Amicizia, regole, innamoramento e famiglia: una fiction ci svela ciò che pensano i giovani
Cosa pensano i ragazzi dell’amicizia? E che rapporto hanno con le regole, stabilite dai genitori o dagli insegnanti? E ancora, come giudicano la loro vita all’interno della propria famiglia e cosa significa realmente per loro essere innamorati di qualcuno? Non è un gioco, dove vince chi trova le risposte giuste alle classiche domande esistenziali degli adolescenti, ma l’ultimo progetto di ricerca di Familyandmedia, che ha voluto osservare da vicino emozioni, pensieri e riflessioni dell’ultima generazione. Stiamo parlando di quei giovani che gli studiosi definiscono come la “generazione Z”, quella dei ragazzi cresciuti a pane, Internet e tablet. Adolescenti sempre iperconessi, veloci ma sfuggenti, che preferiscono mandare un messaggio su WhatApp invece che parlare direttamente con qualcuno. Adolescenti che preferiscono le fiction tv al cinema, divoratori instancabili delle miniserie in streaming di Netflix piuttosto che della saga di Harry Potter che appassionava invece i loro fratelli più grandi.
Il team di ricerca di Family and Media, in collaborazione con l’ANSPI (Associazione Nazionale Oratori San Paolo), ha realizzato di recente uno studio, proprio per mettere in luce i comportamenti di questi ragazzi, in particolare in merito alla fruizione delle serie televisive.
La finalità della ricerca
Non pensate ad una ricerca che offra statistiche e percentuali. Immaginatevi, piuttosto, dei ragazzi in carne ed ossa che, con spontaneità ed entusiasmo, vi raccontano qualcosa di loro e del proprio modo di vedere la vita. È questo, infatti, ciò che è stato fatto: il team di ricerca è entrato in contatto con gruppi di ragazzi, istaurando un rapporto con loro. Sono stati ascoltati e osservati molto da vicino per capire il modo in cui guardano la realtà. Lo scopo? Pensare e ispirare programmi educativi che nascessero proprio dal confronto con questi giovani.
La metodologia della ricerca
Per realizzare la ricerca, che si è svolta da giugno a ottobre 2016, sono stati individuati tre gruppi di giovani, di età compresa tra i 14 e i 20 anni, in tre diverse regioni (Lazio, Umbria, Emilia Romagna). I ragazzi sono stati sottoposti alla visione della prima puntata di Braccialetti Rossi, una fiction che ha riscosso molto successo tra i giovani, i cui protagonisti sono sei ragazzi che fanno amicizia in un ospedale e lì condividono molte esperienze… gioie, paure, sofferenze, delusioni. I ragazzi intervistati, mediante un’attività pensata come un “gioco”, si sono confrontati su situazioni e temi che emergevano
nell’episodio proposto. Ed è stato sorprendente vedere come siano stati presi sul serio gli argomenti su cui erano chiamati a riflettere e si siano aperti, tra loro e con la ricercatrice, condividendo con naturalezza anche pensieri, esperienze e paure estremamente personali, senza timore di entrare nei particolari. Molti non si sono fatti problemi a raccontare, ad esempio, le difficoltà che vivevano in famiglia o come affrontavano le liti con amici o fidanzati. Non si sono vergognati di esprimere le loro paure e i loro sentimenti.
Principali risultati emersi
Le risposte sono state molto varie: se sull’argomento “amicizia” i ragazzi hanno dimostrato di avere una visione molto simile, sulle altre tematiche sono emerse concezioni molto diverse. Per alcuni, ad esempio, l’intimità era qualcosa da vivere solo con e per amore, per altri invece non c’era nulla di male nel “divertimento di una sera”; per alcuni le regole erano il presupposto di una libertà autentica, mentre altri le percepivano come un freno esterno da scavalcare; per alcuni la condivisione e il dialogo erano elementi essenziali in famiglia, da altri erano considerati semplicemente come “canali” per uno scambio di informazioni. Ad ogni modo, le argomentazioni e le riflessioni che questi ragazzi offrono sono spesso ben ragionate ed accurate: ciò dovrebbe dirci molto sulla sensibilità che i giovani hanno verso questi temi e stimolarci ad affrontare sempre più seriamente questi argomenti negli ambienti che frequentano.
L’utilizzo dei dati ai fini di un progetto educativo
Leggere integralmente questa ricerca potrebbe essere utile innanzitutto per i genitori, ma anche per quanti operano in ambiti giovanili, specie nella formazione di nuovi educatori. Prima di tutto perché molti potranno chiedersi se le informazioni ricavate riguardino anche il proprio contesto, i propri ragazzi. E poi perché si tratta di una ricerca che può essere riproposta in ogni ambiente con facilità, a costi molto ridotti.
Spesso si dà per assodato che certi contenuti siano stati recepiti e assimilati dai ragazzi, ma non è sempre così. Ecco perché può essere utile mettersi in ascolto della realtà, prima ancora di proporre qualcosa. È questo ciò che abbiamo provato a fare e che vogliamo condividere con i nostri lettori. Perciò, se avete tempo, voglia e vi abbiamo messo un pizzico di curiosità… vi invitiamo a leggere il resoconto della ricerca per intero!