lunedì, Dicembre 30 2024

La mediazione parentale nell’uso domestico di Internet da parte dei minori è diffusa in Europa, ma il livello di efficacia delle sue molteplici forme tende a differire a seconda degli assetti normativi, valoriali e ideologici che orientano gli stili educativi nazionali.

Sono queste le principali indicazioni fornite da “ Parental Mediation of Children’s Internet Use In Different European Countries ”, un interessante studio cross-culturale condotto dalla ricercatrice polacca Lucyna Kirwil, pubblicato sul Journal of Children and Media (Vol. 3, No. 4, 2009, pp. 394-409).

Tenuto conto di quanto emerso in particolare nell’ambito della ricerca asiatica-americana, principale fonte di conoscenza dei nuovi media, l’analisi delle correlazioni tra pratiche di mediazione, orientamenti valoriali e vissuti problematici on-line, ha inteso verificare la validità delle ipotesi dello studio, relativamente al rapporto tra cultura e prevenzione del rischio on-line in ambito europeo. A tal fine, sono state utilizzate le informazioni provenienti dall’indagine European Values Study 1999, sui valori prevalenti che orientano l’educazione dei figli in Europa, e quelle provenienti dalle interviste a 1.949 genitori/caregiver di ragazzi tra i 6 e i 17 anni di 18 paesi europei Eurobarometer 2005-2006, fonte dei dati su uso domestico di Internet, esperienze on-line e misure parentali adottate.

L’elaborazione del materiale acquisito, effettuata mediante le procedure dell’analisi fattoriale confermativa e della cluster-analysis, ha consentito l’individuazione di quattro raggruppamenti culturali, lungo il continuum teorico individualismo-collettivismo, distinti a seconda che le tendenze degli stili educativi nazionali dei paesi considerati muovessero maggiormente verso la promozione di interessi personali, favorendo lo sviluppo del senso di autostima, responsabilità e iniziativa personale o, viceversa, verso la subordinazione di questi alle logiche del gruppo, favorendo in particolare lo sviluppo del senso di obbedienza.

L’incrocio delle variabili ha evidenziato che le strategie di mediazione parentale basate su soluzioni tecniche tendono ad essere poco praticate e che per contro l’uso condiviso della Rete tende ad essere preferito dalla maggioranza dei genitori, con particolare riferimento ai gruppi a spiccata e moderata cultura individualista (rispettivamente, i paesi di tradizione protestante del Nord Europa e quelli di tradizione cattolica più la Grecia), nonché a cultura valoriale mista (paesi anglofoni più il Belgio). Nel gruppo ad orientamento collettivista (paesi post-comunisti più il Portogallo), è emersa una propensione per i limiti temporali d’uso. In generale, regole di accesso e di durata, soluzioni tecniche basate su software di monitoraggio/filtraggio su PC, condivisione dell’esperienza di fruizione e pratiche istruttive, finalizzate a promuovere la capacità critica dei minori, pur se con diverso peso percentuale, sono presenti in tutti i raggruppamenti. L’analisi globale dei dati suggerisce che:

1. La maggioranza dei genitori europei, a prescindere dai vincoli socioculturali, preferisce affidarsi a strategie multilivello. 2. Radicamento e livello di priorità delle varie forme di mediazione tendono a differire a seconda dell’approccio culturale: quanto più marcato è l’orientamento individualista, tanto più prevalgono forme pedagogiche propositive, focalizzate sulle potenzialità dell’individuo e del mezzo. Al contrario, là dove quest’orientamento valoriale è meno radicato, tendono a prevalere approcci pedagogici di tipo protettivo, maggiormente centrati sui rischi derivanti dall’uso del mezzo.

Per quanto concerne il rapporto tra le strategie adottate e le esperienze di disagio/pericolo on-line dichiarate, l’attività di controllo-accompagnamento genitoriale sembra in grado di ridurre significativamente le probabilità che i minori incorrano in esperienze problematiche, e tuttavia il livello di protezione delle varie pratiche anche in questo caso sembra variare a seconda dell’orientamento culturale prevalente. Tendenza particolarmente evidente nel caso della restrizione temporale.

Lo studio della Kirwil, qui accennato nelle sue linee generali, ha contribuito a definire una prima mappa delle tendenze in atto nel Vecchio Continente. Stando ai risultati, i genitori europei considerano utile la mediazione parentale nell’uso di Internet da parte dei ragazzi, soprattutto riguardo ai bambini che dati recenti indicano avvicinarsi sempre prima alla Rete, attirati da forme d’interazione sempre più facili, immediate e multimediali. Se confermato da indagini a più estesa campionatura, il dato è indubbiamente confortante poiché è nel contesto domestico-familiare che sono primariamente socializzati e negoziati significati, valori e norme sull’uso dei media ed è innanzitutto in questo ambito che le pratiche mediali dei minori dovrebbero essere incoraggiate e accompagnate mediante un’azione di stimolo e di controllo rispettosa della loro personalità.

Come si è detto, poi, gli stili di mediazione tendono a fondarsi su strategie sinergiche multilivello, il che sembrerebbe garantire un maggiore livello di protezione, considerata, tra l’altro, la differente percezione del rischio che esiste tra adulti e ragazzi, origine spesso della mancata condivisione dei vissuti sperimentati on-line dai ragazzi e della scarsa consapevolezza o sottovalutazione degli stessi da parte dei genitori.

In ultimo, quanto emerge dallo studio suggerisce che porre maggiore attenzione al contesto socioculturale di riferimento, valutando se in una data società si tende a valorizzare più il senso di autonomia o, viceversa, di eteronomia delle persone, può aiutare a capire in che modo i ragazzi di quel contesto approcciano Internet e gli altri media, e favorire l’individuazione di più efficaci pratiche di mediazione genitoriale e di più idonee politiche istituzionali a sostegno di un uso sicuro e consapevole della Rete.

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