giovedì, Novembre 21 2024

È diventata consuetudine, ormai, negare qualsiasi differenza – biologica o antropologica – tra l’uomo e la donna. E questo si verifica paradossalmente proprio in una cultura dove le persone dalla “mentalità aperta” affermano che essere diversi implica “ricchezza”, “occasione di incontro e confronto”, “opportunità di scambio e di crescita”.

E allora perchè negare le differenze tra uomo e donna?

Ciò che si teme è che riconoscere una “diversità naturale” implichi affermare che uno dei due conti di più o di meno dell’altro o attribuire ruoli “troppo rigidi” all’interno della società, standardizzati, “stereotipati”. Si tende ad affermare che uomo e donna siano “uguali” in quanto meritano lo stesso rispetto.

Sul rispetto dovuto ad ogni persona, chiunque abbia buonsenso dovrebbe essere d’accordo. Tuttavia, è riduttivo eliminare la differenza, per paura di non saperla valorizzare.

La diversità non implica discriminazione

La professoressa Marta Brancatisano, docente di antropologia duale presso la facoltà di comunicazione della Pontificia Università della Santa Croce, sottolinea nei suoi corsi e nei suoi libri come la diversità tra uomo e donna non implichi una differenza in termini di “dignità”: essendo entrambi esseri umani, l’uomo e la donna hanno la medesima, inviolabile dignità; la medesima intelligenza “umana”, la stessa vocazione all’amore, al dono di sé.

La diversità, spiega la docente nel libro Uomo e donna. Considerazioni di antropologia duale (Edusc, 2015, 18 euro) sussiste in una differente “postura esistenziale”, data dal fatto – evidente senza bisogno di dimostrazioni – che “l’uomo porta la vita al di fuori di sé”, “la donna la accoglie dentro”.

Sono “strutturalmente” diversi: ciò comporta un diverso approccio al reale, uno sguardo differente verso le cose del mondo, verso sé stessi e l’altro (sebbene la natura sia, poi, indubbiamente condizionata dall’ambiente, dal contesto in cui si vive).

Ammettere delle differenze non significa assegnare dei ruoli in modo “rigido”: l’uomo fa l’ingegnere, la donna cucina (ci sono ottimi chef e donne laureate in ingegneria). Non si sta parlando di avere più o meno qualità, ma solo di esprimerle, manifestarle, viverle in modo “maschile” o “femminile”.

Perché riconoscere che uomo e donna hanno due modi differenti di porsi?

Qualcuno potrebbe pensare che, anche ammesso che esistano delle differenze, non abbia importanza riconoscere quali esse siano. Ebbene, una risposta ce la dà John Gray, autore del classico Gli uomini vengono da Marte, le donne da Venere (Tradotti in italiano con Rizzoli, 2008).

Per il saggista statunitense si tratta di un punto di snodo fondamentale perché i due possano armonizzarsi, conoscersi più a fondo, invece di farsi la guerra a forza di incomprensioni.

Riconoscere le differenze tra uomini e donne (soprattutto nel modo di comunicare!) non significa etichettare, discriminare, togliere qualcosa all’emancipazione dell’uno o dell’altro sesso, ma favorire una maggiore comprensione e coesione tra i due sessi.


Riconoscere la diversità è di aiuto alla relazione

Gray arriva ad affermare: “Non solo i due sessi comunicano in modo diverso, ma pensano, sentono, percepiscono, reagiscono, amano, provano bisogno e giudicano secondo differenti modalità. Sembra quasi che provengano da pianeti diversi, perché parlano lingue diverse e diverse sono le loro necessità.
L’accresciuta comprensione di queste diversità vi aiuterà a risolvere buona parte delle frustrazioni che scaturiscono dalla convivenza con un membro dell’altro sesso e dal cercare di capirlo. Non è difficile dissipare o evitare gli equivoci e correggere le aspettative sbagliate.
Ricordando che il vostro partner è diverso da voi come lo sarebbe un alieno, potrete rilassarvi e allearvi con le differenze invece di opporvi a esse o cercare di annullarle”.

Pretendere di essere “uguali”, pretendere, cioè, che l’altro si comporti come noi, è causa di grandi sofferenze. L’autore offre, quindi, dei consigli per avvicinarsi al mondo dell’altro sesso.

Alcune differenze

Nei diversi capitoli, l’autore del libro stila le principali differenze che riscontra: ad esempio, dice, uomo e donna si arrabbiano per motivi diversi, hanno priorità diverse, parlano e smettono di parlare per motivi diversi. Se gli uomini “offrono soluzioni e invalidano i sentimenti”, le donne “offrono consigli non richiesti”. Mentre i marziani (gli uomini) tendono a rimuginare da soli su ciò che li preoccupa, le venusiane (donne) avvertono l’innata necessità di parlare dei loro problemi. La donna è portata a “parlare subito” di ciò che la turba, dei problemi. L’uomo ha bisogno di sbollire, ragionare un po’ da solo.

L’idea che si ha, leggendo il testo di Gray, è che occorra quasi una sorta di dizionario, che traduca simultaneamente i diversi comportamenti, le diverse necessità, i differenti modi di affrontare la vita – e in particolare la relazione – dell’uomo e della donna.

Lui parla di “relazione di coppia”, ma sono molti i contesti in cui uomini e donne si trovano a dialogare e collaborare.

Chiunque, a nostro avviso, dovrebbe armarsi di un buon dizionario, che traduca dal marziano al venusiano: forse non diventeremo mai dei “madrelingua” (restiamo pur sempre marziani o venusiane), ma avremo quanto meno i vocaboli e le conoscenze grammaticali sufficienti per entrare in contatto con l’altro.

Il primo passo per cominciare a “studiare” la lingua dell’altro? Dircelo senza paura: siamo simili ma anche meravigliosamente diversi!

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