venerdì, Marzo 29 2024

La musica ha una grande portata comunicativa: chi canta dei testi non “dice
solo qualcosa”, ma suscita emozioni, evoca ricordi e – toccando anche
l’inconscio – trasporta la mente di chi ascolta in mondi vicini o lontani,
fa luce su ferite e sogni nascosti.

Una canzone può cambiare la percezione della realtà, ispirare decisioni,
favorire la crescita interiore di una persona.

Al contrario, una musica aggressiva e invasiva può portare a una chiusura,
ad un “imbrutimento del cuore”. Può dilatare sensazioni negative e
suscitare sentimenti di disprezzo.

Perciò, potremmo dire che attraverso la musica – come attraverso ogni altra
forma di comunicazione – si può fare del bene e si può fare del male. In
poche parole, la musica può elevarci o inabissarci.

Dal momento che essa è capace di stimolare e di veicolare messaggi con una
potenza straordinaria, la sua funzione educativa non è irrilevante.

Ma come o perché utilizzare questo strumento nel rapporto con figli o
studenti? Ecco alcuni semplici suggerimenti per invitarvi a sfruttare al
meglio le potenzialità della musica in ambito educativo.

Perché si canta ai bambini?

Vi siete mai chiesti perché – anche senza avere chissà quali doti canore – siamo soliti intonare filastrocche o ninne nanne per
calmare, addormentare o semplicemente relazionarci con dei bimbi
piccolissimi, addirittura appena nati? Perché quasi tutte le mamme, le zie,
le nonne (e addirittura degli insospettabili nonni!), improvvisamente si
ritrovano ad imparare a memoria testi e melodie per poi ripeterli ai loro
piccoli come dei rituali? E perché i bambini, effettivamente, si acquietano
quando gli adulti cantano per loro?

La risposta è che tutti, in qualche modo, nasciamo “portati per la musica”:
nel ritmo musicale, infatti, troviamo rassicurazione, perché inconsciamente
esso ci ricorda il battito del cuore di nostra madre,
ascoltato continuamente nel grembo materno durante il periodo della
gestazione.

C’è qualcosa di ancestrale e viscerale nel legame che ciascuno di noi ha
con la musica. Essa inconsciamente ci dice: “Vita!”; ci ricorda che non siamo soli, che ci sono molti altri cuori a battere
insieme al nostro.

Ma oltre a suscitare un senso di protezione e sicurezza istintivi, la
musica porta dei benefici nello sviluppo delle abilità dei più piccini?

I benefici della musica nella crescita

Abbiamo già visto che parlare con i bambini o

narrare loro delle storie, ha molti vantaggi dal punto di vista della
relazione bambino-adulto e dello sviluppo cognitivo e linguistico

. Ebbene, anche la musica può avere un ruolo fondamentale nella loro crescita. Essa, infatti:

  1. Favorisce la concentrazione e lo sviluppo di una buona memoria
  2. Rafforza le capacità creative e di immaginazione
  3. Aiuta ad avere il controllo della propria emotività
  4. Accresce l’autostima
  5. Attraverso la musicalità della voce della mamma, il bambino può
    sviluppare capacità di ascolto e di comunicazione.
  6. Il movimento del corpo al ritmo di musica – il ballo – è un valido
    strumento nel percorso di crescita, perché favorisce nel bambino la
    scoperta di se stesso e delle sue abilità.

I numerosi effetti positivi della musica, riconosciuti
ormai da psicologi, pediatri e ricercatori sulla materia, hanno portato
alla nascita di vari progetti culturali in tutto il mondo (un esempio in
Italia è riportato in questo articolo:

Cantare ai bambini fa bene: sviluppa l’intelligenza

).

Perciò, se avevate delle riserve a lasciarvi andare in esibizioni poco
esaltanti dal punto di vista artistico, sappiate che la scienza è con voi.

Anche se forse siete tra coloro che non azzeccano proprio tutte le note, trovate il tempo per cantare con i vostri bimbi.
Selezionate qualche canzone, in modo naturale e spontaneo, così che diventi
una sorta di rituale… oltre ai benefici di cui sopra, avere le “vostre
canzoni” rafforzerà il vostro legame.

Il ruolo della musica nell’adolescenza

La musica cambia, in tutti i sensi, quando non è più un bambino ma un
adolescente il figlio o l’allievo con cui ci relazioniamo.

Nel travagliato periodo adolescenziale, in cui i ragazzi sentono il bisogno
di “appartenere a qualcosa” per capire chi sono, la musica diventa un elemento di coesione all’interno di un
gruppo o un modo di esprimere il proprio stile di vita.

La musica permette ai ragazzi anche di far venire fuori le loroemozioni, i sentimenti o i pensieri che li attraversano. Mediante la scelta di brani
o melodie, essi esternano desideri e frustrazioni, legati ad una fase della vita in cui la
personalità si sta ancora plasmando e in cui prevalgono ribellione, bisogno di affermazione,
voglia di cambiamento.

La

musica li aiuta, quindi, a focalizzare, comprendere, buttar fuori tutto

ciò che li attraversa; diventa una valvola di sfogo, uno strumento di
appropriazione del sé e un modo per comunicare con i coetanei.

Ma gli adulti? In che modo possono inserirsi in questo processo di
trasformazione attraverso la musica? Essa offre spunti di incontro e confronto: può aiutare l’adulto
a relazionarsi con l’adolescente, che spesso devia da ogni dialogo. Ecco un
esempio:


La musica come strumento per dialogare con gli adolescenti

Prima di tutto noi adulti dovremmo sapere questo:

con il tipo di musica che ascoltano, i ragazzi indirettamente ci stanno
dicendo qualcosa

, anche se magari non ci rivolgono la parola.

Ci stanno dicendo “cosa” li sta attraversando in quel periodo della vita.

Il nostro consiglio è quindi questo: interessatevi alla loro playlist, ascoltate attentamente i
testi che ascoltano loro e perché no, avviate un dialogo proprio chiedendo
con interesse e rispetto perché amano quel determinato testo e cosa trovano
di bello in una determinata melodia.

Lo scrittore Alessandro d’Avenia, insegnante di liceo e autore di
best-seller di fama internazionale come Bianca come il latte,rossa come il sangue, Cose che nessuno sa o Ogni storia è una storia d’amore (

intervenuto, come riportato di recente, in un seminario sul tema
dell’educazione dei giovani attraverso i classici

) in un

articolo per la rubrica, “Letti da rifare”

, che firma per il Corriere della Sera – uno dei principali
quotidiani italiani – invita genitori e insegnanti a usare la musica per
penetrare la corazza dei ragazzi:

“Il letto da rifare oggi allora può essere dedicare una sera a
settimana all’ascolto musicale reciproco: una canzone la sceglie papà,
una mamma, una a testa i figli, una anche la nonna/o.

Ciascuno la racconta e spiega, gli altri ascoltano senza giudicare,
ma ponendo domande

, così conoscerà le parole del desiderio dell’altro, e magari qualche
sua ferita, debolezza, ricordo, sogno, tenebra. Continuate il giro
finché vi va: immaginate che jam-session ad alta tensione con
Simon&Garfunkel accanto a Eminem, Battisti a Salmo, Chopin a
Sfera… Fatene una playlist familiare e ascoltatela. Io lo faccio con
ogni nuova classe: chiedo a ciascuno la canzone preferita, compilo la
playlist (titolata maccheronicamente in base alla classe: «First A
Greatest Hits») che ascolto con attenzione per sondare il cuore di chi
ho di fronte: un «appello» musicale.

Così la musica diventa gioia, scoperta, scontro-incontro
generazionale, relazione: cioè vita

. Magari a casa e scuola ce ne fosse di più…”

Previous

Un appello ai media: per favore, parlateci di matrimonio, non della festa di nozze

Next

I cinque pericoli che corriamo quando scriviamo sui social

Check Also