giovedì, Novembre 7 2024

Abbiamo parlato con don Federico Fabris, sacerdote della diocesi di Padova dal 3 giugno 2007, proveniente da un piccolo paese di montagna, Roana, sito nell’Altopiano di Asiago (Vicenza). Dallo scorso 11 ottobre 2015 è parroco di Camporovere, piccolo paese che si trova vicino a Roana, di circa 400 abitanti.

Afferma di trovarsi in una realtà molto piccola il cui tessuto sociale è poco stimolante. Quindi, dice, “il ministero è… tutto da inventare!”.

Ama dedicarsi il più possibile alle persone che soffrono o che si trovano a vivere situazioni particolari e difficili. Dedica parecchio tempo alla lettura e attualmente “segue” la Nazionale Italiana di Calcio Amputati. È appassionatissimo di calcio e tifa Vicenza.

1) Don Federico, lei gestisce una pagina Facebook ( www.facebook.com/DonFedericoFabris/ ), in cui condivide pensieri e riflessioni sulla vita cristiana. Cosa pensa dei social network? Perché crede che possano essere delle piattaforme adatte per parlare di Dio?

Penso che i social network possano essere uno strumento attraverso cui è possibile far passare qualche frammento di bene, di Vangelo, di fede. Li utilizzano, ormai, la maggior parte delle persone, abituate sempre più a cose immediate, istantanee, veloci: c’è la possibilità, nel giro di pochi secondi, di raggiungere migliaia di persone. Come ogni oggetto e ogni strumento, le piattaforme social possono essere utilizzate per il bene o per il male. Ma leggere anche solo una frase o un pensiero profondo può dare un “là”, una carica diversa alla giornata di chi magari si trova come
sempre nel suo ufficio…

Se però questi mezzi si sostituiscono al dialogo, alle relazioni, ovviamente smettono di avere una funzione positiva. Il giusto equilibrio nel loro utilizzo dona equilibrio alla vita e alla fede.

Queste “piazze virtuali” possono essere adatte per parlare di Dio perché Gesù stesso per far conoscere Dio ha utilizzato un linguaggio semplice, popolare. Quello dei social network può esserlo!

2) In che modo Internet può essere messo al servizio del bene? Può farci alcuni esempi legati alla sua esperienza?

Internet può essere un mezzo ottimo ed efficace per compiere il bene, sicuramente. Velocizzando la comunicazione (basta un click!) è possibile realizzare tante attività e condividere fatti positivi, cercare informazioni, essere aiutati ad ampliare le proprie conoscenze e la propria cultura…

Per me è un utile strumento per confrontarmi con cammini di fede di altre diocesi, di altri Paesi; per conoscere eventi o proposte su qualche tematica, qualche documento… Mi aiuta a rimanere “dentro al mondo”, non come spettatore, ma come protagonista, che tenta di fare al meglio la sua parte.

3) In uno degli articoli presenti nella sua pagina, affronta il delicato tema dell’omosessualità. Noi di Family and Media sull’argomento ci permettiamo di consigliare ai nostri lettori il testo Attrazione per lo stesso sesso di John Francis Harvey, un libro che si propone di sostenere coloro che hanno tendenze omosessuali e desiderano vivere nell’amore di Dio, camminando alla luce del Vangelo, nel rispetto della dottrina della Chiesa, per raggiungere una felicità piena. Lei cita invece un testo di Philippe Arino, Omosessualità controcorrente – Vivere secondo la Chiesa ed essere felici. Perché?

Amo consigliare libri: possono essere una grande fonte arricchimento, un’occasione per scoprire e conoscere meglio realtà o situazioni di cui si sa poco, magari con superficialità o solo “per sentito dire”. Anche la questione in merito va trattata con rispetto e prudenza, evitando facili sentenze, come purtroppo sovente capita.

Per questo consiglio il libro: perché si presenta come uno strumento utile per “capire qualcosa in più” su un tema che ai nostri giorni chiede di ponderare e valutare tante situazioni, che talvolta nascondono sofferenza e fatica.

4) Quali sono gli argomenti che affronta più volentieri nella sua pagina e perchè?

Nel curare la mia pagina non seguo una scaletta particolare di argomenti: il mio obiettivo è aiutare a pensare, a far riflettere chi legge. Alcuni argomenti mi vengono suggeriti dalle persone, o da qualche loro difficoltà; altri possono nascere dopo aver vissuto una determinata esperienza di condivisione, di confronto; altri scaturiscono da articoli che leggo nei quotidiani…

In ogni caso, non mi interessa affrontare argomenti banali: desidero che siano in linea con i valori, la fede, le domande profonde e più difficili che le persone si pongono. Per questo accetto, e, anzi, a volte cerco spunti da laici, giovani, mamme o papà di famiglia, per buttare giù qualche riga…

5) Sappiamo che lei è autore di alcuni libri… Di cosa ama scrivere?

Al momento sono due i testi che ho curato. Il primo, assieme ad altri quattro confratelli sacerdoti, della diocesi di Padova, per ricordare un nostro caro amico, Michele Dal Bianco, salito in cielo lo scorso 13 febbraio 2015, per un tumore alla testa, dopo 33 mesi di lotta contro il male. Il testo si intitola Niente è impossibile ed è un piccolo vangelo dei nostri giorni (così è stato definito). Abbiamo voluto raccontare la nostra esperienza accanto ad un ragazzo che ben cosciente di ciò che gli stava accadendo, ha saputo vivere con fede e con coraggio anche la malattia e ha donato a noi una testimonianza molto forte!

Il secondo, invece, si intitola La tua Chiesa ed è una raccolta di riflessioni che ho realizzato chiedendo a giovani e genitori come sognano la Chiesa. Dai loro contributi sono nate delle riflessioni, che ho pensato di stendere in un piccolo “manualetto”, e che – mi auguro – possano contribuire a far emergere tutta la bellezza della Chiesa: una chiesa vera, allegra e che non si stanca di proporre il Vangelo… quel Vangelo su cui vale la pena scommettere la propria esistenza!

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