giovedì, Dicembre 12 2024

Vi è mai capitato di postare una foto, una poesia, un semplice pensiero su un social network e poi trovarvi a controllare – magari anche compulsivamente – se arrivavano notifiche, che vi segnalassero commenti e likes?

A chi non succede di “sentirsi meglio” quando una sua foto riceve 70, 80, 100 likes o al contrario, di dispiacersi un po’ se non ha molto successo?

Provare piacere per l’approvazione degli altri è un fenomeno normale (quando non si arriva a idolatrare la stima dell’altro fino a perdere la
propria identità): sentirsi appoggiati e stimati è un bisogno insito nella nostra natura.

 

Ma come mai siamo tanto sensibili ai like sui nostri post?

La risposta è nella chimica: il cervello, infatti, rilascia dopamina, ovvero il cosiddetto “ormone del piacere e della ricompensa”, ogni qualvolta riceviamo una gratificazione.

Con “dopamina” intendiamo il neurotrasmettitore interessato nei meccanismi di ricompensa del nostro corpo.

Quando riceviamo degli stimoli positivi (ad esempio mangiare il nostro cibo preferito, ascoltare della buona musica, rinfrescarci in piscina etc.), il corpo rilascia questo ormone, trasmettendo una sensazione di benessere.

La dopamina influisce anche sul nostro rapporto con i Social Network: quando qualcuno mostra interesse per qualcosa che abbiamo pubblicato, ciò che ne traiamo, infatti, è una sensazione di piacere.

Tale processo, di per sé del tutto naturale, può tuttavia essere innescato in modo artificiale (ad esempio assumendo droghe) o uscire fuori dal controllo della ragione (quando, ad esempio, si gioca compulsivamente d’azzardo): in questi casi, si va incontro a delle dipendenze.

 

La dipendenza da Social

La dipendenza, come già spiegato nel nostro portale grazie all’aiuto di due terapeute, è sempre un “meccanismo di compensazione”, che nasce da un bisogno naturale di gratificazione, che non è stato soddisfatto al momento opportuno e nel modo giusto.

La dopamina gioca un ruolo fondamentale nello sviluppo delle dipendenze da droga, alcool, gioco d’azzardo, pornografia… e anche da social.

È scientificamente dimostrato, infatti, che anche queste piattaforme virtuali possono dare dipendenza e assuefazione.

Uno studio del 2014 mostra, ad esempio, che ben il 4,4% degli adolescenti europei è affetto da una forma di dipendenza rispetto a una rete sociale o al web in generale.

I meccanismi stessi dei social (basati su like, condivisioni, commenti, followers) favoriscono il nostro “restare incollati allo schermo” e ci portano a essere presenti nella piazza virtuale sempre più spesso.

Venire risucchiati (a volte un po’ più del dovuto) da un social network capita abbastanza comunemente (devo alzare la mano anche io, purtroppo).

Da oggi, sappiamo che dobbiamo dare la “colpa” alla dopamina. Poi, alla dopamina bisogna anche aggiungere le tendenze umane sviate, come riconosce il fondatore di Linkedin, Reid Hoffman: “I social network funzionano quando rappresentano uno dei sette vizi capitali”, affermava. E, senza mezzi termini, aggiungeva: “Linkedin risponde all’avidità. Facebook, alla vanità”. Già, i vecchi vizi capitali. Del suo rapporto con le reti sociali ne abbiamo parlato.

 

Come si innesca?

Viene spiegato bene in un articolo che il meccanismo è piuttosto semplice: comincia nel momento stesso in cui si condivide qualcosa (foto, video, immagine, pensiero).

Se si ricevono like, il cervello interpreta quell’informazione come “ricompensa” e rilascia una scarica di dopamina. Questo “evento piacevole” porta a farlo di nuovo: si condividono altri contenuti e si aspetta, incollati allo schermo, nuove reazioni.

In una dipendenza da social conclamata, il loop prosegue potenzialmente all’infinito, risucchiando energie che dovrebbero essere spese nella “vita reale”.

Quando ci si accorge di essere schiavi di una dipendenza da social, non c’è da vergognarsi a chiedere aiuto – anzi, farlo è segno di coraggio, forza, maturità -, come si farebbe per qualunque altra dipendenza.

Se abbiamo un atteggiamento compulsivo, se non riusciamo ad avere una vita normale, se togliamo troppo tempo al lavoro, alle amicizie, alla famiglia, alla gestione della casa o ad altre attività “non virtuali” solo per aspettare nuovi like e nuovi commenti, è arrivato il momento di affrontare questo problema, non solo per smettere con la dipendenza, ma per capire cosa ce l’ha generata.

Infatti, come hanno ben spiegato le terapeute dell’articolo pubblicato sul nostro portale linkato qui sopra, “la dipendenza è sempre il sintomo di una ferita più profonda che ha bisogno di essere curata”.

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