giovedì, Dicembre 26 2024

Da qualche tempo circola in rete un documentario, che sarebbe auspicabile proiettare nelle scuole – ma anche semplicemente da vedere in famiglia o tra amici, utile per capire come la teoria del gender – teoria che sostiene l’inesistenza di una differenza biologica tra uomini e donne e che afferma invece la massima uguaglianza sotto ogni punto di vista – sia scientificamente infondata.

Il video (http://www.youtube.com/watch?v=2qx6geFpCmA con sottotitoli in italiano) è stato realizzato con umorismo e ironia non da un giornalista scientifico ma da Harald Meldal Eia, un documentarista e attore norvegese. Questo però non deve far pensare ad un lavoro non qualificato; la sua qualità è di alto livello, come lo sono le persone intervistate e i loro studi.

La premessa del video si basa sul mito dei paesi scandinavi come faro di uguaglianza e di civiltà, dove la parità tra uomini e donne è una realtà ormai così radicata da rendere indistinti i ruoli maschili e femminili.

Esattamente quello che sostiene la teoria del gender, secondo cui i ruoli di genere vanno eliminati per liberare le donne da tutti quei condizionamenti sociali, psicologici, storici e culturali collegati al loro essere donne. Solo in questo modo si potrà realizzare una vera e naturale uguaglianza tra i due sessi. È questo quello che si è cercato di fare in Norvegia negli ultimi decenni, attraverso delle forti politiche sui diritti e con precisi piani legislativi dove donne e uomini sarebbero ormai liberi di comportarsi e di scegliere in maniera completamente uguale. Diverse ricerche e studi scientifici – che il video propone con un linguaggio acutamente scanzonato – dimostrano però che qualcosa non torna. In un paese come la Norvegia infatti dove il tasso di uguaglianza tra i due sessi è cosi forte, e dove quindi, secondo la teoria del gender dovrebbe esserci una sostanziale parità nelle inclinazioni e nelle scelte tra uomini e donne, si riscontra al contrario una maggiore differenza nelle preferenze tra i due generi, ad esempio nell’orientamento nel mondo del lavoro e nelle scelte professionali. Detto diversamente, nonostante tutti gli sforzi legislativi per garantire una perfetta parità di genere, i comportamenti dei due sessi non rispecchiano l’uguaglianza tanto ricercata, con donne che continuano a scegliere professioni tradizionalmente viste come “femminili” (ad esempio l’infermiera) e con uomini che seguono invece inclinazioni professionali tradizionalmente “maschili” (ad esempio l’ingegnere). Dalle ricerche in pratica emerge quello che nessuno si sarebbe mai aspettato, vale a dire che è proprio nei paesi dove maggiore è stata l’uguaglianza di educazione impartita a maschi e femmine, che si verifica una maggiore differenza nelle scelte finali di vita tra i due sessi.

Questo è il paradosso norvegese, che il documentario vuole mettere in luce attraverso precisi studi a supporto, che hanno la forza e il merito di sottolineare la base puramente teoretica e non scientifica della teoria del gender.

La conclusione a cui giungono i ricercatori intervistati nel video, è che nei paesi in via di sviluppo, i lavori in ambito tecnologico –
tradizionalmente maschili – vengono visti come il mezzo migliore di riscatto sociale o come opportunità di impiego. Ecco perché ad esempio in India molte donne scelgono di fare l’ingegnere. Al contrario, nei paesi più sviluppati come la Norvegia, dove invece il livello di civiltà e benessere consente di fare libere scelte non legate al contingente o alla necessità di sopravvivere, si possono manifestare al meglio e senza condizionamenti economici, tutte le proprie inclinazioni naturali. Si riscontrano quindi nelle donne percentuali significative nello svolgimento di attività, come la maestra o l’infermiera, più inclini alla loro natura, rispetto a quelle tecniche. In sintesi: dove esiste una maggiore libertà educativa e di espressione, donne e uomini esprimono scelte differenti. E questa è una confutazione della teoria del gender che assume invece una differenza solo somatica tra maschi e femmine.

Per concludere, uno degli effetti immediati del documentario è stata la decisione, da parte del consiglio dei ministri dei paesi nordici (Nordic Council of Ministers) di tagliare i fondi al Nordic Gender Institute, provocandone la chiusura. E allora, prima di vedere il documentario, vi lasciamo con un ultimo spunto di riflessione: alla luce della ricerca scientifica che dimostra la forte ma naturale differenza tra uomini e donne, non potrebbe essere proprio questa diversità la base su cui costruire il futuro e la dignità di ogni donna?

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