5 consigli per recuperare la comunicazione in famiglia
Abbiamo notato che tra gli articoli più letti del 2020 ve n’è uno in cui offriamo 10 consigli per comunicare bene in famiglia.
L’interesse dimostrato per quel pezzo potrebbe essere legato, in parte, anche al periodo di restrizioni in cui ci troviamo da un anno a questa parte: abbiamo meno occasioni di socializzare o viaggiare, meno distrazioni e diversivi, possiamo vederci poco con gli amici e così le mura domestiche sono diventate il luogo principe delle nostre giornate, lo spazio fisico e umano più abitato da tutti noi.
I “congiunti” sono diventati, per lunghi mesi, i nostri unici interlocutori “fisici”: volenti o nolenti, siamo stati costretti a guardare in faccia la realtà famigliare in cui ci troviamo e forse abbiamo dovuto constatare che il clima di dialogo e di comunione… può migliorare molto.
E allora cosa fare? Da dove cominciare?
Non pretendo di fare la psicologa (non mi compete) né tanto meno la supponente orientatrice familiare.
Vorrei solo tentare di offrire alcuni spunti di riflessione, che nascono dall’osservatorio di Family and Media e dalla mia personale esperienza.
1. Forzarsi a un sano distacco dalla tecnologia
Più volte su questo portale abbiamo parlato degli effetti negativi che la tecnologia può avere in famiglia e nelle relazioni con gli altri in generale.
Il nostro primo consiglio, se avete notato una mancanza di comunicazione in famiglia, è quello di osservare e monitorare l’uso che fate degli schermi (tablet, tv, cellulari), prendere consapevolezza del tempo reale che trascorrete nel mondo virtuale (cronometrandovi anche, se serve!) e forzarvi (perché, sì, probabilmente occorrerà uno sforzo per cambiare le vostre abitudini) di ridurre il tempo che passate “in compagnia” della tecnologia.
Se vogliamo riuscire, dobbiamo prendere questo impegno con la stessa serietà di una dieta quando è davvero necessario perdere peso!
2. Fare il primo passo se si vuole cambiare rotta
Se notiamo che manca dialogo, condivisione, armonia, voglia di parlare, scherzare, soffrire assieme, non rassegniamoci allo stato attuale delle cose (“Ormai è così, non posso farci nulla”): proviamo a innescare il cambiamento che vorremmo vedere. In che modo vorreste che l’altro (marito/moglie, figlio/figlia, fratello/sorella) si interessi a voi? Proviamo a guardare dalla prospettiva dell’altro. Quando le cose hanno preso una brutta piega, ci può volere del tempo per vedere miglioramenti (torniamo all’esempio di una dieta: ci vuole tempo per vedere risultati importanti e duraturi), ma non rassegniamoci in partenza. Occorre provare e soprattutto perseverare!
Tornando al discorso della tecnologia, per esempio, iniziamo noi per primi a cambiare, e poi proviamo a coinvolgere anche gli altri, offrendo alternative alla tecnologia.
Mentre scrivo, abbiamo appena concluso un’altra “giornata smartphone free” nel mio focolare, iniziativa ideata da mio marito e accolta con entusiasmo dalla sottoscritta, che sta dando molti frutti in famiglia (era domenica pomeriggio e ci siamo ritrovati, coi nostri figli, a inscenare Cappuccetto Rosso per una quindicina di volte: sarebbe mai successo se avessimo ceduto alla tentazione di rispondere alla noia con i nostri smartphone?)
3. Educarci alla gentilezza
Il modo in cui parliamo è molto importante nelle nostre relazioni. Spesso a casa si sta poco attenti “alla forma” nelle conversazioni, non sempre si usano toni garbati e gentili, talvolta ci si prende la libertà di rispondere male o comunque in modo brusco. Nel lungo termine, questo logora la comunione.
Proviamo a educarci alla gentilezza anche (perché no, soprattutto) in famiglia, dove passiamo più tempo e dove, anche se non ci viene spontaneo, siamo chiamati a dare il meglio e non il peggio di noi.
Io stessa, una volta finito questo articolo, farei bene a stamparlo e appenderlo sopra al letto, in cucina, in ogni stanza, per ricordarmi che i miei cari meritano la parte migliore di me. E se non ci riesco? Se rispondo male e mi innervosisco? Chiedo scusa e ricomincio daccapo. L’importante è non smettere mai di lavorare su sé stessi.
4. Rispolverare o introdurre un linguaggio che manifesti cura
È molto importante per creare un clima di comunione mostrare attenzione e preoccupazione per l’altro, porre domande che rivelino interesse per lo stato d’animo dell’altro: “Come stai? Come è andata la tua giornata? C’è qualcosa che ti fa stare in pensiero? C’è qualcosa su cui posso aiutarti? Perché sei triste?…”.
Sembrano cose scontate, ma nel tran tran della routine… Lo facciamo?
È importante anche evitare un livello superficiale nelle conversazioni. Non bisogna avere paura di mostrare il lato più profondo di sé: l’altro magari sarà portato a fare altrettanto.
5. Creare momenti, tradizioni, abitudini solo vostre!
Sembra banale ma poter dire “a casa mia tutte le domeniche si mangia la pizza” o “a casa mia tutti i giovedì c’è la serata cinema”, “a casa mia tutte le domeniche c’è la tovaglia fiorata”, in realtà ci fa sentire parte di qualcosa che è solo nostra, “solo della nostra famiglia”. Vi invito a stimolare la fantasia, a trovare quel qualcosa che vi accomuna e che vi fa stare bene insieme.
A casa mia, ad esempio, da circa un anno “tutte le sere si prende una tisana rilassante, prima di andare a letto”. È un rito, che io e mio marito aspettiamo con ansia durante la giornata (significa anche un momento tutto per noi, dopo che i bimbi sono andati a dormire). Non date per scontate le piccole cose: cercatele!
Creare momenti, tradizioni, che spezzano e al tempo stesso arricchiscono la routine vi aiuterà senz’altro a recuperare l’armonia che ora vi sembra un po’ sbiadita.
E voi? Avete dei consigli per migliorare la comunicazione in famiglia?