giovedì, Aprile 25 2024

Tra le conseguenze portate dal Covid nell’ultimo anno è da considerare
anche un aumento consistente della fruizione di contenuti pornografici.

A rivelare questo incremento è una

ricerca

svolta dall’istituto Eumetra e Pornhub (noto sito che veicola contenuti
pornografici) riportata dall’agenzia di stampa Adnkronos.

Per quanto riguarda il paese nel quale vivo, l’Italia, ai tempi di lockdown
una larga fetta della popolazione (il 37%) ha “rinunciato al sesso”, per la
paura del contagio o per le restrizioni negli spostamenti, in favore della
frequentazione di siti porno. Per oltre 8 milioni di italiani, il porno ha rappresentato una
valvola di sfogo per la frustrazione, la paura, l’ansia delle restrizioni.



Perché un italiano su sette ha avuto bisogno di rifugiarsi nel
porno per affrontare le difficoltà legate alla pandemia?

Noi di Family and Media una risposta sul perché si senta la
necessità di fruire contenuti pornografici, avevamo già provato a darla
nell’articolo

Pornografia: la vera causa è la mancanza di relazioni sociali.

In tutta onestà e senza giudicare nessuno, più che il Covid ci sembra sia
la mancanza di “relazioni vere” ed autentiche che porti ad incollarsi a dei
video dove le persone sono trattate come cose o a vivere la sfera intima
come “scambio di prestazioni”, anziché come legame indissolubile tra due
persone che si appartengono prima nel cuore.

È la mancanza di una profonda stima di sé, di amicizie sincere, di
condivisione, di comunione, di rapporti belli e costruttivi che porta a
colmare in questo modo dei vuoti.

In poche parole, perdonatemi la crudezza, “Se non ho amore, mi accontento
del sesso”.


Il Covid ha riempito le tasche di chi vende contenuti porno

Se è vero che si trova nel cuore umano – e non nel virus – e che la vera
ragione della fuga nel porno non è dovuta al Covid (già prima della
pandemia i numeri erano da capogiro: ho letto che “ci vorrebbero 68 anni
per vedere tutti i video caricati su Purnhub”), è interessante analizzare
la ricerca riportata da Adnkronos per capire l’entità del fenomeno e per
vedere con più chiarezza come una situazione dolorosa (la pandemia,
appunto) abbia permesso a chi lavora nel settore del porno di lucrare sulla
solitudine delle persone.

Durante il lockdown primaverile, il traffico su Pornhub proveniente
dall’Italia ha subìto un aumento medio giornaliero del 30%. In relazione a questa
crescita, indicativa di quella complessiva del settore,

l’8% degli intervistati ha guardato per la prima volta siti di questo
genere in coppia

, durante il lockdown.

Proprio durante il lockdown, inoltre,

il 10% degli intervistati, ha dichiarato di aver scoperto nuovi generi
di contenuti pornografici

.

Lo scorso anno, a marzo 2020, nel pieno dell’emergenza sanitaria più grande
da un secolo a questa parte, proprio la piattaforma Pornhub aveva
reso gratuito l’accesso ai suoi contenuti.

Un gesto “caritatevole”? Un modo per “consolare”, “alleviare sofferenze”,
“permettere distrazione” a uomini e donne rinchiusi in casa e spaventati?
Oppure una scusa per “fidelizzare nuovi utenti”, “renderli dipendenti” e
poi far pagare – più avanti – il conto per le loro debolezze?

Ecco, ora stanno raccogliendo i frutti di ciò che hanno furbamente
seminato.

Molte attività hanno abbassato per sempre la saracinesca, tantissime hanno
dovuto ridurre il numero di impiegati (solo in Italia, si sono persi quasi
un milione di posti di lavoro in un anno!), ma le aziende del porno,
purtroppo, hanno fatto fortuna.



Il coraggio di difendere la dignità dell’essere umano e il suo
corpo

Un’amica mi ha raccontato di aver ascoltato, molti anni fa, in Assisi, la
testimonianza di un uomo che possedeva una videoteca. Dopo essersi
convertito al cristianesimo e aver compreso fino in fondo quale grande
dignità ha l’essere umano, decise di dare un taglio netto: eliminare dal
suo negozio tutti i film con contenuti pornografici.

Risultato? La videoteca iniziò ad avere molti problemi economici, ma l’uomo
non tornò indietro. E finì per chiudere.

Sembra una storia senza lieto fine. Da cattolica, la mia amica si aspettava
che Dio gli facesse duplicare le vendite. Invece, ha dovuto cambiare
lavoro.

Ma possiamo davvero dire che non ci sia stata ricompensa? O Dio ha solo
ricompensato quest’uomo in modo diverso dalla logica umana?

Diciamocelo: quasi tutte le videoteche sarebbero comunque chiuse, con
l’avvento di Internet e delle piattaforme e un lavoro nuovo lo avrebbe
dovuto comunque trovare. Lui, però, prima, ha avuto l’occasione di fare una
scelta forte, coraggiosa, illuminante. Chissà che altri, sull’esempio di
persone così, non sentano oggi il desiderio di rinunciare a qualcosa pur di
smettere anche loro di sfruttare la debolezza della carne.

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