martedì, Dicembre 3 2024

Il “turismo macabro” è quel fenomeno che spinge le persone a recarsi in luoghi dove sono avvenute delle tragedie, per poi fotografarsi e postare in rete immagini che le riprende proprio là.

Per fare degli esempi, pensiamo a chi si è fotografato con la nave Concordia alle spalle – la nave crociera turistica che affondò per imprudenza del capitano sull’isola italiana del Giglio- o a quei ragazzi intrufolatisi di nascosto nel luogo posto sotto sequestro dove giaceva la funivia caduta sul Mottarone.

C’è poi chi fa ore di viaggio per immortale sé stesso davanti a una casa in cui è avvenuto un omicidio o in una strada che sa essere stata teatro di un delitto. Le bacheche social sono piene di simili “reportage”.


Cosa si nasconde dietro a questo comportamento? Si possono fare delle distinzioni tra le diverse mete che rievocano la morte?

Secondo un autore, Rojek, luoghi come campi di concentramento o simili sono da distinguere rispetto quei luoghi legati a fatti di cronaca nera che attraggono turisti.

Ci sono infatti dei posti che richiamano il passato e la storia, altri che invece sono visitati per pura e semplice curiosità.

Nel primo caso, spesso, vi è interesse a conoscere dei fatti storici, a capire cosa li hanno generati e – nella migliore delle ipotesi – a interrogarsi su come fare la propria parte perché non si verifichino più.

Recarsi nel luogo dove è da poco caduto un aereo o dove è stato ucciso qualcuno significa invece dar spazio a una semplice e superficiale curiosità. Si tratta di una forma di turismo che potremmo definire “morbosa”.

Questo secondo caso rientra propriamente nel Turismo Nero: vi è un vero “consumo” da parte dei visitatori di “morte reale”, mercificata nei luoghi del disastro. Il fenomeno è accentuato dal grande risalto che i media danno a certi fatti.


Perché i luoghi di morte ci attraggono? Perché mostrare foto agli altri?

Probabilmente ci si reca in dei luoghi di “morte reale” (ovvero in quei luoghi dove sono avvenuti recenti disastri o incidenti) per provare emozioni forti.

I sentimenti che nascono in quella circostanza probabilmente ci tormenteranno per tutto il resto della giornata.

Il turismo dark è come una sorta di film horror, però che ci scuote più di un film, perché non si tratta di finzione.

Per questo ci impressiona, ci turba eppure attrae per il brivido che suscita dentro.

La curiosità di provare emozioni forti (e la morte, questa grande sconosciuta, le suscita facilmente) supera anche i dettami della ragione, che vorrebbe proteggerci dallo stato di angoscia che certi luoghi inevitabilmente destano.

Non dovrebbe sembrare forse da sciocchi visitare un posto che ci fa diventare inquieti? Eppure, la domanda per il turismo nero aumenta… così come sono sempre di più i ragazzi – ma non solo – che vogliono sentirsi speciali, importanti, e per questo condividono foto scattate nei luoghi scabrosi.

Il macabro attrae l’uomo forse perché lo avvicina, in qualche modo, ad una realtà che non conosce (la morte), ma che tuttavia lo riguarda e lo interpella. Potremmo allora dire che, oltre a un’occasione per provare emozioni forti ed evadere dalla “noia” del quotidiano, recarsi in certi luoghi sia anche un modo per esorcizzare la paura di morire.

Tenere a bada la curiosità… per rispetto!

I parenti o gli amici di persone che sono state vittime di crimini o di disastri soffrono alla sola vista del luogo dove il proprio caro ha perso la vita.

Prima di banalizzare l’immagine di quel posto con una foto in cui noi magari sorridiamo, non sarebbe il caso di domandarci cosa ne penserebbero, se ci vedessero, i parenti delle vittime?


Se vogliamo provare emozioni forti possiamo, perché non andare ad un concerto, al cinema, a teatro, o in un parco divertimenti?


Ma soprattutto… perché non provare a renderci utili, magari
facendo volontariato nelle case famiglia, in carcere o dove l’essere umano è più fragile e più bisognoso di cure?

C’è forse emozione più grande di vedere che possiamo aiutare qualcuno a stare meglio?

Così come per esorcizzare la paura della morte: siamo proprio sicuri che abbiamo bisogno di recarci nel luogo dove è avvenuto un delitto?
Non è forse più pacificante guardare il Crocifisso
, dove vi è Qualcuno che ha vinto la morte proprio per noi?

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