giovedì, Novembre 7 2024

Ad oggi è impossibile, soprattutto per chi è appassionato del cinema di animazione e non solo, non aver sentito nominare lo Studio Ghibli almeno una volta nella propria vita. Non solo perché è lo studio cinematografico d’animazione giapponese più famoso ed acclamato al mondo, ma perché è grazie alla sua fondazione, nel 1985, che Hayao Miyazaki ha potuto finalmente dar vita ai propri progetti e realizzare capolavori universalmente conosciuti come unici ed inimitabili.

Ma chi è Hayao Miyazaki?

Nato il 5 Gennaio del 1941, a Bunkyō (Tokyo), nonostante avesse percorso uno studio accademico in Scienze Politiche ed Economia, Hayao riprende la sua passione adolescenziale per gli anime e manga, entrando a far parte dello staff della Toei Animation Company come disegnatore.

Benché i primi successi, dove ha diretto alcuni episodi della serie “Lupin III” (tra cui anche un film: “Lupin III – Il castello di Gagliostro”) e “Il fiuto di Sherlock Holmes”, la prima opera scritta ed illustrata di Hayao arriva nel 1982, con la pubblicazione di Nausicaä della Valle del Vento tramite la rivista Animage . Successivamente, due anni dopo, ne verrà tratto un film d’animazione, sempre da lui diretto, e sarà il successo di quest’opera a convincere Hayao nella fondazione di un suo personale studio: insieme a Isao Takahata, lo Studio Ghibli entra definitivamente in scena.

Il suo lavoro ha raccolto i premi più importanti delle “accademie” cinematografiche: Due Oscar (Spirited Away, 2001, per il miglior film di animazione e 2014, alla carriera), Orso di Oro di Berlino (2002) e Leone d’oro di Venezia alla carriera (2005).

Le opere di Miyazaki e del suo studio, che hanno unanimemente raccolto il consenso sia dalla critica quanto dal pubblico, hanno lasciato un’impronta nel mondo dell’animazione cinematografica tale da mutare la considerazione ed i pregiudizi che invece ancor minavano l’universo degli anime, permettendogli di uscire dai confini del Sol Levante.

La sensibilità e la delicatezza, la bellezza e le suggestive atmosfere, con il quale è in grado di raccontare storie terribilmente reali e sempre attuali, riescono a coinvolgere non solo un pubblico molto giovane ma ad attrarre e conquistare un target che non ha età: i film di Miyazaki sono indirizzati a chiunque.

Ciò che più contraddistingue l’autore è la capacità di narrare storie attraverso il fantastico che racconta il vero, e il vero che sembra fantastico ma non per questo fittizio.

Fare delle proprie battaglie il proprio inno

Le atmosfere di Miyazaki richiamano quasi al mondo onirico: sogni e fantasie dell’infanzia prendono vita tra colori pastellati, immagini allegoriche e contesti a tratti surreali. La magia in queste ambientazioni non risiede tanto in poteri magici comunque sapientemente rappresentati, né tantomeno in personaggi che richiamano la forma più classica del fantasy, quanto sono il non visto e il non detto della sua narrazione a rendere le opere, e i mondi i cui si muovono, originali e unici.

È essenzialmente complesso descrivere a parole l’intensità di ciascun racconto. Vere e proprie poesie visive e musicali con il quale l’autore esprime le proprie idee, i propri sentimenti, le proprie dirette esperienze di vita.

Ogni storia è estremamente diversa dall’altra, il tema che le colora tangibile ma non per questo predominante al fine di una narrazione coerente e immersiva.

Se ne “La Città Incantata” la protagonista Chihiro, una ragazza di soli dieci anni, si ritrova catapultata in una città abitata da fantasmi, spiriti, demoni e streghe; di tutt’altro avviso è invece ciò che vediamo, ad esempio, in “Porco Rosso” (1992). Benché l’uso di elementi allegorici e fantastici sia una costante nella filmografia di Miyazaki, in “Porco Rosso” questa è quasi del tutto assente: sono sì presenti aspetti irrealistici come animali antropomorfi, ma questi si muovono in un contesto reale e contemporaneo. Il film in questione è ambientato nel 1929 ed il suo protagonista è Marco Pagot, un abile pilota della Regia Aeronautica che, nel corso della Prima Guerra Mondiale, sopravvive miracolosamente ad un

incidente che però ne sfigurerà il volto al punto da fargli assumere le sembianze di un vero e proprio maiale.

Il tema del volo per Miyazaki è quasi un’ossessione: passione geneticamente ereditata dal padre Katsuji, ingegnere co-proprietario di una fabbrica che produceva parti di aerei, ma che ha da sempre avuto una forte influenza in Hayao sin da bambino. Per lui, come racconta anche in diverse interviste, volare è come una sorta di liberazione dalla gravità.
Anche nelle sue opere è un concetto assai ricorrente e liberatorio per ognuno dei suoi protagonisti.

Come prima detto, è con poetica naturalezza che rappresenta sogni e desideri, ma è nell’esporre la crudele realtà che la sensibilità di Miyazaki emerge e lo innalza ad assoluto maestro e primario riferimento nel cinema autoriale contemporaneo.

Non esiste il bene assoluto, così come non esiste il male assoluto. Ogni personaggio nelle opere dell’autore hanno una profondità ed una sfaccettatura tale che definirli tradizionalmente con l’appellativo dibuoni o cattivi sarebbe riduttivo e irrealistico.

I protagonisti dei film di Miyazaki sono sempre molto giovani, e seguono un percorso di crescita e maturità che spesso verte attraverso esperienze dal forte impatto emotivo e segnante nelle loro vite. In “Il mio vicino Totoro” le due piccole protagoniste si trasferiranno insieme al padre in un paesino di campagna, potendo così far visita più spesso la madre ricoverata in ospedale per una grave malattia. Analogamente accade in “Si alza il vento”, ove il tema del dolore e della perdita si direbbe centrale all’interno della pellicola ghibliana.

Ambe due le opere sono espliciti riferimenti ad episodi che hanno segnato l’infanzia dello stesso autore: sua madre, Dola, era affetta da tubercolosi.

Racconti di crescite non solo individuali ma collettive Miyazaki ha più volte dichiarato di non avere uno schema prefissato nella realizzazione delle sue opere, mantenendo in tal modo l’unicità di ciascuna pellicola rispetto ad un’altra. Eppure il tocco artistico del maestro è riscontrabile non solamente nella bellezza visiva e tecnica, ma nei messaggi che chiari emergono e che non lasciano spazio ad erronee interpretazioni.

È elegante ma d’impatto il femminismo dimostrato dal giapponese, anteponendo le donne come protagoniste in quasi tutte le sue opere cinematografiche e dimostrandosi tutt’altro che deboli o inappropriate nel ruolo di vere e proprie eroine che ricoprono. Anche figure secondarie femminili si mostrano ben caratterizzate e degne di nota, dettaglio che tutt’oggi si mostra affatto scontato sul grande schermo e non.

Miyazaki racconta della forza d’essere non solamente come caratteristica individuale di un singolo personaggio, ma come parte fondamentale del mondo in cui si svolgono le vicende di tutte le sue trasposizioni visive: la natura. La natura è sempre rigogliosa, florida, ed anche pericolosa se minacciata dall’incauto avvento dell’uomo che vuole “conquistarla” con il suo invadente progresso.
Centrale nel film “Princess Mononoke”, nel quale si racconta in forma di mito l’inevitabilità dello scontro fra natura e uomo ma in esso vi è l’esplicito invito ad una possibile pacifica convivenza, laddove il rispetto per la prima venga salvaguardato. L’amore per la natura sfocia in odio per gli umani, e l’odio genera sanguinolenti scontri. Le guerre però non sono mai la soluzione adeguata al raggiungimento della pace e

Miyazaki esprime il suo parere in merito attraverso il suo protagonista
, Ashitaka, i cui unico desiderio è quello di porvi fine.

Il tema dell’ambientalismo
viene sagacemente affrontato anche nell’allegro e spensierato “Ponyo sulla scogliera”, in cui viene spiegato del perché i pesciolini mostrino una forte antipatia nei confronti degli esseri umani: generano eccessiva sporcizia, e la loro incuria si riflette nelle acque dalla quale si pesca nient’altro che spazzatura. Anche in “Ponyo sulla scogliera” l’equilibrio della natura comincia a sgretolarsi, ed è solamente attraverso l’espressione dell’amore più sincero e puro di Sōsuke nei confronti di Ponyo che l’equilibrio può essere ripristinato.

La costante ricerca di una musa

Nel mondo l’importanza dell’ispirazione è spesso e volentieri poco riconosciuta, o comunque fraintesa. C’è chi reputa il “trarre ispirazione” come una sorta emulazione prim’ancora che di un omaggio, finendo dunque con lo sminuire l’operato stesso.

Nell’arte è invece fondamentale per capire il percorso di un’artista, per notare e comprenderne il cambiamento e la maturazione che lo porta poi a diventare realmente tale e con un suo stile unico e definito. Miyazaki non si è limitato (a cosa?). Egli riconosce , ammettendo di aver sottratto un qualcosa da ciascun autore da lui seguito, e di averle poi rielaborate per farle completamente proprie ed uniche.

Ci sono autori suoi connazionali come il regista Akira Kurosawa, ma anche molti occidentali ad aver attirato l’interesse di Hayao, come lo scrittore ed illustratore francese Jean Giraud. Ancora, la scrittrice Ursula Kroeber Le Guin, così come Roald Gahl a proposito di romanzi a tema di piloti ed aerei.

Nonostante Miyazaki abbia ormai raggiunto e superato la soglia degli ottant’anni, e nonostante avesse annunciato diversi anni prima l’intenzione di ritirarsi dalle scene per far spazio al figlio Gorō, lasciandogli in eredità tutto il suo patrimonio culturale e artistico; il caro Hayao proprio non riesce a stare per troppo tempo lontano dal suo lavoro.

“How Do You Live?” è l’ultimo progetto annunciato dallo Studio Ghibli, e stando ad interviste rilasciate da uno dei membri dello studio di produzione nipponico, Miyazaki potrebbe stare ad un buon punto per la fine dello stesso.

 “Ciò che Miyazaki vuole è più che una semplice riproduzione della realtà. È la realizzazione di un’immagine che vada oltre la realtà!”, sostiene.

Le parole di Toshiyuki Inoue, animatore veterano dello Studio Ghibli. , rilasciate durante un’intervista al podcast giapponese After 6 Junction il quale non manca di infondere rinnovata fiducia nei confronti delle idee e delle capacità maestro fondatore dello Studio.

È la realtà dei fatti: il tempo scorre per tutti, si invecchia e si rischia di restare indietro. Ciò a cui però ci ha abituati Miyazaki è la sua capacità di stare non solo al passo con essi, ma di anticiparli.

Alle sue idee e capacità si devono capolavori eterni e magnifici.

Alla sua morale si devono messaggi di speranza e preziosi insegnamenti di vita.

Alla sua storia si deve ciò che è stato il futuro degli anime e dell’animazione cinematografica.

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