giovedì, Dicembre 12 2024

Che cosa ha a che vedere il celibato con i temi usuali del nostro portale, che si occupa della famiglia e dei media? Mi chiedevo questo, appena finito di leggere il libro di Benedetto XVI e del Cardinale Sarah Dal profondo del nostro cuore, già pubblicato in Francia, dove è un bestseller, negli Stati Uniti, e presto sarà in italiano. Vorrei che fosse stampato in tutte le lingue! Col tempo.

Lascio la questione della paternità editoriale del libro agli oratori di breve durata. Meriterebbe una nota a piè di pagina negli studi accademici… della storia dell’industria editoriale, ma che invece ha occupato le prime pagine dei presunti giornali più importanti del mondo. La semplice lettura del libro dà una risposta più che sufficiente allo pseudo-problema. Basta leggere l’introduzione e le conclusioni… è stato evidentemente scritto a quattro mani. Anche i capitoli realizzati da ognuno dei “co-autori” sono approvati da entrambi. Due “scrittori” non intraprendono a vanvera una avventura “editoriale” su temi così delicati, che coinvolgono profondamente le loro vite, la loro coscienza, dimostratasi retta e credibile durante tutto il loro cammino personale. Perché dubitare… adesso?

I suoi autori dicono nell’introduzione di aver scritto il libro “con uno spirito di amore per l’unità della Chiesa. Se l’ideologia divide, la verità lega i cuori (…) in uno spirito di carità (…). Chiunque può completarlo o criticarlo. La ricerca della verità non può avvenire, se non con un cuore aperto”. Come mai potrei io dubitare di questa palese affermazione? A meno che io faccesse un illecito processo alle intenzioni. No, neppure io voglio contribuire a seminare la divisione fra i due Papi e, di conseguenza, fra i cattolici.

Tornando all’essenziale, il libro è di interesse per questo portale perché la difesa serena, ricca e ben argomentata del celibato sacerdotale del clero cattolico fa risplendere la bellezza dell’amore umano “di uno con una e per sempre”, la bellezza dell’insegnamento multisecolare della Chiesa cattolica sulla sessualità. Una giovane madre di famiglia, scrittrice e amica, alla quale ho presentato questo articolo per una “critica spietata” prima di pubblicarlo, mi dice: “Mi ha ricordato la testimonianza sulla castità prematrimoniale che offro quando parlo alle giovani coppie. Spesso pensano che sia ingiustificata tale rinuncia (ai rapporti sessuali prima del matrimonio: NdT) magari per degli anni: ‘se siamo innamorati, perché privarci di una cosa tanto bella?’ –dicono-. Pochi sanno che la castità nel fidanzamento fa mettere radici più profonde al rapporto, che si rinuncia a qualcosa, per avere di più nel matrimonio”.

Se il celibato non fosse la rinuncia a qualcosa di molto buono per qualcosa di meglio per coloro che ricevono quella chiamata, quale sarebbe lo scopo di legare ad una disciplina funzionale? Funzionale per cosa o per chi? Coloro che rinunciano alla bellezza dell’amore coniugale e alla possibilità di avere figli, lo fanno per generare figli dello spirito, che sono o almeno possono essere anche molti di più di quelli che la biologia permette. Un insegnante genera la vita dello spirito nella mente dei suoi studenti quando lui stesso abita in quella vita, non quando svolge una funzione di insegnamento dal punto di vista amministrativo, convalidato da moduli pedagogici, crediti e meriti riconosciuti dalle amministrazioni dell’insegnamento, qualunque sia il livello. È vero, deve sicuramente rinunciare a dei gradini di “arrampicata” sulla scala dei riconoscimenti ufficiali e forse rinuncia a guadagnare denaro su attività complementari all’insegnamento, più proficue di quella, supponendo chiaramente che la flessibilità dei suoi capi o del sistema lo consenta.

Ciò che è in gioco nella difesa del celibato sacerdotale è tutta l’architettura dell’amore umano, che si rivela nella sua pienezza con l’Incarnazione. Prima di allora non era possibile vederla in questo modo. Si legga il commento di Ratzinger al sacerdozio nell’Antico Testamento in quel “libro a quattro mani”. Dopo l’Incarnazione, è diventato possibile vedere l’amore umano nella sua pienezza, nelle sue molteplici manifestazioni, così com’è: una donazione personale e non un’affermazione di sé. E soprattutto, è possibile viverla con l’aiuto dei beni che l’Incarnazione ha portato – una cosa che i cattolici chiamiamo grazia – sia nel matrimonio che nel celibato.

Non era possibile prima vedere la superiorità del matrimonio monogamo, cioè “uno con una e per sempre”, rispetto alla poligamia vissuta con semplicità, e ciò è visibile nei Patriarchi dell’Antico Testamento, per esempio. Su questo è d’accordo il Rabbino Capo di Londra, molto popolare nei media. Abbiamo pubblicato sul nostro portale la sua brillante conferenza dove spiega la meravigliosa evoluzione biologica, prima, e culturale più tardi, nel passaggio dalla riproduzione asessuata a quella sessuata, 385 milioni di anni fa – all’incirca, ovviamente – e dalla poligamia alla monogamia: la musica dell’uomo e della donna.

Da leggere, davvero. Abbiamo anche scritto sul nostro portale di altre battaglie ecclesiali – che sembrano essere molto interessanti per i media apparentemente mainstream– intorno alla famiglia. Tra gli altri faccio notare questo articolo, di un coraggioso vescovo africano. Tra parentesi, perché i più coraggiosi ultimamente sono africani? Come sant’Agostino, abbondantemente citato nel libro di Ratzinger-Sarah, o Sarah-Ratzinger se i miei lettori preferiscono. Perché non dovremmo parlare anche in questa occasione?

Non ho modo migliore per commentare il libro che far eco ai suoi autori, invitandovi ad entrare in un vero dialogo – evitando le simulazioni virtuali – con il testo: Leggetelo, per favore. Non vi lascerà indifferente.

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