giovedì, Novembre 21 2024


Il suono del telefono interrompe improvviso il silenzio sordo della mia stanza. Lascio pigramente che squilli per un pò, solo pochi attimi, giusto il tempo di vedere le prime gocce di pioggia autunnale infrangersi rumorosamente sul vetro della mia finestra, come moscerini in cerca della luce sui lampioni d’estate. Dall’altra parte della cornetta due voci cordiali mi salutano e mi danno il buongiorno.

Ed è sicuramente un buongiorno quando si ha a che fare con delle persone che dedicano la loro vita agli altri, senza chiedere nulla in cambio. Sto parlando della signora Rosanna De Lucia e di sua figlia Mariangela Affinita, della Fondazione Angelo Affinita Onlus.

Ho davanti a me il foglio delle domande che mi ero stampato la sera prima. Ma decido per una volta di andare a braccio. Non voglio una intervista, come tante ne ho fatte, ma un dialogo vero, per capire cosa spinge delle persone a donare se stesse, facendo quotidianamente del bene ad un prossimo che nemmeno si conosce, lontano magari migliaia di chilomentri dalla propria casa e che spesso neanche si incontrerà mai. E allora inizio, con una voce inizialmente un pò stentata e timorosa, prendendo spunto da due frasi di Angelo Affinita che avevo letto la sera prima. Buona lettura.


“L’azienda è un bene sociale” e “E’ l’uomo che fa la differenza”. Sono parole di Angelo Affinità. Sono frasi che esprimono la sua umanità e visione. Chi era Angelo Affinita e come nasce l’idea della sua Fondazione.
Angelo Affinita era un uomo prima che un imprenditore, che amava mettere le persone al centro del suo progetto di vita. Questa sua visione sociale era sempre presente nella sua mente: sia a casa con la sua famiglia e gli amici, sia in azienda con i suoi dipendenti. Proprio per non dimenticare il suo messaggio, abbiamo voluto creare in sua memoria una Fondazione. In questo modo continuiamo la sua opera di solidarietà e assistenza sociale, tenendo sempre a mente la sua grande esperienza umana.

E’ in cantiere un progetto di media education, per aiutare gli adolescenti a conoscere e a sapersi difendere da alcune nuove e nascenti problematiche – che non vanno sottovalutate – come il cyberbullismo, la ludopatia e la dipendenza da videogiochi?
Conosciamo molto bene tutte queste problematiche che, avete ragione, non vanno assolutamente sottovalutate. Se ne parla ancora troppo poco, ma certamente il cyberbullismo, la ludopatia e la dipendenza dai videogiochi sono le malattie del nuovo Millennio. Va creata una cultura per sapersi difendere dalle insidie, dai pericoli e dai disturbi che una dipendenza causa, senza per questo voler demonizzare le nuove tecnologie, che ci sono di grande aiuto nella vita quotidiana. Come Fondazione ancora non abbiamo un progetto simile in cantiere, ma non escludiamo di farlo in un prossimo futuro. Ma pensiamo che oltre all’aiuto di corsi specifici e alla consulenza di esperti e psicologici, in questo campo sia molto importante la presenza e l’educazione della famiglia. Una mamma che segue i propri figli, insegnando loro ad avere un giusto e sereno rapporto con le cose, anche con la tecnologia, sarà mille volte più efficace di tanti corsi.

Quello che ci piacerebbe fare concretamente, è produrre e diffondere tramite tutte le piattaforme a disposizione, dei video con dei messaggi positivi sulla famiglia, per promuovere dei comportamenti giusti, come ad esempio stare tutti insieme a tavola in famiglia all’ora dei pasti.

Quanto la famiglia è al centro delle vostre iniziative di solidarietà. Quali sono i vostri progetti in corso e le iniziative future?
La famiglia, ma in particolar modo i ragazzi, sono da sempre al centro delle nostre iniziative di solidarietà. In particolar modo i ragazzi più disagiati e svantaggiati. Tra tutte le nostre iniziative, una in particolare ci sta a cuore e ci preme sempre ricordare: il sostegno dato ai bambini brasiliani delle favelas, salvati dalla strada dagli squadroni della morte e assistiti e cresciuti da Padre Renato Chiera, fondatore della “Casa do Menor” di Rio de Janeiro. Una realtà davvero drammatica che noi da qui in Italia non possiamo nemmeno lontanamente immaginare. Abbiamo costruito delle case famiglia per accogliere imeninos de rua di Padre Renato Chiera direttamente in Brasile, contribuendo al loro mantenimento e sviluppo attraverso l’adozione a distanza dei bambini accolti. E’ stata la nostra prima iniziativa, a cui abbiamo deciso di dare continuità e seguito nel tempo. Tra gli altri progetti portati avanti ci piace ricordare Casa di Rut, una casa per accogliere tutte quelle giovani donne migranti, sole o con bambini, che fuggono da situazioni di grande difficoltà e sfruttamento.

Una nuova iniziativa è Io da grande sarò. Un progetto dove vogliamo promuovere le capacità umane e didattiche di giovani e minori che si sono dimostrati studenti particolarmente meritevoli, ma in condizioni economiche svantaggiate. Un’altra iniziativa che ci piace ricordare è Creattiva. Con Creattiva vogliamo sostenere la riabilitazione dei minori soggetti a misure detentive, così da offrire loro una prospettiva concreta di reinserimento in società, grazie all’acquisizione di competenze professionali, oltre che personali e sociali. Infine, il progetto MammutBus, dedicato ai bambini e ai ragazzi di Napoli, per favorire l’integrazione fra i diversi quartieri
della città, attraverso il gioco. Un modo unico e giocoso per sviluppare anche opportunità di formazione e di lavoro. C’è dietro a questo progetto una forte attenzione al territorio e ai bambini svantaggiati, per cambiare il mondo. Giocando.

Come si fa a sostenere la vostra Fondazione?
Sul nostro sito http://fondazioneangeloaffinita.org/sostenitori/ ci sono tutte le informazioni necessarie. Grazie al contributo di tutti coloro che vorrano, finanzieremo progetti concreti per favorire l’istruzione e l’impiego di tanti ragazzi e bambini in condizioni di svantaggio.


Per concludere. Tra valanghe di email quotidiane, messaggi su WhatsApp, notifiche su Facebook, forse vale la pena ogni tanto fermarci un attimo, spegnere il telefono e pensare a cosa è veramente necessario e cosa invece lo è di meno. Quali sono i vostri buoni “propositi digitali”?
Bella domanda. Personalmente non ne abusiamo. Cerchiamo di essere sempre attenti e sereni nell’utilizzo del cellulare e di internet. Come in ogni cosa, pensiamo però che serva sempre il buon senso e l’equilibrio per mettere gli strumenti al nostro servizio e non viceversa. Se possiamo dare un consiglio pratico a chi ci legge – ecco questo è stato un nostro buon proposito digitale – è di non farsi prendere troppo la mano dai messaggi che arrivano dai gruppi su WhatsApp. Soprattutto se il gruppo è numeroso, a volte possono arrivare nel corso della giornata anche un centinaio tra messaggi e notifiche.
Ecco, forse in questi casi, vale proprio la pena di dirlo e di sottolinearlo, bisogna fermarci un attimo, bloccare questa valanga di messaggi o spegnere direttamente il telefonino e pensare ad altro.

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