giovedì, Dicembre 26 2024

La presenza della donna nei media è un campo di studio molto importante. Viviamo un momento storico nel quale l’elemento femminile nelle varie aree della comunicazione e dell’intrattenimento merita una speciale attenzione e una profonda riflessione. Riporto qui di seguito le conclusioni di due recenti studi che analizzano le questioni relative all’influenza che possono esercitare determinati tipi di contenuti sulla donna.

Nel primo articolo che riporta lo studio – Positive Female Role-Models Eliminate Negative Effects of Sexually Violent Media, Ferguson, C. J., en Journal of Communication 62 (2012), pp. 888-899 – l’autore esamina l’impatto dei media che trasmettono contenuti violenti e rappresentazioni sessuali. Fergunson ha analizzato gli atteggiamenti negativi verso le donne da parte degli uomini e le loro reazioni di fronte a questi contenuti.In questa ricerca – effettuata interamente negli Stati Uniti – i partecipanti hanno visionato alcuni filmati con tre diversi tipi di contenuti: neutri, con riferimenti sessuali relativi a donne in stato di sottomissione, e infine filmati a sfondo sessuale con personaggi femminili forti e indipendenti.Le donne che hanno visto le rappresentazioni negative hanno mostrato di avere più ansia rispetto al gruppo che ha visto invece filmati con personaggi femminili positivi e neutri. Gli uomini hanno mostrato un effetto inverso: hanno avuto meno ansia davanti alle rappresentazioni femminili negative e hanno mostrato al contrario più ansia davanti a quelle positive. Inoltre, chi ha visto filmati negativi ha mostrato di avere anche atteggiamenti negativi verso le donne, fenomeno invece che non è stato osservato nei programmi sessualmente violenti con rappresentazioni di donne forti. Ferguson segnala che “può essere che le rappresentazioni negative delle donne sveglino alcuni stereotipi negativi che alcuni uomini hanno verso le donne, mentre le rappresentazioni positive tendono a nasconderle”. Per quanto riguarda le donne “probabilmente le immagini negative ricordano il sessismo e gli stereotipi maschili che possono essere una minaccia per il loro desiderio di stima e di status”. Infine, secondo le conclusioni che emergono dallo studio, “le rappresentazioni negative delle donne nei media possono provocare tra le donne stesse una sorta di reazione a queste immagini, favorendo un senso di solidarietà femminile contro forme di sessismo o di misoginia”.Questi risultati portano a pensare che gli effetti finali hanno a che fare più con il mondo che li rappresenta che con i contenuti violenti o sessuali in sé.

Nel secondo studio analizzato – Understanding Sexual Objectification: A Comprehensive Approach Toward Media Exposure and Girls’ Internalization of Beauty Ideals, Self-Objectification, and Body Surveillance, Vandenbosch, L. y Eggermont, S., en Journal of Communication 62 (2012), pp. 869-887 – gli autori hanno esaminato l’esposizione ai contenuti musicali in TV con riferimenti di tipo sessuale, in programmi televisivi di prima serata e su riviste di moda e reti sociali. Hanno osservato in particolare l’interiorizzazione in ogni donna dei modelli di bellezza socialmente proposti da questi programmi, la costruzione di un “io” e il continuo, e quasi ossessivo, controllo del proprio corpo negli adolescenti a causa proprio di queste rappresentazioni.Gli autori Vandenbosch e Eggermont sostengono che l’esposizione ai media sono uno strumento di interiorizzazione dei modelli di bellezza, soprattutto femminile. Va segnalato, come nota di merito della ricerca, che queste conseguenze sembrano differire tra loro a seconda dei media in cui viene visualizzato il contenuto.Secondo Visconti ed Eggermont l’interiorizzazione degli ideali di bellezza e di formazione della personalità sono direttamente correlati a quasi tutti i tipi di esposizione ai media e “sembra agire come un perno tra l’esposizione ai media da un lato e l’osservazione e il controllo del proprio corpo dall’altra”. In definitiva, questo porta ad una continua valutazione del proprio aspetto.

Limiti delle ricerche

Ci sono alcuni importanti limiti nelle due ricerche analizzate che è opportuno segnalare. In primo luogo, ritengo che la dimensione del campione non era abbastanza ampia da stabilire dei risultati conclusivi; infatti questi studi non hanno avuto un significativo numero di partecipanti in entrambi i casi – la prima aveva solo 150 partecipanti e la seconda 538.

In secondo luogo, consideriamo anche il limite geografico poiché i risultati sono stati raccolti solo in una zona delimitata e le conclusioni potrebbero essere distorte da fattori culturali tipici di quel territorio. Inoltre, non c’è nessun dato per un confronto o per un’analisi più approfondita.

Conclusioni finali

Nonostante questi limiti metodologici, i risultati dello studio avanzano un’importante conclusione: il contenuto negativo di alcuni media – in particolare quelli con connotazioni sessuali e di violenza nei confronti delle donne – ha molto spesso un’influenza negativa, diretta e duratura.

Il format e il contenuto degli audiovisivi, ma anche di una pagina stampa o di Internet, quindi dovrebbero dare particolare attenzione al corretto trattamento delle immagini associate alla figura della donna e ai significati che gli sono attribuiti.

I risultati dei due studi dimostrano l’importanza dei mezzi di comunicazione come volano per trasmettere degli ideali di bellezza e la loro influenza nello stabilire dei canoni che sono inseguiti da molte donne, soprattutto durante l’adolescenza. Spesso i modelli dei media sono irreali o addirittura negativi e appaiono universalmente validi, quando in realtà sono ideali che non contribuiscono a un pieno e corretto sviluppo – fisico e mentale – delle donne.

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