giovedì, Dicembre 12 2024

Ci sono delle situazioni in cui la tecnologia può diventare “la terza incomoda”, occupando spazi e momenti che non avrebbero alcun bisogno della sua mediazione. La tecnologia non è più “al servizio” delle nostre relazioni quando invece di fungere da ponte, si frappone tra due o più persone. Facciamo degli esempi.

Quando la tecnologia funge da ponte?

Abbiamo visto la grandezza della tecnologia durante questa pandemia ancora in corso; abbiamo potuto apprezzare la sua capacità di tenere vicine persone lontane, magari attraverso delle videochiamate. Abbiamo assistito a feste di laurea via Skype, ci siamo scambiati sorrisi, paure, affetto magari da un letto di ospedale. Abbiamo mantenuto vivi dei legami, ci siamo potuti abbracciare virtualmente, pur essendo magari lontani perché in quarantena o impossibilitati a viaggiare. La tecnologia ha dimostrato tutto il suo potenziale in queste circostanze: perché ha favorito dei legami, anziché comprometterli.


Quando la tecnologia si frappone tra di noi, invece di unirci?
Ci sono momenti in cui però deleghiamo alla tecnologia compiti che non spettano ad essa e lasciamo che invada degli spazi non suoi… Un esempio? I genitori non leggono la favola della buonanotte ai loro figli, delegando questa attività ad Alexa, l’apparecchio sempre più di moda
targato Amazon.

In questo caso, la tecnologia non unisce, bensì divide. Ci troviamo nella stessa casa e lasciamo che un robot faccia al posto nostro qualcosa che arricchirebbe il nostro rapporto coi figli.

Alexa: la voce metallica che sostituisce mamma e papà

Una ricerca inglese ha rivelato che, nonostante quella di Alexa sia una voce metallica e senza alcuna espressività, più di un quarto dei genitori intervistati in uno studio commissionato dalla Charity BookTrust (un’organizzazione inglese di volontariato che promuove la lettura dei bambini) si affidano ad Alexa o ad altre app per raccontare
ai bimbi una fiaba, così da non doverlo fare loro. In tanti casi, per addormentare i figli si userebbero anche tablet o telefonini, sconsigliati per il sistema nervoso (gli schermi non favoriscono, infatti, il riposo). Il motivo? La stanchezza o i troppi impegni degli adulti. Cresce così la dipendenza dalla tecnologia, anche nelle ore serali.

Lo studio

Il sondaggio della Charity Book trust è stato realizzato su 1000 genitori del Regno Unito con figli minori di 10 anni per scoprire se l’abitudine di leggere storie della buonanotte fosse ancora parte della routine famigliare, come momento di condivisione con i propri figli. I risultati hanno rivelato che molti genitori si affidano alla tecnologia per questo tipo di attività. Mentre quasi la metà (49%) dichiara di voler condividere una storia con i propri figli ogni notte, solo il 28% riesce a farlo. Tre su dieci (il 31%) dicono che il lavoro o il pendolarismo impedisce loro di tornare a casa in tempo, mentre uno su cinque si sente
semplicemente “troppo occupato”.

Uno su quattro (26%) ha dichiarato di aver provato a usare la tecnologia come assistenti virtuali per le storie della buonanotte.

La lettura con i figli rafforza il legame con loro e favorisce molte aree di sviluppo

La presidente di BookTrust, Gemma Malley, spiega che i genitori stanno trovando “sempre più difficile” inserire le storie della buonanotte tra i loro impegni.
“So per esperienza che può essere allettante sostituire la lettura a voce alta con un dispositivo, ma scambiare libri con la tecnologia può avere conseguenze profonde. In realtà, solo dieci minuti di lettura di un libro insieme al giorno fanno la differenza”. Leggere ad alta voce una storia ai propri figli porta con sé dei vantaggi cui non dovremmo rinunciare: non solo accresce l’intimità tra bambino e adulto, ma aiuta anche a costruire il linguaggio, la resilienza, la fiducia e l’immaginazione.
La lettura ai bambini stimola il cervello e migliora lo sviluppo del linguaggio, arricchendo il loro vocabolario; stimola le loro capacità di socializzazione e crea nel bambino l’abitudine all’ascolto. Insomma, forse è meglio spegnere Alexa, almeno la sera; staccare da tutto e da tutti, anche solo per venti minuti, e goderci un momento unico e
insostituibile come quello della favola della buonanotte.

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