giovedì, Novembre 21 2024

Il 4 ottobre dello scorso anno, i social network Facebook, Instagram e Whatsapp hanno smesso di funzionare per più di 6 ore. Il down ha interessato miliardi di utenti di tutto il mondo, che sono stati offline per gran parte della giornata. E’ stato il blackout più lungo nella storia della comunicazione.

Va notato che Whatsapp ha attualmente 2 miliardi di utenti attivi, Facebook 2700 milioni e Instagram 1220 milioni. Questi dati sono essenziali per comprendere la portata dell’evento.

Lo scenario è stato vissuto come l’apocalisse cibernetica: mentre alcuni, in stato di iperventilazione, cercavano di aggiornare il proprio telefono senza successo, pensando che fosse un problema personale, altri cercavano su Google informazioni per sapere cosa stesse succedendo.

La nostra dipendenza dalla tecnologia è venuta alla luce

La presa della tecnologia su di noi è diventata evidente – quella dipendenza di cui psicologi esperti parlano da tempo – perché con il passare dei minuti l’ansia e il nervosismo aumentavano, chiari sintomi di dipendenza digitale.

Forse vale la pena ricordare, per chi se lo fosse perso o dimenticato, che l’evento più comico della giornata è stato quando sia Whatsapp che Facebook, entrambi di proprietà di Mark Zuckerberg, hanno annunciato via Twitter – la concorrenza– il problema che stava interessando tutto il pianeta.

Documentandomi per elaborare questo articolo, sono rimasta sorpresa dal fatto che la soluzione proposta su internet durante la caduta delle aziende di Zuckerberg fosse quella di continuare nel mondo online, facendo uso di altre piattaforme come Twitter, Telegram o Gmail.

La questione era riempire sì o sì quel “tempo morto” che si andava generando con il passare dei minuti.

Avevamo due opzioni: aspettare con ansia che tutto tornasse alla normalità o aprire la vasta gamma di possibilità analogiche e che molte volte, a causa della tecnologia, non realizziamo.

Le reti caddero, ma non era la fine del mondo

Quel giorno di ottobre c’è stato molto fermento tra gli influencer, ed è ovvio: il loro lavoro si svolge grazie ad Instagram. Tuttavia, voglio immaginare che ci siano stati alcuni di loro che hanno scelto di rimanere calmi e rendersi conto che, a parte la necessità di caricare contenuti di qualità, è più importante connettersi con le persone che li circondano “faccia a faccia”, lontani, per un po’, dalla possibile vanità che può generare tanta auto-contemplazione.

Voglio pensare che molti adolescenti che si trovavano isolati nella loro stanza navigando in rete, quel giorno hanno deciso di uscire e confrontarsi faccia a faccia con la loro realtà, che può essere interessante come la vita online, facendo una chiacchierata edificante con i loro genitori, studiando o praticando un po’ di sport.

Anche quella mamma di famiglia che, quando arriva il pomeriggio, è consumata dalle centinaia di messaggi che riceve tramite Whatsapp, quel giorno magari ha deciso di giocare tranquillamente con i suoi figli sdraiati sul pavimento.

O quell’amico che comunica solo tramite audio, a cui i suoi colleghi si sono abituati a premere il pulsante x2 perché non hanno nemmeno il tempo di ascoltarlo, ma nel giorno del crollo ha deciso di armarsi di coraggio e affrontare una chiamata vera.

O forse è successo a te come a me, che di solito nella mia routine notturna sono abituata a recuperare messaggi, stories e aggiornamenti accumulati in tutto il giorno, di riuscire ad andare a letto presto… Ho anche letto un libro che avevo abbandonato da un po’, e di conseguenza ho dormito di più e mi sono svegliata fresca come una rosa il giorno dopo.

Penso che sia stata una grande lezione per tutti.

Ci siamo trovati davanti ad un termometro che ci ha permesso di valutare il nostro grado di dipendenza
con la tecnologia: forse vale la pena che ognuno di noi faccia un esercizio di introspezione e agisca di conseguenza.

Quando siamo immersi nella tecnologia subiamo una vera e propria disconnessione con la realtà e continuiamo a vivere una vita parallela che ci assorbe completamente. D’altra parte, quando ci riconnettiamo con la realtà, la nostra vita si calma e si placa.

E allora vi lascio con questo quesito: se si dovesse ripetere questo blackout totale, come investireste il vostro tempo? Mi aspetto risposte coraggiose!

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