sabato, Aprile 20 2024

Da quando è scoppiata la pandemia, tante persone, hanno trovato il modo,
nonostante l’isolamento, di aiutare gli altri, di esprimere solidarietà e
sostegno reciproco. Comportamenti spontanei, nati dalla libera iniziativa e
volontà di tanti uomini e donne sparsi in tutto il mondo, hanno portato
sollievo e conforto, in piccole e grandi cose quotidiane.

La solidarietà è stata il volto bello della pandemia, che ha ispirato
gesti e azioni di vario titolo,

a tutte le latitudini.

La solidarietà al tempo del covid

All’inizio della pandemia, è stata una solidarietà come dichiarazione di
vicinanza, di comune partecipazione. Tutti noi siamo usciti sui balconi ad
applaudire, a cantare; i bambini hanno disegnato arcobaleni; video di vita
quotidiana modificata dal Covid-19 hanno fatto il giro del mondo, a
testimonianza della resilienza, creatività, adattabilità della società,
delle persone che nel mondo si sono trovate a fare i conti con il virus.

Emblematico quanto avvenuto nel regno Unito dove un appello del governo per
reclutare volontari che aiutassero il Servizio Sanitario Nazionale ha visto
più di mezzo milione di persone offrire il proprio tempo, il doppio
dell’obiettivo ipotizzato. Un’ondata di solidarietà si è diffusa in tutta
Europa, compresa la Francia, dove la piattaforma Tous Bénévoles ha
visto raddoppiare il numero degli iscritti nel 2020, con 40.000 nuovi
volontari. Secondo le statistiche Ipsos MRBI commissionate da Volunteer Ireland, relative ai primi mesi successivi alla
diffusione del virus su scala mondiale, tre quarti della popolazione ha
offerto volontariamente il proprio tempo.

Le storie di persone che svuotano gli scaffali dei supermercati sono state
presto sostituite da quelle che hanno raccontato di tanti atti di
gentilezza. E così ci siamo ritrovati a registrare picchi storici di
donazioni, che non si vedevano più da tempo. Il numero degli aiuti offerto
dal Terzo settore, dalla associazioni e organizzazioni di volontariato e
assistenza, è aumentato in maniera considerevole, ma, purtroppo,
parallelamente, sono cresciuti notevolmente anche i bisogni. Le azioni di
solidarietà avviate in questo periodo di emergenza hanno coinvolto davvero
tutti: privati cittadini, aziende, fondazioni, enti non profit. Dai primi
dati di una ricerca condotta da Italia non profit
– ancora in corso – emerge che le modalità di supporto sono state
differenti. In tanti si sono attivati con offerte in denaro (il 48%, 386 su
801 iniziative considerate), ma è interessante sottolineare che le
donazioni di beni e servizi siano aumentate col trascorrere del tempo ed è
pari al 38%.

Spesso sono state le parrocchie le prime ad essere coinvolte nella
distribuzione degli aiuti, i primi punti di riferimento per chi, da un
giorno all’altro, si è ritrovato senza lavoro. In italia, ad esempio, la
Caritas ha registrato un aumento del 34% di ‘nuovi poveri’
dall’inizio della pandemia che si sono rivolte ai centri per un aiuto
alimentare, un sostegno per pagare le bollette, il mutuo, le spese mediche.
E, sempre stando ai dati Caritas, sono state 92.000 le famiglie che hanno
avuto accesso ai fondi diocesani.

Solidarietà attraverso il web

Nella maggior parte dei casi, la solidarietà si è diffusa attraverso il
web. Abbiamo letto sui vari social di centinaia di iniziative in tal senso,
raccolte di fondi, richieste e offerte di aiuto a quanti si trovavano
maggiormente in difficoltà. E questo possiamo dire che sia accaduto in
maniera più o meno analoga in ogni parte del mondo.

Un vero e proprio fenomeno sociale, sul quale diversi studi si sono
soffermati. In Danimarca, per esempio, la ricerca

Sulla solidarietà e il volontariato durante la crisi COVID-19:
l’impatto dei social network e dei gruppi di social media sulla
distribuzione del sostegno

, pubblicata a settembre 2020, spiega come la società civile ‘informale’,
non legata cioè ad associazioni governative, e nemmeno ad organizzazioni
non governative, sia riuscita rapidamente a mobilitare il sostegno da
cittadino a cittadino. Lo studio si concentra in particolare sul ruolo dei
social network e dei gruppi di social media e rivela che la stragrande
maggioranza di questo supporto è stato distribuito attraverso i social
network esistenti, appunto. La ricerca rileva che i gruppi di social media
hanno svolto un ruolo importante nella mobilitazione, e che il supporto
organizzato sui social non diverge in modo significativo nell’impegno o nel
tipo dal supporto organizzato in altri contesti.


Solidarietà e pandemia: una nuova lettura che dà speranza per il futuro

Forse proprio l’impossibilità di stare insieme, di socializzare, a fronte
del bisogno primario, ancestrale dell’uomo di socializzazione, ha portato
le persone ad una risposta di solidarietà, di generosità, come mai prima
d’ora. Chi poteva ha donato tanto, in termini di tempo e di beni, ed è
stato un modo per dimostrare affetto, vicinanza, sostegno. E spesso, dietro
questi gesti c’è non solo una bellissima intenzione filantropica, ma
veramente tanta Grazia, segni di concreti di carità cristiana.

E’ come se questo tempo così difficile ci avesse fatto riscoprire la nostra
umanità. Al quadro abbastanza cupo del nostro tempo, che qualche volta
anche i media hanno tentato di diffondere, uno sguardo più vicino alla
realtà ci rivela che, in realtà, ci si sostiene a vicenda nella crisi, ci
sia aiuta, e questo non è mai stato tanto evidente come in questo momento:
le persone hanno dimostrato di avere le risorse per essere ottimiste e
altruiste, e per poter affrontare anche le sfide più profonde. Durante una
crisi, il grado di solidarietà è la base della resistenza, della
resilienza, di qualsiasi società, ma la pandemia ci ha fatto davvero capire
quanto grande possa essere lo spazio della carità e della speranza
testimoniata spesso attraverso semplici gesti di solidarietà, potremmo
dire, di umanità.

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