giovedì, Dicembre 12 2024

I social network continuano ad essere gli strumenti che hanno avuto l’impatto più significativo sulla nostra vita di relazione. E per quanto veicolino una comunicazione che è stata definita da alcuni “disincarnata”, perché elimina l’interazione del corpo e quindi tutti i possibili significati che questo porta con sé, sempre più spesso diventano strumento perché quegli stessi corpi, poi, riescano ad incontrarsi dal vivo, nella condivisione di eventi ed esperienze di vario genere, di diversa natura. Sono numerose le persone che, attraverso i social, e la rete in generale, si conoscono, oppure si ritrovano e ricominciano a frequentarsi; e capita che il rapporto non resti confinato soltanto allo schermo, ma che anzi, attraverso la rete, si riescano a costruire veri e propri network di solidarietà, di partecipazione, operanti in territori più o meno vasti. In tutto il mondo sono diffuse iniziative nate in internet e cresciute attraverso i social che consentono, alle famiglie di scambiarsi non solo riflessioni e narrazioni di esperienze, ma anche di aiutarsi a vicenda, di sostenersi nella vita quotidiana.

La solidarietà che parte dal web: alcuni casi

Il Family network, ad esempio, può essere considerato come una rete di famiglie, intesa sia come rete di informazioni per i genitori, sia come rete di professionisti e organizzazioni che forniscono supporto alle famiglie.

Uno studio olandese (‘Family and Friends: Which Types of Personal Relationships Go Together in a Network?’, pubblicato in Social Indicators Research, June 2016, Volume 127, pp 809–826) ha analizzato le dinamiche che caratterizzano le relazioni all’interno delle reti di famiglie, evidenziando i fattori che influiscono nella costruzione di reti più o meno significative ed efficaci. E’ stato notato che le attività che le persone intraprendono con questi contatti personali, i ruoli che i contatti ricoprono nella loro vita e il supporto che forniscono, differiscono tra i vari tipi di persone nella propria rete personale. Ad esempio, i membri della famiglia hanno maggiori probabilità rispetto agli amici di fornire supporto incondizionato, mentre gli amici e altri non familiari hanno maggiori probabilità di condividere attività e interessi e anche di mettere in contatto le persone con nuove idee. Di conseguenza, le persone con una rete personale varia possono generalmente avere più successo nel soddisfare i loro bisogni di socievolezza, compagnia e sostegno rispetto alle persone con una rete personale omogenea, che possono avere maggiori probabilità di provare sentimenti di isolamento sociale o mancanza di supporto sociale o compagnia di volta in volta.

I diversi tipi di relazioni, quindi, possono coesistere o meno nelle reti personali, ed in ogni caso, incidono nel modo in cui queste vengono vissute. Lo studio ha inoltre evidenziato come l’estensione della rete personale e la propensione a partecipare a family network dipenda e cresca in funzione del grado di istruzione e della appartenenza religiosa, e del sesso, in quanto le donne sono state considerate più inclini alla relazione.

Reti personali e reti familiari

Le reti personali nelle moderne società occidentali sono generalmente composte sia da membri della famiglia che da membri non familiari. La ricerca rileva che i membri della famiglia favoriscono il contatto con altri tipi di membri di famiglia. Le reti di famiglie, così, si ampliano e spesso si ricerca l’incontro, oltre che la connessione, per fini di solidarietà, di volontariato, per condividere esperienze.

I social ‘virtuali’ diventano, così, strumento di connessioni ‘reali’, e sempre più spesso vengono vissuti come rimedio all’individualismo e all’isolamento cui tanti si sentono relegati, condannati. Accade, quindi, che la rete sia utilizzata per costruire relazioni e amicizie che si spera possano trasformarsi, o ritornare ad essere, reali, fatte cioè di incontri tra persone in carne ed ossa. Sul web si ritrova e ricontatta il vecchio amico di scuola, il cugino lontano, il professore del liceo, e questo capita soprattutto alla generazione degli ‘anta’; oppure ci si connette con lo youtuber più trendy, l’influncer con più likes. Ma anche tra i millennials, e i post-millennials sta crescendo il numero di quanti utilizzano il web non solo per ritrovarsi, e ritrovare l’idolo di turno. La virtualità, ormai, non è più solo evasione, si configura come dimensione del reale che incide profondamente sulla struttura e sull’organizzazione della nostra mente e sul modo di condurre la vita. Per questo, quando si parla di social network si preferisce, ormai, fare riferimento alle ‘reti sociali ibride’, costituite, cioè, contemporaneamente, da legami virtuali e da legami reali. Gli studiosi parlano di un nuovo spazio sociale, ‘l’interrealtà’, considerato molto più malleabile e dinamico delle reti sociali precedenti, e assolutamente caratterizzante la quotidianità di ciascuno. Facebook, per esempio, rappresenta un ambiente in cui le relazioni online si basano anche su quelle offline e si mischiano con nuovi rapporti, la cui finalità, in alcuni casi, è la condivisione di un progetto comune.

Alcune volte le comunità virtuali si affiancano a quelle esistenti, amplificandole, oppure capita che le precedano, aumentandone così le opportunità e creando interazioni tra soggetti che non si conoscono, ma si uniscono per raggiungimento di un obiettivo comune di carattere sociale, o anche economico (crowdfunding). E si sono imposte all’attenzione della cronaca diversi eventi che hanno visto la partecipazione di migliaia di persone, coinvolte attraverso la ‘piazza virtuale’, radunate poi nelle piazze reali. Pensiamo all’eco delle azioni ecologiste di Greta Thunberg che, partendo dal web, e contando con l’amplificazione dei medita tradizionali, è riuscita a radunare nelle piazze milioni di persone in tutto il mondo.

In tanti, e riguarda più o meno tutte le fasce di età e le varie generazioni, non si accontentano di esaurire la relazione nella connessione, e ricercano, per quanto possibile, l’incontro, vero, o, per meglio dire, quello fisico, vissuto dal vivo. Eserciti di teenagers si sottopongono a file interminabili per vedere dal vivo, stringere la mano, fare un selfie, con il personaggio famoso. E poi ci sono i I ‘flash mob’, le aggregazioni spontanee, nate ad inizio secolo e diffuse grazie ai telefoni cellulari, anche prima ancora che diventassero non smart, i messaggi e le email.

La velocità di diffusione da ‘persona a persona’, la ricerca di spazi di aggregazione e di condivisione sociale, hanno contribuito al successo di tanti eventi per i quali, partendo dalla piazza virtuale, ci si è organizzati per incontrarsi e popolare le piazze reali. I flash mob hanno, in qualche modo, sdoganato dinamiche di gruppo, istantanee e collettive, anche tra sconosciuti.

Poi è arrivato l’hastag, strumento di aggregazione immediato e virtuale, per eccellenza.

Ogni hashtag è una una piazza dove ognuno può dire la sua propria e vedere cosa dicono gli altri, e decidere di incontrarsi. Migliaia di persone, radunate attraverso hashtag particolari, si incontrano in piazze reali per condividere momenti di preghiera e solidarietà, come è avvenuto, ad esempio, all’indomani di attacchi terroristici.

Forse possiamo davvero affermare che non esiste più una differenza tra mondo reale e mondo virtuale. E’ un dato di fatto quotidiano che, al di là della maggiore o minore alfabetizzazione informatica, la vita vera passi anche, ed inevitabilmente, attraverso i contatti on line, e che tutto questo, alla fine, rischia sì di isolarci, ma spesso anche finisce per unirci, e per unirci davvero.

Il fenomeno viene studiato da tempo, e si sta diffondendo al punto tale che tutti, più o meno, ne hanno fatto esperienza.

Rischi, benefici? Dobbiamo preoccuparci o ne possiamo approfittare?

La caratteristica dei social network nell’essere acceleratori e organizzatori di relazioni e socialità non deve dunque necessariamente spaventare, se, come accade per tante positive esperienze, queste relazioni si dimostrano capaci di arricchire di affettività e significati profondi la vita dentro e fuori lo schermo. Il messaggio, e tutto quanto la comunicazione social riesce a trasmettere e veicolare, più che identificarsi automaticamente con il mezzo, dipenderà allora principalmente dalla persona, protagonista indiscusso della relazione, di quella on line,
e di quella off line.

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