  quantità di informazione. La memoria umana è molto più complessa di quella dei computer non solo per il suo funzionamento dal punto di vista biologico, per il tipo di informazione o per la quantità, bensì perché è legata all’esistenza di persone e alle esperienze di vita. L’accesso alla rete risparmierebbe alla memoria un esercizio di tipo meccanico, molto utile per determinati compiti, ma risulta incapace di sostituire esperienze personali passate che aiutano ad elaborare giudizi di valore e punti di vista sulla propria esistenza e sulle decisioni vitali.

Nel suo ultimo capitolo l’autore spiega che parte dell’attrattiva dei computer è data dal fatto che riflettono una certa dimensione umana, quella delle persone che li hanno progettati, con tutte le loro emozioni ed intendimenti. Carr non è certo contrario ad Internet o alle  rivoluzioni tecnologiche che hanno facilitato la comunicazione, creando occasioni per incrementare e condividere la conoscenza, semplificare attività o contattare persone. Egli stesso si dichiara dipendente da tutto ciò ed afferma che non è possibile ritornare dietro, ma contemporaneamente mette in guardia sugli effetti che generano a lungo termine l’eccesso di tale attività e la mancanza di riflessione o il poco uso di alcune capacità mentali. Condivide il giudizio di Weizenbaum, che sostiene che la chiave per incorporare i nuovi mezzi senza perdere capacità è non confidare alle macchine “compiti che richiedono saggezza” (p.224), malgrado apparentemente questo possa risparmiare degli sforzi. Una volta delegate alle macchine questi compiti, è molto difficile ritornare indietro.

Tra i limiti del libro segnaliamo che, per difendere la propria posizione, vengono citati molti autori, professori universitari o direttori di progetti di ricerca, blogs, studi, dirigenti di impresa, riviste di informazione generale o specializzate generandosi a volte una certa confusione nel ragionamento, specialmente perché si tiene l’impressione che tutte quelle fonti, essendo molto eterogenee, vengono trattate dallo stesso modo. D’altra parte, ci sono tanti riferimenti particolari ad episodi storici e letterari concreti o studi scientifici che alcune importanti idee di fondo rimangono come relegate ad un secondo posto, benché l’autore li ripeta durante il libro da distinte prospettive. In questo senso, la prima parte, più storica, proporzionalmente è eccessivamente lunga per l’apporto che realizza.

A dire il vero, Carr non realizza nessuna scoperta innovativa. Il valore del suo saggio risiede nella profusione e forza di argomenti che provano come gli effetti di Internet sono molto più profondi di quello che apparentemente si pensa. È un autore che ha la prodezza di andare controcorrente e, a partire dagli effetti che incominciano a constatarsi a livello educativo, affermare che una certa concezione della tecnologia attuale, assolutista ed aggressiva, può impoverire il genere umano.

Il libro è molto interessante per tutti quelli che studiano temi relativi alla famiglia ed all’educazione in riferimento ad Internet perché i concetti trovano argomentazione nelle dimensioni biologiche e neuronali del cervello umano. Carr raccoglie alcuni idee molto interessanti di autori letterari e professori di comunicazione, come studi importanti di centri di ricerca universitari che descrivono quella dualità materiale-spirituale della persona benché non la nomini esplicitamente. In fondo l’autore è cosciente che le rivoluzioni tecnologiche comportano un prezzo e si domanda quale si quello che stiamo pagando per Internet. Se deleghiamo alla tecnologia le attività proprie dell’uomo, il prezzo prima o poi sarà troppo alto e la conseguenza finale sarà un forte impoverimento intellettuale e sociale.

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