giovedì, Dicembre 12 2024

L’attesa al telefono è di pochi secondi, accompagnata in sottofondo dalla musica di un valzer allegro e vivace. Poi una voce cortese dall’altra parte della cornetta ci preannuncia che Daniele Rosa è pronto per l’intervista.

Un buongiorno squillante e pieno di energia è per me la conferma che sarà un piacevole scambio di idee e di punti di vista, quasi un conoscersi e un raccontarsi a vicenda e non una semplice intervista. Inizia così il nostro appuntamento telefonico con Daniele Rosa, Direttore Comunicazione per l’Italia della Bayer , l’azienda farmaceutica che ha inventato l’aspirina. Senza perdersi nella solita retorica delle interviste, è facile andare con Daniele Rosa a centrare subito il tema che a noi di Familyandmedia più interessa: come e con  quale spirito una grande azienda farmaceutica può contribuire a migliorare la vita delle famiglie. E’ possibile ancora una cultura del servizio a favore della società in cui viviamo, uno spirito di solidarietà che sia concreto, tangibile e non solo funzionale al business?

La vostra promessa di marca è “Science For A Better Life”. Una sfida che comporta sicuramente un forte impegno e grande responsabilità. In che modo cercate nel vostro lavoro quotidiano, di rimanere sempre fedeli a questa promessa. Un esempio?

La Bayer è una grande realtà presente in 75 Paesi in tutto il mondo. La nostra promessa di una scienza per una vita migliore è naturalmente rivolta a tutti questi Paesi, sia a quelli ricchi, sia a quelli più poveri o bisognosi. Vogliamo contribuire ad aiutare la società in cui siamo in questo modo, dando a tutti la possibilità di una vita più dignitosa attraverso la ricerca scientifica e la cura medica. Questo è il nostro messaggio sociale, oltre che la mission del nostro business. Nel concreto, cerchiamo di rimanere fedeli a questa promessa attraverso l’impegno quotidiano nella lotta a specifiche e terribili malattie: il diabete e il cancro su tutti. Ma non c’è solo ricerca farmaceutica nel nostro lavoro. C’è anche una forte attenzione all’agricoltura. L’alimentazione, oltre che la salute, è infatti un altro importante campo in cui ci misuriamo. Forse questo è il nostro aspetto meno conosciuto al grande pubblico. C’è una crescita incredibile infatti del numero di persone a cui dobbiamo dare delle risposte ogni giorno in termini di cibo. Non dimentichiamoci infatti che la mancanza di sicuri consumi alimentari è ancora un problema primario in molti Paesi del Terzo Mondo. Sostenere la crescita dell’agricoltura, combattendo ad esempio fenomeni come la desertificazione e l’erosione dei terreni, attraverso la ricerca e l’innovazione tecnologica, è per noi un asset strategico molto importante e uno dei nostri modi per aiutare la nostra società.

Per un’azienda come la vostra che si occupa di salute, avere a cuore le persone crediamo sia importante non solo dal punto di vista strategico-commerciale ma anche da quello etico e solidale. Quanto e come la famiglia è al centro del vostro mondo, dei vostri valori e del vostro modo di lavorare. Ci può fare un esempio?

Le aziende stanno sempre di più rendendosi contro che oltre al business non possono più tralasciare il senso di responsabilità sociale che hanno nei confronti non solo dei loro clienti e degli stakeholders, ma anche dei loro stessi dipendenti e – in generale – direi anche nei confronti della stessa società. Questo senso di responsabilità sociale in Bayer lo abbiamo da sempre e non solo per motivi di business. Fa parte del nostro DNA. Vi faccio un esempio concreto. Con l’avvio dell’EXPO sono attesi a Milano più di 20 milioni di visitatori. Una delle previsioni è quella di un forte incremento del traffico di oltre il 20%, con il conseguente aumento di difficoltà per raggiungere il luogo di lavoro, come si può facilmente immaginare. In accordo con le rappresentanze sindacali, abbiamo dato il via in Bayer al progetto FLEXpo, che coinvolgerà glioltre 500 dipendenti delle nostre sedi di Milano, con l’obiettivo di promuovere e facilitare una diversa mobilità casa-lavoro durante i mesi dell’EXPO.I dipendenti in questo modo avranno il vantaggio di ridurre tempi e costi di spostamento, conciliando maggiormente vita lavorativa e personale. Questo è una delle nostre più grandi soddisfazioni. Rimanere coerenti con la nostra promessa di marca: rendere la vita migliore per tutti, in questo caso per i nostri dipendenti. Ma le vorrei fare anche un altro esempio concreto, se me lo permette, di come e quanto ci stia a cuore il sociale e la famiglia; quello che io chiamo il “nostro welfare aziendale”…

– Ci interessano gli esempi di azioni specifiche che riguardano la vita quotidiana delle famiglie…

Esattamente. Sempre per le famiglie dei nostri dipendenti infatti, abbiamo pensato di offrire loro dei pasti takeaway a prezzi di assoluto favore, provenienti dalla nostra mensa aziendale. Molti nostri dipendenti spesso per motivi di lavoro rientrano a casa la sera tardi e non hanno il tempo di fare la spesa o di cucinare. Ecco, avere già dei buoni pasti pronti a prezzi di favore da portare a casa può essere in molte occasioni un piccolo modo per facilitare loro la vita. Un aiuto piccolo certo, che però insieme a tante altre iniziative del genere, mi viene in mente il congedo di paternità ad esempio, possono dare il loro contributo per migliore la vita dei nostri dipendenti. Un’ultima cosa. Nella nostra comunicazione abbiamo sempre cercato di inserire dei contenuti ad alto valore sociale. Per questo, nel corso degli anni abbiamo voluto raccontare in film da noi prodotti, cinque diverse storie volte a sensibilizzare temi a cui teniamo molto come l’immigrazione, la sicurezza sulle strade, l’abuso di alcool, tanto per citarne solo alcuni. Questo è l’impegno concreto della Bayer per la collettività.

La Bayer è famosa in tutto il mondo per l’aspirina, un farmaco che ogni famiglia tiene sempre con sé in un cassetto per ogni evenienza e in caso di bisogno. Giocando con le parole, se si dovesse oggi parlare di “Aspirina sociale” – cioè di una “pillola magica” equivalente per la società, le famiglie, i giovani e in via generale per tutte le persone in difficoltà e disagio – cosa le verrebbe in mente?

Questa è una bella domanda. Sinceramente non ci sono pillole magiche, o perlomeno non sono state ancora inventate, per questo tipo di problemi. Battute a parte, direi che forse basterebbe mantenere la propria coerenza di comportamento, rimanendo fedeli alle promosse fatte alla collettività. Fare ciascuno bene il suo lavoro – istituzioni, aziende, associazioni, università – e forse non servirebbero delle “aspirine sociali”. Credo che la nostra società e la famiglia in primis intesa come nucleo sociale, abbiano bisogno sempre di più di una cultura del servizio, di uno sguardo volto a chi è rimasto indietro. Uno sguardo non paternalistico, ma di amore e di solidarietà.

Per concludere. Recentemente abbiamo messo on line un articolo scherzoso, ma poi neanche troppo. I “buoni propositi digitali” per quest’anno. Tra valanghe di email quotidiane, messaggi su WhatsApp, notifiche su Facebook, forse vale la pena fermarci un attimo e pensare a cosa è veramente necessario e cosa invece lo è di meno. Quali sono i suoi buoni propositi?

E’ veramente difficile riuscire a staccare la spina dalla tecnologia, sia nella vita privata sia in quella professionale. Ormai siamo tutti sempre always on, perennemente connessi con tutto e con tutti. Reti sociali, internet, email, cellulari sono tutti strumenti che sono entrati con forza nelle nostre vite senza quasi accorgersene e diventa ormai veramente difficile farne a meno. La tecnologia è una buona cosa, ma credo che – come sempre nella vita – sia il nostro buon senso a dargli il giusto significato. Forse, tra valanghe di email, messaggi e telefonate, dovremmo essere più attenti a cercare relazioni e non connessioni. Il mio buon proposito è quello continuare ad avere il tempo di rispondere a tutti quelli che mi cercano al telefono. Ne faccio una questione di principio e di correttezza. Ecco, il mio buon proposito per quest’anno è proprio questo, continuare su questa strada.

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