La figura dell’anziano nella stampa italiana
Una ricerca svolta alla Facoltà di Comunicazione della Pontificia
Università della Santa Croce intitolata La figura dell’anziano nella stampa italiana, ha voluto verificare
quale rappresentazione dell’anziano emergesse dai quotidiani in Italia, al
fine di confermare o smentire, la percezione negativa generale che avvolge
la terza età.
Lo studio ha avuto anche lo scopo pratico di fornire dati utili alle
associazioni che si occupano di terza età in una prospettiva di active aging, associazioni, cioè, che hanno una progettualità non
meramente assistenziale, ma coinvolgente della persona umana integralmente
intesa e dei suoi affetti più cari, in primis la famiglia.
L’autore, attraverso l’analisi sistematica di un campione di tre quotidiani
– Il Corriere della Sera, Avvenire e Il Messaggero – ha
portato alla luce risultati significativi e, per alcuni versi,
sorprendenti, che sebbene da un lato forniscano delle conferme, dall’altro
“costringono” ad un cambio di percezione sia sui media sia sulla società.
Da decenni il progressivo invecchiamento della popolazione è al centro
dell’indagine statistica dei più importanti istituti demografici
internazionali. Si parla ormai di “tsunami grigio”, ossia della prospettiva
che vedrà nell’arco di soli 50 anni un drastico aumento del numero degli
anziani, nei paesi occidentali, a fronte di un continuo – e ormai cronico –
calo delle nascite. A titolo di esempio, le Nazioni Unite hanno calcolato
che dal 2009 al 2050 il numero di anziani, superiori ai 60 anni di età,
raddoppierà, passando da 810 milioni a 2 miliardi di persone. Eppure, a
questa attenzione statistica sembra non faccia da contrappeso una reale
cultura dell’anzianità, almeno in Italia. Essa, e ancor più la vecchiaia,
viene comunemente trattata come un periodo di vita che non merita troppa
considerazione; una condizione segnata indubbiamente dalla fragilità, dalle
difficoltà fisiche, dalla debolezza, a cui sono associate spesso sofferenza
e malattia ma che a volte, secondo una mentalità utilitaristica, viene
avvolta da un colpevole senso di inutilità e improduttività e vista come
causa di pesanti ricadute economiche sulla comunità. Senza negare alcuni
aspetti naturali, il persistere di stereotipi e pregiudizi contribuisce ad
enfatizzare la mancanza di un pieno diritto di cittadinanza degli anziani.
Analisi e metodologia di ricerca
La ricerca si è sviluppata secondo due direttrici complementari: la prima,
è stata quella dell’acquisizione e dell’esplorazione dei testi alla ricerca
degli articoli di interesse e dell’analisi del loro contenuto esplicito.
Fase che ha consentito di considerare gli anziani in termini di presenza
nei quotidiani, di positività o negatività di notizie, in termini di
immagine e di trattamento a loro riservato, ecc. La seconda, più retorica,
si è focalizzata sul contenuto implicito dei testi, sulla ricerca delframe, dei topói (luoghi comuni) antropologici e culturali e sulle virtù sociali
espressione della relazionalità umana.
La ricerca ha analizzato i quotidiani per un periodo di tre mesi,
selezionando un campione rappresentativo di articoli a partire da un test
di una settimana, effettuato precedentemente, che consentisse di
individuare le parole chiave per la scelta definitiva dei testi. Dopo aver
scartato i testi non rilevanti – quelli in cui l’anziano o l’anzianità non
erano l’argomento dell’articolo o quelli che riferivano della morte di
personaggi famosi anziani (in questo caso, infatti, la notizia non era
sull’anziano o l’anzianità in se stessa, ma sulla celebrità o la fama del
personaggio, indipendentemente dal fattore età) – sono stati selezionati
121 articoli totali e analizzati con una metodologia di indole qualitativa.
Risultati della ricerca
Su 121 testi, 72 si riferiscono agli anziani protagonisti delle notizie e
49 agli anziani attori secondari. Si conferma quindi come il tema sia indubbiamente presente sui quotidiani, con una media
di un articolo al giorno, considerando tutti e tre i quotidiani.
Nell’analisi generale risulta che la maggior parte delle notizie individuate sia negativa, 62
articoli contro 52 e, nei testi riferiti agli anziani protagonisti, questa
differenza aumenta notevolmente, con le notizie negative che diventano
quasi il doppio delle positive, 47 contro 25. Dei tre quotidiani analizzati
risulta che
Avvenire sia l’unico ad avere maggiori notizie positive che negative
, il che si spiega probabilmente come frutto di una precisa scelta
editoriale.
Un dato che non sorprende è il fatto che la maggioranza dei testi
individuati si trovino nella cronaca, e che si riferiscano agli anziani come vittime, mentre è interessante apprendere che sono
seguiti dagli anziani ancora attivi, sebbene in numero molto
inferiore. Si può affermare che il primo dato confermi la negatività delle
notizie mostrando la fragilità degli anziani, presi di mira ed esposti più
degli altri ad episodi di violenza, mentre il secondo, sembra ribaltarla,
costituendo, nel suo piccolo, una sorta di contraltare. Vengono, inoltre
enfatizzate figure di anziani eccezionali, centenari, persone
fuori dal comune, chesembrano mostrare proprio la loro apparente estraneità
al mondo marchiato dalla fragilità comune. Da segnalare un elemento
significativo: agli anziani malati sono dedicati solo cinque testi
e agli anziani dimenticati, appena uno e, visto che si tratta di
categorie tematiche di grande attualità, l’autore tende a considerarla come
una carenza informativa.
La ricerca, per superare la semplice distinzione tra notizie positive e
negative, ha anche analizzato l’immagine stessa dell’anziano all’interno
degli articoli. E qui vi è la prima sorpresa, perché, sebbene nei testi
riferiti agli anziani come protagonisti, l’immagine negativa sia maggiore
(35 testi negativi contro 31 positivi), nell’analisi generale, risulta
esserci
un sostanziale equilibrio tra testi con immagini positive e negative
, 57 ciascuno. Risultato reso possibile dal frame dato ad alcune
notizie in se stesse negative, ma che pone l’anziano in una luce benevola.
In entrambi i casi l’immagine positiva più frequente e
maggioritaria, è quella di anziano come risorsa, seguita da
anziano come patrimonio della società. Un fatto straordinario
questo, che mostra come, in fondo, ci sia un humus fertile su cui basare le
ragioni di un impegno attivo dell’anziano nella società. Quandol’immagine è negativa, l’anziano risulta invece debole e indifeso, disperato,oun problema sanitarioosociale.
Lo studio dei frame mostra una tendenza negativa piuttosto che positiva e inoltre i frame di
maggiore frequenza – a parte il celebrativo, con 23 testi, primo in
assoluto – sono anch’essi negativi. Questo aspetto è forse quello che più
influisce sulla generale sensazione negativa che avvolge il tema degli
anziani, perché, a parte la positività/negatività della notizia, quello che
rimane nella mente del lettore è l’inquadramento di essa, il ricordo di
qualcosa di negativo.I primi tre frame risultano essere
nell’ordine: decadenza, con 11 testi, violenza, con 9 testi, denuncia di
una situazione grave,con 9 testi.
Un dato decisamente sorprendente emerso dall’analisi è che
gli anziani vengano trattati di gran lunga in maniera più positiva che
negativa
. Questo, in effetti, è un dato notevole che mette in luce la bontà delle
relazioni umane ed è quindi legato alle virtù sociali. Nell’analisi
generale infatti, risultano 72 testi in cui gli anziani sono trattati in
maniera positiva contro 44 negativa, e che vedono primeggiareil rispetto con 31 articoli nei confronti della mancanza di rispetto, con 18. Allo stesso modo, nei testi riferiti
agli anziani protagonisti, l’anziano viene trattato in maniera positiva in
64 testi (in 26 dei quali è trattato con rispetto) contro 4 testi che si
riferiscono tutti a sentimenti di compassione.
La ricerca ha attestato la presenza di tutte le virtù sociali e in
maniera più spiccata della pietas, presente 57 volte nei
testi, anche se maggiormente, 31 volte, nella sua forma mancante. Seguita
dalla gratitudo (riconoscimento), anch’essa presente 34 volte in
forma piena e 16 in quella mancante. Anche in questo caso, però, risulta
che, sommando le forme piene e quelle mancanti, la presenza di virtù sia di
gran lunga superiore alla loro presenza come vizio.
Conclusioni
Infine, dal punto di vista culturale, lo studio ha rilevato che, sebbene
emerga a tratti una mentalità utilitarista – riscontrabile in
alcuni luoghi comuni culturali e dalla contraddizione di alcuni topoi naturali, soprattutto riferiti ai casi di eutanasia o di
suicidio, nei casi di abbandono, o ancora negli insulti verso gli anziani –
le condizioni per un cambio culturale siano più favorevoli e
facili da realizzare di quanto si possa pensare. Nascoste dietro notizie
che, seppur negative, rappresentano una dura denuncia di situazioni gravi
ed ingiuste. Un grido d’allarme per rilanciare l’anziano come membro attivo
della società nella consapevolezza che l’invecchiamento della popolazione
pone delle sfide e che questa maggiore presenza degli anziani nella società
debba interrogarci sul futuro.