giovedì, Dicembre 12 2024

“Io alla tua età…” Chi non ha mai sentito questa frase pronunciata da un nonno, genitore o amico con più anni di età che, con questo incipit, risponde a una tua domanda o ti dà consigli su una situazione di cui lui ha già avuto esperienza quando aveva, più o meno, i tuoi stessi anni? La verità è che il tempo passa e con il trascorrere degli inverni cambiano luoghi, costumi, idee, modi di vivere, tecnologie etc. che danno vita a nuove e vecchie ere generazionali.

Siamo nel ventunesimo secolo, il secolo della rivoluzione digitale, dove “vecchie” e “nuove” generazioni si ritrovano ogni giorno a dover adattarsi a una società sempre più veloce e in continua evoluzione.

La classifica generazionale

Quante e quali sono le generazioni ad oggi? Per rispondere a questa domanda conviene partire dall’ultima classificazione generazionale Istat (Istituto si Statistica Italiano) del 2016 che etichetta per nome e definisce le peculiarità delle diverse generazioni. L’Istat classifica e suddivide i nati dal 1926 al 2000 in poi, in sole 5 categorie che sono precisamente:

Generazione della ricostruzione (o generazione silenziosa): sono coloro che sono nati tra il 1926 e il 1945 e quindi grandi fautori delle tradizioni, valori e principi. Hanno vissuto periodi di storia difficili caratterizzati, non solo dagli effetti delle guerre mondiali, quanto dalle presenza di diverse ideologie politiche.

Baby boomers: nati tra il 1946 e il 1965, il termine deriva dalla grande boom demografico, economico e sociale avvenuto in quei anni negli Stati Uniti d’America e in gran parte dei paesi Europei.

Essi possono essere ulteriormente suddivisi in suddividere in due micro-categorie le cui peculiarità sono state individuate e ben descritte dallo stesso Istat: i “protagonisti delle grandi battaglie sociali e delle trasformazioni culturali degli anni Settanta” (nati fra il 1946 e il 1955) e la cosidetta “generazione dell’impegno” (nati fra il 1956 e il 1965), più legata alla lotta individuale con se stessi nel ricercare la propria “appartenenza politica” o la propria “visione orientata alla realizzazione di obiettivi personali”.

Generazione “X”: è la generazione nata tra il 1965 al 1977. E’ la generazione dei “losers” come viene descritta da Panorama in un suo articolo o, semplicemente, la generazione “di intermezzo” o “invisibile”. Il termine è stato identificato per la prima volta verso la fine del XX secolo definendo le persone di questa generazione come generalmente pigre, apatiche, ciniche con scarso senso di fiducia verso il futuro, scettica per quel che concerne i valori tradizionali e nei confronti delle istituzioni.

Xennials: L’identificazione di questa generazione, non classificati dallo studio Istat, è avvenuta tra la fine del 2017 e l’inizio del 2018. Nati tra il 1977 e il 1984, sono la generazione di mezzo, una generazione Jolly nata come analogica ma che si adatta facilmente alle nuove tecnologie;

Millennials (o Generazione Y o Generazione Next/Net): generazione digitale, cioè coloro che sono nati tra il 1985 e il 1994.
Vengono definiti come i figli del boom tecnologico che vivono nel pieno della crisi economica internazionale. E’ la generazione del momento e, a detta di molti, quella più “rischio”. Gli appartenenti a questa generazione “sono etichettati come pigri, auto-indulgenti e viziati ma probabilmente siamo davanti alla generazione più incompresa della storia” così come riporta la testata Pop Economy;

Generazione Z (o IGeneration o Centennials): fa parte di questa generazione chi è nato dal il 1995 ad oggi. Sono i nativi digitali che maneggiano già nei primi anni di vita qualsiasi device (smartphone, tablet) e adoperano apps con naturalezza, tant’è che oramai ogni azione quotidiana passa attraverso la tecnologie e dove la distinzione tra le barriere sociali “online” e “offline” sono state di gran lunga superate. Seppur abbiano la tendenza ad accettare tutto ciò che ci possa essere di innovativo nella società, molte sono le perplessità degli studiosi sul futuro di questi giovani che, d’altronde, sono e saranno i promotori della società di domani.

Potremmo discutere e confrontarci per ore sulle caratteristiche e sui pro e contro di ciascuna generazione; basti pensare al solo fatto che alcuni iniziano già a parlare della generazione successiva a quella Z, c.d. l’ alpha, ed è ingente il materiale di approfondimento in merito che possiamo trovare in merito sul web.

Scambio Intergenerazionale

Una volta esplorato, in linea generale, chi sono e le peculiarità delle diverse generazioni, le domande principali a cui rispondere sono: potranno mai queste generazioni collaborare tra loro? Qual è il rapporto che ciascuna generazione ha con il progresso tecnologico?

Per rispondere alla prima domanda, possiamo partire da una curiosa vicenda riportata dai giornali dove la deputata venticinquenne Chlöe Swarbrick, intenta nel condividere le sue ragioni dinanzi al Parlamento Europeo sul tema dell’emergenza climatica, fu interrotta bruscamente da un collega parlamentare più anziano. La giovane, impassibile, snobbò l’intervento inopportuno del collega con un: “Ok Boomer” quasi a palesare rancore nei confronti delle generazione precedente. Quanto accaduto riassume la situazione reale di quel che possiamo definire come una sorta di guerra fredda generazionale dove millenials e generazione z puntano il dito nei confronti delle generazioni passate incolpandole di essere la causa principale della crisi economica che i giovani di oggi stanno vivendo; di contro le generazioni passate etichettano le generazioni future di essere brave a crogiolarsi solo nel “vittimismo” e nelle scuse per “non lavorare” e quindi responsabili di ciò che oggi succede nel mondo. In uno degli articoli sopra citati infatti viene riportata una statistica da cui si evince come i millennials statunitensi, ad esempio, siano la prima generazione a guadagnare molto meno dei propri genitori quando avevano la stessa età dei figli. Così come in America anche nel resto del mondo si parla della precarietà che sta affliggendo i giovani. Quanto descritto, è perciò, “un cane che si morde la coda”, anche per ciò che riguarda le modalità di approccio delle varie generazioni all’uso della tecnologia.

Arriviamo così alla risposta della seconda domanda la cui soluzione in parte si può trovare nel sondaggio del 2018 di Deloitte riportato dalla testata Variety. L’azienda che si occupa servizi di consulenza e revisione finanziaria, ha condotto uno studio sull’uso dello smartphone a livello generazionale nella popolazione attualmente più connessa al mondo, quella Statunitense, così come viene anche riportato da VpnMentor.
Lo studio mostra che millennials e la generazione Z (18-34 anni) sono coloro che usano maggiormente gli smartphone, fino a 52 volte al giorno, a differenza delle generazioni precedenti che dichiarano di utilizzare il proprio telefono solo “spesso” e in caso di necessità.

Conclusioni

C’ è mai capitato di vedere un baby boomer o uno della generazione X acquistare da un sito e-commerce, fare la spesa online, vedere la propria soap opera preferita sul proprio smartphone collegandosi a una piattaforma streaming o messaggiare su WhatsApp e Instant Messenger con qualcuno? Se ci è capitato allora non è così difficile pensare che seppur le varie generazioni hanno caratteristiche differenti non è poi così difficile pensare a una fruttuosa collaborazione. Piuttosto che puntare il dito, converrebbe fermarsi e soffermarsi sulle potenzialità di un lavoro di squadra tra la Old Generation e la New Generation nel coadiuvare insieme le energie per risolvere concretamente i problemi che affliggono la nostra società. Per le nuove generazioni è utile tenere a mente che nel bene e nel male, come, diceva Bernardo di Chartes, “siamo nani sulle spalle dei giganti” e per la Old Generation è utile comprendere che seppur oggi si sentono di portare sulle proprie spalle il peso in più del “nano”, i suoi occhi vedranno sicuramente più in alto dei loro orientati al comune futuro!

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