giovedì, Novembre 21 2024

Vorrei raccontarvi la storia di una mamma con due bimbi molto piccoli che, di punto in bianco, si ritrova chiusa in casa con loro fino a data da destinarsi. “Chiusa in casa” vuol dire senza asilo, senza nonni, senza parchi, senza visite di parenti o amici, senza nemmeno poter passeggiare vicino alla propria abitazione. Senza la possibilità di farli correre e sfogare all’aperto, come prima.

Il marito si trova in casa, ma passa molte ore della giornata rifugiato in mansarda a lavorare. È arroccato là, come sulla cima di una torre, per scappare dal frastuono dei bambini (che, ammettiamolo, in certi momenti, non permettono nemmeno di pensare). Vorrebbe aiutare la moglie, ma è l’unico ad avere un “lavoro fisso” in casa, ha la fortuna di poter continuare con lo smart working… E qualcuno deve pur mandarla avanti, la baracca.

La televisione: alleata e nemica

Questa donna quindi, dicevamo, è sola. Siamo nel bel mezzo di una pandemia e di certo non può lamentarsi di dover “soltanto rimanere in casa”, ma ha comunque un mare di cose da fare e i due piccolini non sempre hanno voglia di collaborare: a tratti stanno buoni sul divano a sfogliare i loro libricini; a tratti – purtroppo numericamente più rilevanti – se non sorvegliati rischiano di uccidersi a vicenda, allagano il bagno, svuotano cassetti, rovinano muri.

Al fianco di questa donna non c’è nessuno, solo lei: una grande amica e nemica… La televisione.

Sta lì, sopra a quel mobile rettangolare del salotto, e tenta continuamente la donna: “Dalli a me, ci penso io…”. Ha una bocca gigante e delle mani simili a dei tentacoli che accalappiano e non lasciano più andare chiunque si trovi nei paraggi.

Il segreto è la giusta misura

Quella mamma sono io, ma potreste essere voi: siamo state in tante a fare l’esperienza di dover gestire dei piccoli per 24 ore su 24 e al contempo fare tutto quello facevamo prima: lavorare, fare bucati, cucinare, riordinare, passare l’aspirapolvere, rispondere al commercialista, alla banca, risolvere disguidi col fornitore della luce, pagare l’idraulico ecc., senza poter chiamare un nonno o una baby sitter nemmeno per un paio d’ore.

E ammettiamolo, con onestà: la televisione è stata una grande alleata.

Precisiamo subito che, se non diventa l’attività principale della giornata, non è sbagliato permettere ai bimbi di guardare qualche cartone animato, a patto che siano consoni alla loro età e abbiano da trasmettere dei valori adeguati. Mio figlio più grande – di 3 anni – impara molto dai cartoni animati che io e mio marito abbiamo selezionato: trova idee nuove per giocare, stimoli per vincere le sue paure, a volte persino la forza di resistere a un capriccio, perché prima di lui l’ha trovata il protagonista del cartone.

Insomma, la tv va bene, ma usata nel modo e nei tempi giusti.

Quelle volte che abbiamo superato il limite…

Ma adesso vi sfido, lettrici, ad alzare la mano se in due mesi di lockdown completo avete permesso la tv ai vostri solo un’ora al giorno.

Se le tv specializzate nell’intrattenimento per i più piccoli hanno raggiunto in due mesi il budget prefissato per i prossimi cinque anni, ci sarà un motivo. E il motivo è che la tv ci ha fatto molto comodo.

La tv li ipnotizza, li placa e li intrattiene anche per ore. Li rende mansueti come non mai e noi possiamo finalmente evitare che la casa vada in malora, per esempio.

Eppure, vedendo quali effetti hanno gli schermi su di loro, mi sono quasi spaventata: ho potuto constatare che se non siamo noi a dire “basta”, i bambini sarebbero capaci di stare lì anche un giorno intero. Appena spegni, pianti e lamentele. Quello che dicono sempre, quando comunico che il momento dei cartoni è terminato è: “No, ancora”.

Se l’abbiamo persa, riappropriamoci della nostra capacità decisionale.


Sei tu, genitore, a dover essere forte, a dover trainare e decidere. A darti e dar loro uno stop. Anche se non hai finito a stendere il bucato e il tavolo è ancora in disordine. È facile? No. E ci sono giorni in cui una mamma o un papà lottano per non cedere, ma alla fine perdono. E “usano la carta tv” più del dovuto.

A me è capitato a volte, sicuramente è capitato a tutte.

L’importante, però, è riconoscere quando abbiamo abusato del telecomando e riprometterci di essere più forti in futuro. Come quando si commette un peccato e ci si ripromette di non commetterlo più. Ogni giorno è un nuovo giorno e possiamo, anzi, dobbiamo ricominciare la nostra lotta con la tv, impegnarci per trovare sempre equilibrio. Dobbiamo fare del nostro meglio perché resti una delle attività della giornata, invece di diventare un sedativo che li tiene buoni tutto il giorno.

Come abbiamo già raccomandato in un altro articolo, la tv non diventi una baby sitter.

La lotta contro la tv richiede uno sforzo

Non è semplice, a volte, dire di no a quella “piovra che risucchia” e risolve in apparenza tutti i problemi. E, lo ammetto, nel bel mezzo di un capriccio (che in quel momento non avevo la pazienza o il tempo di gestire), mi è bastato premere un pulsante, per “sistemare tutto”. Sembra una magia, davvero.

Basta un click, che il problema non c’è più. Ma le conseguenze di questo modo di risolvere le difficoltà non sono buone: la tv accantona i problemi, non li risolve. Il bambino smette di fare il capriccio solo perché è distratto, non perché ha capito l’errore o ha imparato a calmarsi da solo (cosa decisamente più auspicabile). E faccio mea culpa, per le volte in cui ho delegato alla tv una funzione educativa che spettava a me.

La soddisfazione della vittoria

Ma ci sono stati anche giorni in cui, lo dico orgogliosa, per non renderli schiavi della tv, ho fatto le cose a puntate, quando riuscivano a stare tranquilli sul divano coi loro libri o a ballare sulle note delle loro canzoni preferite. Ci sono state giornate in cui la cucina è rimasta poco presentabile fino a sera e ho finito un articolo o un capitolo a mezzanotte, ma in compenso abbiamo dipinto, fatto formine con il pongo, giocato a nascondino.

La tv è un’alleata, lo ammetto, ma anche una grande seduttrice. Seduce noi, prima ancora che i nostri figli. E le conseguenze di un uso esagerato degli schermi sono deleterie, quindi, se anche abbiamo sbagliato qualche volta, se anche abbiamo sbagliato molte volte, non arrendiamoci e ricominciamo daccapo.

Lei sarà sempre lì, in quel salotto, a dirci “Dalli a me, ci penso io”. Ma il telecomando e la salute mentale dei nostri figli sono nelle nostri mani.

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