Seminario Internazionale “Ripensare la Fiction nei film e in televisione”
Tra i partecipanti molti provenivano dal mondo accademico, ma anche dalla critica e dall’industria, come sceneggiatori e produttori. Il fatto che si partisse da una comune visione cristiana dell’uomo, ha facilitato che si arrivasse rapidamente al cuore delle problematiche che si dovevano discutere. Alla fine, il Seminario è stato molto orientato al dialogo, con interventi brevi e ampio spazio per la discussione.
Nella prima relazione, Jaime Nubiola (Università di Navarra) ha parlato della “Immaginazione ferita” e ha dato dieci chiavi per potenziare la creatività nel nostro tempo. Tra le altre cose, ha messo in evidenza la necessità di mostrare il contrasto tra l’attrattiva del male immaginario e la terribile e disumana realtà del male reale e ha incoraggiato a cercare nuove vie, divertenti e accattivanti, per presentare il bene.Eduardo Terrasa (Università di Navarra) ha parlato del “Sentimento della colpa nel cinema contemporaneo: il peccato e la redenzione”, centrando il suo discorso sul percorso cinematografico del regista Clint Eastwood e in particolare su quattro dei suoi film: Unforgiven, Mystic River, Million Dollar Baby e Gran Torino. Secondo Terrasa, in tutti questi film Eastwood solleva con efficacia e sincerità il “problema” del male, però solo nell’ultimo riesce a dare una risposta.
Due tavole rotonde sono state dedicate all’insegnamento della sceneggiatura, con la partecipazione di rappresentanti del master in sceneggiatura dell’Università de los Andes, della Cattolica di Milano e dell’Università di Navarra, che inizierà il suo corso il prossimo anno accademico. Tutti hanno convenuto che il male, ovviamente, deve essere raccontato, perché senza male non esiste alcun conflitto e senza conflitto non esiste una storia.
Si è trattato di discutere su come insegnare a raccontarlo e sulle difficoltà che i professori incontrano in questo tipo di insegnamento così creativo quanto influente, tenendo conto che i loro alunni saranno un domani sceneggiatori del piccolo e grande schermo e le loro storie saranno seguite in alcuni casi da milioni di telespettatori.
Altre due sessioni sono state incentrate sulle esperienze nel campo della produzione. Luca Manzi e Jordi Gasull hanno raccontato la loro esperienza come sceneggiatori e produttori che cercano di lavorare con una mentalità cristiana in un mondo lontano troppo spesso dalle loro convinzioni.
Anche se sopratutto si è parlato di cinema, non è mancata una sessione interamente dedicata alla televisione: “I modi possibili della serialità televisiva”. In questa sessione, la produttrice Sara Melodia ha mostrato alcuni immagini della miniserie prodotta per la Lux Vide su Pio XII, non ancora trasmessa.
La dignità nella rappresentazione è stato il tema affrontato da Juan José García-Noblejas (Pontificia Università della Santa Croce) in una relazione intitolata “Che Medea ammazzi i suoi figli, ma non in scena”, nella quale comparivano due adattamenti cinematografici della tragedia di Euripide, eseguiti rispettivamente da Pier Paolo Pasolini e Lars Von Traer. Noblejas è risalito al significato originale del termine “osceno” (come veniva utilizzato nel teatro classico greco) e ha sottolineato che, nella rappresentazione artistica, ci sono cose che si possono o devono essere mostrate in pubblico e altre che devono essere evitate.
Lo spettatore è stato il protagonista dell’ultimo giorno del Seminario. Una tavola rotonda dedicata a “Il ruolo dello spettatore” (che non deve essere solamente passivo) è stata seguita da un’altra su “La divulgazione del cinema” centrato sulle esperienze dei siti Internet, riviste, libri e programmi di radio e televisione utilizzati per consigliare lo spettatore e fargli da guida di fronte alla massiccia produzione audiovisiva, offrendo criteri per imparare ad apprezzare il buon cinema e indicando quello che vale la pena di vedere.
La sessione del sabato mattina si è chiusa con la visita del Gran Cancelliere dell’Università della Santa Croce, Mons. Javier Echevarría, che ha voluto salutare tutti personalmente e si è fermato circa mezz’ora, rispondendo anche alle domande fatte dai partecipanti e incoraggiandoli a continuare a lavorare in questi campi senza timore, con audacia, coerenza e grande ottimismo.