sabato, Novembre 23 2024

Cosa ne pensano dei giornali, dei notiziari alla televisione o dei portali web di informazione in Danimarca, Spagna e Usa? E’ ancora credibile la figura del giornalista, ma soprattutto sono più affidabili i media tradizionali come stampa, radio e tv o quelli digitali frubili da pc, tablet e smarphone? Questi sono alcuni dei quesiti a cui si è cercato di dare una risposta, attraverso uno studio, pubblicato nel Giugno del 2023, dal titolo Perceptions of journalism and trust in news among traditionalist and digitalist media users. A comparative analysis of Denmark, Spain and USA (Giugno 2023) dei riceratori Aurken Sierra, Javier Serrano-Puche e Jordi Rodriguez-Virgili dell’Università di Navarra.

Lo studio analizza il livello di fiducia nelle notizie e la relativa credibilità attribuita al giornalismo e ai media, da parte degli utenti di Danimarca, Spagna e Stati Uniti, tre Paesi che sono stati appositamente scelti proprio perché molto diversi tra di loro, dal punto di vista mediatico, come classificato dagli studiosi Hallin e Mancini (2004): il Modello Corporativista – Democratico per la Danimarca, il Modello Pluralista Polarizzato per la Spagna e il Modello Liberale per gli Stati Uniti.

Questionario e metodologia

La ricerca è stata fatta attraverso due sondaggi online, effettuati nel 2019 e nel 2020 e condotti dal Reuters Institute su un panel di 2.000 persone in ciascun Paese. Il questionario online contiene un’ampia gamma di domande sulle modalità di fruizione delle informazioni. Gli utenti che consumano le notizie utilizzando fonti tradizionali (giornali, radio o TV) sono stati assegnati alla categoria “tradizionalisti”, mentre coloro che fruiscono di news principalmente dai dispositivi digitali (smartphone, tablet o computer) sono stati assegnati alla categoria “digitali”.

I risultati della ricerca

I risultati di questo studio mostrano che gli utenti che fruiscono le notizie attraverso i media tradizionali come giornali, radio e televisione hanno un livello di fiducia più elevato di quelli la cui principale fonte di informazione sono i dispositivi digitali. Gli utenti dei media tradizionali hanno anche un grado di soddisfazione più elevato nei confronti di quello che riguarda le funzioni classiche del giornalismo, come responsabilizzare le istituzioni (funzione contraddittoria), diffondere informazioni di attualità (funzione divulgativa) e spiegare gli eventi e la realtà al proprio pubblico (funzione interpretativa). Esistono differenze tra i Paesi, soprattutto nella valutazione della funzione contraddittoria. Gli spagnoli, che appartengono ad un sistema classificato come pluralista polarizzato, sono quelli che valutano peggio l’adempimento dei media nel loro Paese.

In un’epoca caratterizzata da un eccesso di notizie e dalla presenza in contemporanea di diversi media sia analogici sia digitali, i risultati evidenziano comunque la generale prevalenza di un utilizzo crossmediale, sia analogico sia digitale, tra gli utenti intervistati. Tuttavia, a questo proposito, emergono delle disparità tra i tre Paesi coinvolti nella ricerca. Gli americani e i danesi mostrano una marcata preferenza per i media digitali, mentre la differenza tra l’adesione ai media digitali e quelli tradizionali tra gli spagnoli è minima.

In generale, gli utenti che consumano notizie attraverso giornali, radio o televisione mostrano in media una maggiore fiducia nelle notizie rispetto agli utenti che accedono alle notizie attraverso i dispositivi digitali.

Conclusioni

Insomma, l’accesa rivalità tra media tradizionali e media digitali, sembra non avere fine, alternandosi tra continui sorpassi in curva. Quello che è interessante notare in questa ricerca è che la fiducia nel giornalismo non è poi così terribilmente crollata, se è vero che esistono utenti che credono ancora nella funzione di responsabilizzazione della leadership al potere e delle istituzioni da parte dei media di informazione. Magari, esiste un punto di equilibrio, tra questa visione molto rosea e quella terribilmente più pessimistica della Edelman Trust che nel suo report del 2020, presentava la figura del giornalista in forte picchiata in termini di credibilità e di influenza positiva nel sociale. In un mondo dove con i social network tutti hanno a disposizione un megafono per diffondere i propri contenuti, con il rischio di perdere il confine tra informazione e disinformazione, news e fake news, il ruolo di intermediazione del giornalista rimane fondamentale, per salvaguardare gli equilibri esistenziali della libertà di espressione e di pensiero.

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