venerdì, Novembre 22 2024

E’ mai possibile? Un altro film su Pinocchio? Se ne contano ad oggi almeno una quarantina a iniziare dal primo, muto, del 1911; la versione del 2019 di Matteo Garrone con Roberto Benigni come Geppetto sembrava aver messo, almeno per noi italiani, una parola definitiva ma ora Disney+ propone la sua versione live action e computer grafica con un regista (Robert Zemeckis) e un attore (Tom Hanks) di tutto rispetto. Un’uscita molto probabilmente frettolosa, perché per Natale arriva subito un altro Pinocchio, su Netflix realizzato dal regista premio Oscar Guillermo del Toro.

Riuscirà il pubblico a interessarsi ancora a questa storia che ci viene proposta in modo quasi martellante? Oltretutto risulta che il racconto del burattino che diventa un ragazzo non è più da tempo, la lettura preferita dei bambini. Ma allora? Il destino di un romanzo come quello di Pinocchio, cioè l’essere immortale, è tipico dei grandi classici. Vengono in mente, per analogia, i romanzi di Jane Austen: si racconta di tempi per noi ormai molto lontani, dove le ragazze dovevano solo aspirare a venir scelte da un bel principe azzurro e diventare buone madri di famiglia; di indipendenza tramite il lavoro neanche a parlarne. Ma l’universale stava nell’animo di quelle ragazze, di quei ragazzi impegnate/i a comprendere cos’è il vero amore e a scoprire la bellezza del vivere intensamente gli affetti familiari e le amicizie sincere.

Pinocchio è invece un racconto di formazione con grande varietà di componenti ideologiche e formali che può essere letta a vari livelli, per i bambini come per gli adulti (in effetti ogni autore ha cercato di proporre la sua personale interpretazione). La lettura più accreditata è quella di un Pinocchio che matura sbagliando, seguendo la figura di un padre lavoratore onesto (Geppetto) e di una mamma amorevole pronta a curarlo (la Fata Turchina) con l’aiuto della voce della coscienza e sotto il controllo costante della legge (i carabinieri). Quanto ci ha voluto dire Collodi è in linea con la morale della società borghese e industriale di fine Ottocento

Se la versione del 2019 di Matteo Garrone è abbastanza allineata al testo originale, Robert Zemeckis ha avuto un altro obiettivo: essere fedele al cartone Disney del 1940. Una iniziativa che va inquadrata all’interno del progetto più ampio della Disney di conservare, attraverso versioni con attori in carne ed ossa, il copyright sui propri classici.

La versione del 1940, sicuramente notevole a quel tempo per i progressi raggiunti nell’animazione, aveva già depurato, rispetto al testo originale, tutti gli aspetti più violenti (Pinocchio non schiaccia il grillo parlante uccidendolo, lui stesso non viene impiccato) ma soprattutto non era più un monello dispettoso ma piuttosto un ingenuo bambino inesperto della vita.
Questa versione del 2022 è fedele al suo modello fino a riprodurre in buona parte le stesse sequenze e a far dire ai protagonisti le stesse frasi.

Questa copia è stata però realizzata in peggio. C’è un problema di ritmo (tutta la prima parte, la vita di Geppetto all’interno della sua bottega, è inutilmente lunga e dettagliata). I vari personaggi appaiono e poi si dileguano senza approfondimenti (la fata turchina appare solo all’inizio, per dar vita al burattino; il gatto e la volpe fanno il loro mestiere di truffatori di Pinocchio ma poi non si vedono più). Le arie che vengono cantate non hanno nulla di memorabile. Pinocchio ha un solo schema mentale che ripete ossessivamente: fare contento suo padre; peccato che si lasci sempre imbrogliare. Almeno gli aspetti morali sono stati diligentemente conservati: il grillo diventa “ministro della conoscenza del bene e del male di Pinocchio e suo consigliere nei momenti della tentazione”.

Le poche varianti rispetto alla versione del ’40 sono: aver intensificato il dolore di Geppetto, che risulta essere un vedovo che ha perso anche suo figlio e l’introduzione di una ragazza del circo che cerca di aiutare il ragazzo di legno contro il cattivo Mangiafuoco. Per Pinocchio è la scoperta della tenerezza dell’affetto, una ragazza che è stata inserita per sopperire alla carenza di figure femminili. È proprio verso il finale che si intravede una sostanziale modifica rispetto al testo originale e a qualsiasi altra versione precedente. In fondo, analizzando le ultime produzioni Disney, potevamo aspettarcelo: anche in questo lavoro viene posta particolare attenzione verso il “diverso”. Geppetto è riconoscente per essere stato salvato da Pinocchio, lo ama per quello che è, non occorre che venga trasformato in un bambino in carne ed ossa. Come questa prospettiva è molto probabile che venga prodotto un sequel.

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