Pandemia: il virus ha diffuso anche tanta solidarietà
Da quando è scoppiata la pandemia, tante persone, hanno trovato il modo, nonostante l’isolamento, di aiutare gli altri, di esprimere solidarietà e sostegno reciproco. Comportamenti spontanei, nati dalla libera iniziativa e volontà di tanti uomini e donne sparsi in tutto il mondo, hanno portato sollievo e conforto, in piccole e grandi cose quotidiane.
La solidarietà è stata il volto bello della pandemia, che ha ispirato gesti e azioni di vario titolo, a tutte le latitudini.
La solidarietà al tempo del covid
All’inizio della pandemia, è stata una solidarietà come dichiarazione di vicinanza, di comune partecipazione.
Tutti noi siamo usciti sui balconi ad applaudire, a cantare; i bambini hanno disegnato arcobaleni; video di vita quotidiana modificata dal Covid-19 hanno fatto il giro del mondo, a testimonianza della resilienza, creatività, adattabilità della società, delle persone che nel mondo si sono trovate a fare i conti con il virus.
Emblematico quanto avvenuto nel regno Unito dove un appello del governo per reclutare volontari che aiutassero il Servizio Sanitario Nazionale ha visto più di mezzo milione di persone offrire il proprio tempo, il doppio dell’obiettivo ipotizzato.
Un’ondata di solidarietà si è diffusa in tutta Europa, compresa la Francia, dove la piattaforma Tous Bénévoles ha visto raddoppiare il numero degli iscritti nel 2020, con 40.000 nuovi volontari. Secondo le statistiche Ipsos MRBI commissionate da Volunteer Ireland, relative ai primi mesi successivi alla diffusione del virus su scala mondiale, tre quarti della popolazione ha offerto volontariamente il proprio tempo.
Le storie di persone che svuotano gli scaffali dei supermercati sono state presto sostituite da quelle che hanno raccontato di tanti atti di gentilezza. E così ci siamo ritrovati a registrare picchi storici di donazioni, che non si vedevano più da tempo.
Il numero degli aiuti offerto dal Terzo settore, dalla associazioni e organizzazioni di volontariato e assistenza, è aumentato in maniera considerevole, ma, purtroppo, parallelamente, sono cresciuti notevolmente anche i bisogni. Le azioni di solidarietà avviate in questo periodo di emergenza hanno coinvolto davvero tutti: privati cittadini, aziende, fondazioni, enti non profit.
Dai primi dati di una ricerca condotta da Italia non profit – ancora in corso – emerge che le modalità di supporto sono state differenti. In tanti si sono attivati con offerte in denaro (il 48%, 386 su 801 iniziative considerate), ma è interessante sottolineare che le donazioni di beni e servizi siano aumentate col trascorrere del tempo ed è pari al 38%.
Spesso sono state le parrocchie le prime ad essere coinvolte nella distribuzione degli aiuti, i primi punti di riferimento per chi, da un giorno all’altro, si è ritrovato senza lavoro. In italia, ad esempio, la Caritas ha registrato un aumento del 34% di ‘nuovi poveri’ dall’inizio della pandemia che si sono rivolte ai centri per un aiuto alimentare, un sostegno per pagare le bollette, il mutuo, le spese mediche.
E, sempre stando ai dati Caritas, sono state 92.000 le famiglie che hanno avuto accesso ai fondi diocesani.
Solidarietà attraverso il web
Nella maggior parte dei casi, la solidarietà si è diffusa attraverso il web. Abbiamo letto sui vari social di centinaia di iniziative in tal senso, raccolte di fondi, richieste e offerte di aiuto a quanti si trovavano maggiormente in difficoltà. E questo possiamo dire che sia accaduto in maniera più o meno analoga in ogni parte del mondo.
Un vero e proprio fenomeno sociale, sul quale diversi studi si sono soffermati. In Danimarca, per esempio, la ricerca
“Sulla solidarietà e il volontariato durante la crisi COVID-19: l’impatto dei social network e dei gruppi di social media sulla distribuzione del sostegno”, pubblicata a settembre 2020, spiega come la società civile ‘informale’, non legata cioè ad associazioni governative, e nemmeno a organizzazioni non governative, sia riuscita rapidamente a mobilitare il sostegno da cittadino a cittadino.
Lo studio si concentra in particolare sul ruolo dei social network e dei gruppi di social media e rivela che la stragrande maggioranza di questo supporto è stato distribuito attraverso i social network esistenti, appunto. La ricerca rileva che i gruppi di social media hanno svolto un ruolo importante nella mobilitazione, e che il supporto organizzato sui social non diverge in modo significativo nell’impegno o nel tipo dal supporto organizzato in altri contesti.
Solidarietà e pandemia: una nuova lettura che dà speranza per il futuro
Forse proprio l’impossibilità di stare insieme, di socializzare, a fronte del bisogno primario, ancestrale dell’uomo di socializzazione, ha portato le persone ad una risposta di solidarietà, di generosità, come mai prima d’ora. Chi poteva ha donato tanto, in termini di tempo e di beni, ed è stato un modo per dimostrare affetto, vicinanza, sostegno. E spesso, dietro questi gesti c’è non solo una bellissima intenzione filantropica, ma veramente tanta Grazia, segni di concreti di carità cristiana.
E’ come se questo tempo così difficile ci avesse fatto riscoprire la nostra umanità. Al quadro abbastanza cupo del nostro tempo, che qualche volta anche i media hanno tentato di diffondere, uno sguardo più vicino alla realtà ci rivela che, in realtà, ci si sostiene a vicenda nella crisi, ci sia aiuta, e questo non è mai stato tanto evidente come in questo momento: le persone hanno dimostrato di avere le risorse per essere ottimiste e altruiste, e per poter affrontare anche le sfide più profonde.
Durante una crisi, il grado di solidarietà è la base della resistenza, della resilienza, di qualsiasi società, ma la pandemia ci ha fatto davvero capire quanto grande possa essere lo spazio della carità e della speranza testimoniata spesso attraverso semplici gesti di solidarietà, potremmo dire, di umanità.