mercoledì, Novembre 27 2024

Una “cultura mediatica da camera da letto” significa, tra le altre cose, che il consumo dei media da parte dei giovani “è sempre più associato alla propria identità ed alla definizione del proprio spazio privato anche all’interno della famiglia”, e questo si traduce generalmente in una camera da letto ben munita di apparecchiature mediatiche (computer, tv, cellulare, etc.).

La relazione “Media, tecnologie dell’informazione e comunicazione nella famiglia europea” riassume i risultati di una ricerca finanziata dall’Unione Europea, ancora in corso, sui mezzi di comunicazione utilizzati in famiglia all’interno dei 27 paesi europei, diretta da Sonia Livingstone e pubblicata dalla London School of Economics. Per vedere la relazione: http://eprints.lse.ac.uk/29788.

I cambiamenti nei mass media non dipendono solo dall’evoluzione tecnologica o dalle tendenze di mercato, ma anche dalle trasformazioni sociali che si verificano all’interno della famiglia

Uno dei punti su cui si sofferma la ricerca è che i cambiamenti nella “mediasfera”- l’ambiente mediatico che pervade la società – sono strettamente relazionati con i cambiamenti sociali che hanno modificato la struttura della famiglia, e quelli non dipendono solo dai cambiamenti tecnologici e dal mercato che spinge a consumare nuovi prodotti.

Negli ultimi decenni in Europa si sono verificati dei cambiamenti molto importanti all’interno della famiglia. Si osservano a livello demografico (calo delle nascite, invecchiamento della popolazione, crescente immigrazione), a livello sociale (nuovi modelli di impiego, con due stipendi in generale e con tendenza ad un lavoro più instabile, e con “giovani” che rimangono nella casa dei genitori per più tempo), ma anche a livello di relazione, con la nascita di nuove forme e relazioni familiari (famiglie sempre più diversificate, che includono sempre più ragazze madri, singles che vivono soli e famiglie rifatte).

Tutti questi fattori esercitano una certa influenza sui modi e i tempi di fruizione dei media. Pertanto le imprese di comunicazione orientano la propria produzione adattandola a questo nuovo mercato. Così, per esempio, una “gioventù allargata” comporta la creazione di un spazio privato separato dal resto della casa, distinto dallo spazio proprio di un bambino o un adolescente. La paura legata all’insicurezza della vita di città, tanto per citare un altro esempio, induce i genitori ad essere più accondiscenti verso i propri figli nel consumo di contenuti mediatici, affinché questi rimangano in casa. Tutto ciò comporta il fatto di dormire in camere da letto sempre più ricche di strumenti mediatici.

Le tendenze nel mondo della comunicazione e dei mass media. Possibili effetti sulla famiglia

1. La mela della discordia continua ad essere la diatriba accademica sugli effetti negativi dei media sui bambini e giovani. La ricerca della London School of Economics sostiene che non esistano delle prove definitive circa una relazione causa-effetto tra l’esposizione ai media e comportamenti negativi (violenza, sessualità precoce ed obesità, per esempio). I risultati empirici dimostrano invece che il target è più attivo che passivo e che il contesto culturale e familiare esercita un sensibile influenza sul processo di fruizione dei contenuti. In definitiva, “gli effetti dei media dipendono in buona misura da molti altri fattori, specialmente quelli relativi al contesto culturale”. Enfatizzata questa premessa, di per sè già molto nota, la ricerca segnala, nonostante che la letteratura più recente dia forte evidenza al fatto che la rappresentazione della violenza in televisione può avere un effetto, modesto ma certamente determinate in alcune circostanze, sulla condotta aggressiva dei bambini, specialmente nel caso dei ragazzi (Millwood Hargrave, A., Livingstone, S. e altri (2009)

Harm and offence in media content: A review of the empirical literature
).

2. Nuovi media, nuovi rischi. Già nel 2007, la maggioranza delle famiglie europee aveva accesso ad Internet (54%). La creazione della Commissione Europea “Agenda Ditigal” nel 2010 testimonia l’importanza dell’uso domestico, educativo e commerciale delle tecnologie digitali per l’economia e la società europea. Nell’ambito familiare, comporta certamente nuove opportunità ma anche nuovi rischi, come prova la Ricerca europea del 2010 sui ragazzi tra i 9-16 anni: “il 29% dei ragazzi comunica con persone sconosciute, benché raramente questo rischio sia associato ad un pericolo reale.” D’altra parte, i bambini non sono solo possibili vittime di abusi o disturbi attraverso la rete: “il 19% dei ragazzi europei tra i 9 e i 16 anni sono stati molestati qualche volta; ed un 12% ha molestato altri nel corso dell’ultimo anno.” In definitiva, i presunti “nativi digitali” hanno bisogno di una forte educazione all’uso dei nuovi media, e non necessitano solo di un’alfabetizzazione digitale.

3. Si osserva una tensione tra la tendenza alla frammentazione e la condivisione. In questa tensione sembra chiaro che le nuove tecnologie digitali conducano ad un esasperato individualismo, mentre i “vecchi” media consentivano una maggiore condivisione di un spazio di valori comuni: “la televisione, in particolare, configura un spazio culturale comune ed aiuta a condividere esperienze e dialogo tra generazioni e tra famiglie disperse.” Nel contrasto fra frammentazione e partecipazione le tendenze variano a seconda dei paesi e del loro livello di educazione o ricchezza: le case dei paesi nordici e dei Paesi Bassi sono pioniere nell’introduzione di tecnologie digitali nelle stanze dei bambini, mentre in Spagna, per esempio, si mantiene ancora un utilizzo più familiare della televisione, più conforme con la sua tradizione. Le famiglie con minori entrate sono propense a mettere televisione e videogiochi nella camera da letto, mentre i genitori con maggiore livello di istruzione spingono per un uso di libri e computers.

4. La mediazione dei genitori è imprescindibile. La loro influenza nell’uso dei media continua ad essere considerata necessaria, qualunque sia il modo: visione comune, ricorso a restrizioni tecniche (filtri) per esempio o vademecum con regole da seguire, visione critica dei programmi o commenti finali sui contenuti. Genitori ed educatori devono essere più attenti all’esercizio del loro controllo. Per esempio, la metà non concorda sul fatto che i genitori controllino i siti che hanno visitato i loro figli. “Uno dei motivi per i quali i genitori dovrebbero essere più responsabili rispetto agli usi che i loro figli fanno di Internet è che, nonostante solo una minoranza incorra in pericoli seri su Internet (la ricerca non la quantifica) i genitori sottovalutano questi rischi: il 41% dei genitori i cui figli hanno visto immagini di sesso affermano il contrario; la stessa cosa succede con un 56% di genitori i cui figli hanno ricevuto messaggi pericolosi; il 52% afferma che i propri figli non hanno ricevuto solleciti sessuali quando in realtà li hanno ricevuti e un 61% dei genitori afferma che i propri figli non si sono trovati con persone sconosciute quando in realtà l’hanno fatto.”

5. È prematuro affermare che l’uso delle tecnologie digitali (ICT) sia vantaggioso per l’educazione. Sebbene è certo che si moltiplicano gli sforzi dei governi e gli investimenti in nuove tecnologie per migliorare i risultati nel campo dell’educazione, non ci sono dati che dimostrino un risultato in questa direzione, per molte ragioni, tra le quali l’inerzia dell’attuale sistema educativo.

6. Le speranze che la fruizione delle nuove tecnologie possono dare un contributo importante per una maggiore partecipazione dei cittadini, specialmente tra i giovani, sempre di più apatici e disinteressati alla politica, sono ancora tutte da dimostrare.

Valutazione della Ricerca La ricerca Media, tecnologie dell’informazione e comunicazione nella famiglia europea è di straordinaria utilità per conoscere le tendenze sociali nella relazione tra media e famiglia in Europa e, sicuramente, nei paesi occidentali avanzati. A partire da una accurata selezione delle fonti – ricerche accademiche, dati ufficiali, studi ed inchieste – si mettono a fuoco gli elementi essenziali di come si è evoluta la famiglia e la tecnologia, con conseguenze anche per l’istituzione familiare. Il merito principale è la messa in rilievo di come i cambiamenti sociali non si verificano mai isolatamente e non sono il risultato di un solo fattore, in questo caso la tecnologia.

La leader del progetto, Sonia Livinsgtone, direttrice anche del Dipartimento di Comunicazione della London School of Economics, è una veterana nello studio dell’audience televisiva e degli effetti dei media sui bambini. Attualmente dirige il Programma per un Internet Sicuro dell’Unione Europea. Ha pubblicato nel 2009 Children and the Internet: Great Expectations, Challenging Realities. Cambridge: Polity.

Tuttavia, è opportuno segnalare che la ricerca pecca di “eccesso di neutralità.” E’ vero che talvolta, quando si descrivono le tendenze sociali e gli effetti dei media, si cade nell’estremo opposto, un moralismo semplicista . Beckett, direttore del think thank Polis, del Dipartimento Media e Comunicazione della London School of Economics, afferma nella presentazione della ricerca: “La domanda chiave non è se possiamo, per esempio, convincere i giovani a leggere di più le notizie e a vedere meno pornografia. La questione di fondo è se le tecnologie digitali costruiscono capitale sociale nelle famiglie o se invece distruggano o frammentino le relazioni che possono produrre individui più felici e comunità più forti”

La questione, a mio giudizio, sta tutta nel peso e nelle speranze che concediamo alla tecnologia. Non c’è dubbio che il titolo della ricerca non illuda sulle aspettative da incontrarvi, esso è centrato sulla tecnologia: “Media, tecnologie dell’informazione e comunicazione nella famiglia europea”. Ora, riporre grosse aspettative nelle tecnologie digitali come mezzo per migliorare la qualità dell’educazione o per vincere l’apatia ed il disinteresse dei giovani a partecipare alla vita pubblica e a incentivare la cittadinanza attiva è chiedere troppo alla tecnologia. Come afferma Alessandro D’Avenia, autore di Bianca come il latte, rossa come il sangue, romanzo di successo tra i giovani in Italia negli ultimi due anni, “chi paga le conseguenze della dittatura del relativismo sono quelli che più di tutti sono in cerca della verità: i giovani. Le loro passioni tristi sono il riflesso della nostra mancanza di vita interiore, del nostro attaccamento alle cose materiali più che alle persone, della nostra fatica nel dare, della nostra ubriachezza di consumismo e carrierismo”. Non a caso, Becket, nella presentazione della ricerca, si rivela felice che Vodafone abbia fatto coincidere la pubblicazione della ricerca con il lancio della sua ultima iniziativa per promuovere i “genitori digitali.” A significare che la tecnologia deve sempre fare i conti con il mercato.

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