mercoledì, Dicembre 25 2024

“Tutti nasciamo originali, ma molti muoiono da fotocopie”: così il giovane Carlo Acutis, morto di leucemia nel 2006 e proclamato servo di Dio nel 2016, spiega come molti giovani, invece di far fruttare i propri doni unici, mettendoli al servizio degli altri, si abbandonano ad una mentalità consumistica che finisce per consumare loro ed anestetizzarli.

“Ognuno di noi ha ricevuto dei talenti, – insiste Carlo – ma non tutti ne sono consapevoli”.

La bellezza di scoprire i propri doni e di farli fruttare

Francesco ha 20 anni, studia ingegneria, è molto sveglio e intelligente, ma superficiale e poco interessato a coltivare relazioni autentiche: non si cura dei suoi famigliari o degli amici e frequenta le ragazze senza impegnarsi.

Non sente la necessità di dare una direzione alla sua esistenza (anche perché crede che una direzione non esista) e trascorre le giornate preoccupandosi solo di ciò che lo gratifica nell’immediato.Nello sballo, nel fumo e nell’alcol vede tutto ciò che un giovane della sua età possa desiderare per stare bene. L’unica vera passione di Francesco è il calcio e sarà proprio l’amore per questo sport a condurlo, per vie traverse, a mettere in discussione il suo modo di vivere.

In maniera apparentemente casuale, infatti, proprio a seguito di una “singolare” partita, arriva a conoscere la storia di Carlo Acutis. Grazie a lui, il protagonista inizierà a porsi delle domande di senso che fino a quel momento aveva evitato con cura, domande che lo porteranno ad affrontare un complesso, avventuroso e doloroso viaggio interiore…

È questa la trama del romanzoSei nato originale, non vivere da fotocopia (Casa Editrice Mimep Docete, prezzo 10€, già acquistabile online e presto nelle librerie) Il libro, scritto da Cecilia Galatolo, autrice anche di Non lo sapevo, ma ti stavo aspettando, propone un viaggio alla scoperta di un’anima assopita, ma che, come tante, è ancora sensibile al desiderio di una felicità autentica.

Essere felici? Un’impresa possibile

“E io, sono felice?”, si chiede, infatti, Francesco, scosso dall’esempio di Carlo.

La risposta negativa a questa domanda sarà la premessa della trasformazione del giovanissimo protagonista.

La luminosa vita di Carlo, porterà infatti in un primo momento Francesco ad arrabbiarsi con lui, perché lo vede come una sorta di specchio, nel quale si riflette tutta la sua infelicità; successivamente, però, deciderà di seguirne le orme.

Il racconto, scritto con l’intento di far conoscere ai ragazzi la profonda vita di fede del giovane Servo di Dio, per il quale è in atto il processo di beatificazione, mostra come la santità non è solo desiderabile, ma anche possibile, nella vita quotidiana e soprattutto che è la strada per trovare una gioia vera.

Come insegna Carlo, per essere felici basta spostare lo sguardo da se stessi a Dio, dal basso verso l’alto. Può sembrare complicato, dice, invece “basta un semplice movimento degli occhi”.

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