venerdì, Novembre 22 2024

Mariolina Ceriotti, La famiglia imperfetta, Ares, Milano 2010.

Siamo imperfetti. Tanto i genitori quanto i figli. Ma non è importante. Gli errori fanno parte del processo educativo che mira sempre alla perfezione e a formare alle virtù.

La paura di sbagliare con i propri figli potrebbe portare però ad una passività o a un’ansia smisurata, reazion i decisamente non positive, dal momento che l’educazione è qualcosa di molto specifico e preciso, che consiste nel trasmettere ai nostri figli la passione di vivere, lasciando da parte l’incertezza e la preoccupazione che, spesso, accompagnano i genitori di oggi quando hanno un figlio. E’ come se si fosse fatto largo un sentimento di profonda sfiducia nelle possibilità di educare, come se mancasse d’improvviso quella bussola naturale che si attiva automaticamente nello stesso momento in cui si diventa genitori. Chi l’afferma è Mariolina Ceriotti, una neuropsichiatra infantile e psicoterapista, sposata e con sei figli che esercita la professione nella sanità pubblica e nel privato e che si occupa principalmente di due aree: problemi nell’età infantile e adolescenziale e relazioni di coppia.

Il libro non tenta di esplorare chi ha ragione o torto in determinate questioni conflittuali, siano essi i genitori o i figli, o ad analizzare la tendenza a colpevolizzarsi o la paura ad influire negativamente nel processo formativo. Al contrario, l’autrice afferma che il filo conduttore del volume è la ricerca e la promozione della relazione tra i due soggetti genitore-figli. Il motivo è semplice: ogni figlio che viene al mondo merita la migliore relazione possibile con… chi? Esattamente proprio con quei genitori che gli sono toccati in sorte e non con altri, con quei genitori imperfetti ma desiderosi di aiutarlo nel migliore modo possibile.

In questo senso, uno dei concetti chiave è la normalità: l’autrice segnala che ogni problema che sorge nell’educazione non può essere trattato come un’anomalia psichica o come una malattia. Esistono malattie in età infantile e adolescenziale che richiedono l’intervento di specialisti. Tuttavia, molte delle difficoltà che affrontano i genitori nell’educazione dei propri figli vanno viste come semplici difficoltà, di crescita, di relazione, di adattamento, ma non come patologie. La guida nell’educazione serve ad aiutare i nostri figli a crescere ed ad adattarsi ad un ambiente pieno di difficoltà, attingendo nell’immensa energia che i figli danno specialmente nell’infanzia e nell’adolescenza. Perciò, gli errori educativi non sono imperdonabili se si sanno rettificare in tempo e con flessibilità.

Questo porta a capire perchè un ragazzo o una ragazza “normale” nella fase della loro crescita sono imperfetti, si trovano in un processo di conquiste e sconfitte, di maturazione e di retrocessione, di soddisfazioni e frustrazioni. Alcuni genitori pensano all’educazione con una visione pessimistica ed ansiosa, come se l’obiettivo finale fosse semplicemente evitare pericoli futuri remoti o prossimi, come l’anoressia, l’alcool, la droga o l’infelicità. Tuttavia, avere paura, annoiarsi, essere insicuri, timidi o disorganizzati, avere incubi, essere un po’ aggressivi… sono tutti limiti relativamente comuni che possono essere superati. Molti dei presunti problemi psicologici sono in fin dei conti solo dei problemi educativi.

Il modo migliore di raggiungere un equilibrio, realista e positivo, è quello di costruire una famiglia; cioè , essere coscienti delle potenziali difficoltà ed opportunità che ci si presentano sia nella relazione con il proprio compagno sia nell’educazione ai propri figli; non bisogna cadere nell’errore di scambiare i ruoli, come se fossimo uguali, o di appropriarci dei compiti che sono propri dell’altro coniuge: l’uomo e la donna sono portatori di una ricchezza individuale insostituibile che permette di trasformare un compagno in un matrimonio, in una famiglia.

Ceriotti menziona quattro aspetti nei quali pensa sia necessario correggere quanto prima gli errori che possano commettersi, grandi o piccoli che siano:

a) Rispetto della linea di demarcazione: i figli hanno pieno diritto al rispetto della propria sfera personale, sia fisica che psichica, ed è necessario aiutarli a capire il modo di esprimere e proteggere la propria intimità e la relazione che hanno con il proprio corpo. La soddisfazione smisurata dell’affetto di una madre o la mancanza di pudore nei primi anni potrebbero generare un’invasione in territorio altrui che non aiuta l’educazione.

b) La maturità affettiva dei genitori si esprime nel mantenere con flessibilità la distanza adeguata e sviluppare la capacità di stare soli con se stessi. I figli hanno diritto al rispetto che si manifesta nella distanza relazionale che cambia con le tappe della vita: nei primi anni, la madre deve sapersi staccare progressivamente dal proprio figlio per permettergli di essere autonomo, senza provocare situazioni brusche ed artificiali che genererebbero solo un’autonomia troppo precoce. La cosa più importante è la maturità interiore. Bisogna imparare a tollerare alcuni difetti propri della crescita, sapendo che i figli possono attraversare periodi di tristezza o insoddisfazione, che devono imparare a convivere con i problemi e che c’è una fase nella vita nella quale devono ricevere frequenti “no” in risposta ai propri desideri.

c) È necessario occupare un proprio posto dentro la famiglia: i figli hanno diritto che l’adulto sappia stabilire e fare rispettare la corretta posizione di ciascun componente dentro le relazioni familiari, relazioni che si evolvono col tempo. Il passo da due (marito e moglie) a tre, ha aspetti specifici come il modo diverso in cui il marito fa sentire l’affetto verso la moglie. L’arrivo di altri fratelli o il passaggio dei figli all’età adulta sono altre tappe che richiedono il rispetto del proprio ruolo, tenendo in conto le trasformazioni e la ricchezza interna generata durante la strada.

d) Educare implica avere una proposta di valori. Non basta la capacità di ascoltare. I figli hanno diritto al rispetto che si mostra nella responsabilità dei genitori nel trasmettere valori, al solo fine di formare ed educare. La famiglia di oggi, secondo l’autrice, si può definire come una famiglia “fondamentalmente affettiva”, il che ha i suoi vantaggi ma anche i suoi rischi. Da certi punti di vista è più fragile e implica uno sforzo continuo per “fare cultura” in famiglia, per educare i figli ai valori più alti e profondi.

Il libro ha un linguaggio profondo e accessibile a tutti. Respira ottimismo, essendo contemporaneamente realista e cosciente dei problemi, anche se la brevità del volume non permette di affrontarli in profondità. Può essere una fonte utile di idee per genitori ed educatori, così come per le associazioni di famiglia, specialmente per la messa a fuoco propositiva. Alcune idee si possono applicare nell’educazione sull’uso dei media o al modo di presentare l’educazione familiare presso l’opinione pubblica.

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