Storie di resistenza e speranza
Già nella letteratura classica, con i romanzi di Manzoni e di Boccaccio
abbiamo fatto esperienza di tematiche come l’isolamento e le epidemie. Nei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni i capitoli XXXI e XXXII sono
espressamente dedicati alla rapida diffusione della peste che colpì
duramente l’Italia tra il 1629 ed il 1631, mentre il Decamerone di
Giovanni Boccaccio, nel racconto di dieci giorni di quarantena di alcuni
giovani alle porte di Firenze, richiama ad una condizione d’isolamento e
resilienza già vissuta nel 1300.
Anche la letteratura moderna ci ha regalato due “profezie” che hanno in
qualche modo anticipato ciò che oggi stiamo vivendo. Il romanzo thriller
del 1989 The Eyes of Darkness, dell’autore americano Dean Koontz,
ruota attorno ad una pericolosa arma biologica cinese (il virus Wuhan-400)
e soprendentemente “predice” luogo e modalità di diffusione del virus
(sviluppa sintomi simil-influenzali uccidendo in poco tempo chi lo
contrae), ed il più recente End of the Days (2008) scritto dalla
sensitiva Sylvia Browne, in cui l’inverno del 2020 viene descritto come un
periodo in cui “
sarà prassi indossare mascherine chirurgiche e guanti a causa di una
potentissima malattia del tutto simile all’influenza”.
Anche la cinematografia ha contribuito a prospettare scenari simili: le
pellicole Pandemic e 93 Days entrambe del 2016, la prima
diretta da John Suits, la seconda con la regia di Steve Gukas e dedicata
alla lotta all’Ebola in Nigeria, ne sono un esempio. Anche Contagion, film del 2011 di Steven Soderbergh, è stato talmente
premonitore da far richiedere oggi ad alcuni attori del cast di produrre
videomessaggi di prevenzione.
Sembra quindi che dalle fiction di fantascienza ci siano arrivati sottili
avvertimenti su una probabile pandemia mondiale. Poi non possono mancane le
teorie complottistiche a riguardo. Altre non sono teorie ma vere e proprie
profezie: Il leader di Microsoft, Bill Gates, durante una conferenza Ted
Talk nel 2015 disse: “Se qualcosa ucciderà 10 milioni di persone nelle
prossime decadi, è più probabile che sia un virus molto contagioso che una
guerra. Non missili ma microbi”. Poi ci stanno le “vecchie profezie di
sempre” redivive: Nostradamus è tornato sulla scena dell’immaginario
colletivo. Sul web alcuni utenti hanno riconosciuto che tra le 24 quartine
sulla peste pubblicate tra le profezie di Nostradamus nel 1555, ci sia la
C. II Q. 65, che riveli l’arrivo di un’epidemia terribile in Italia e più
precisamente in Lombardia dal 4 marzo al 1° Luglio. Sappiamo bene comunque
che i versi di Nostradamus sono talmente criptici da poter essere
facilmente interpretati ad HOC. Senza contare che, per quanto riguarda le “profezie letterarie”, deve
essere stato forse facile per Dean Koontz ambientare una storia su un
virus letale nel più ampio polo di virologia della Cina, proprio Wuhan,
o ispirarsi, come nel caso di Sylvia Browne nel 2008, a quanto già
accaduto con la Sars nel 2002.
Sul web intanto spopola un meme: 1720 Peste, 1820 Colera, 1920 Spagnola,
2020 Covid. Che dire, io alla prossima non mi faccio trovare! In realtà,
forse però è proprio questa strana ironia che ci ha sempre salvato. E se la
nostra libertà comincia proprio dall’ironia, almeno secondo Victor Hugo,
abbiamo davvero bisogno di farci dire dai media cosa e come pensare?
La capacità di non perdersi d’animo e mantenere il buon umore è sinonimo
della stessa volontà di sopravvivere: per questo è sempre un atteggiamento
positivo a fare la differenza soprattutto rispetto alla forte depressione
dei messaggi da cui veniamo investiti ogni giorno.
Il pensiero positivo è certamente legato alla longevità. Vari studi
scientifici hanno dimostrato come l’ottimismo può incidere anche sulla
salute fisica di una persona: la Division of Adult Psychiatry, con uno
studio condotto tra il 1960 ed il 2000, ha dimostrato che l’ottimismo
equivale ad una maggiore salute fisica e mentale.
Forse allora stiamo solo riscoprendo ciò che davamo per scontato?
Tutto si ferma fuori ma dentro le nostre anime percorrono chilometri:
riscopriamo l’importanza degli affetti e dell’amore, il valore di avere una
famiglia accanto, creiamo ricordi inestimabili con i nostri figli e i
nostri amici, riscopriamo il piacere delle cose fatte in casa, la gioia
delle piccole cose, di un momento di relax, il piacere di guardare un film
insieme, capiamo il valore del tempo…che è il regalo più prezioso che possa
esserci fatto. Un dono che non si può conservare ma spendere bene.
Abbiamo anche visto che in qualche modo si potrebbe risolvere il problema
del traffico e dell’inquinamento, dello spreco del cibo, della ludopatia e
dei migranti, abbiamo migliorato la lotta all’evasione fiscale e la
tracciabilità dei pagamenti, abbiamo visto che si può incentivare la
digitalizzazione e l’alfabetizzazione informatica, dare forte impulso
all’e-commerce, all’ utilizzo dello smartworking e dell’e-learning.
Le difficoltà possono dividere, ma quasi sempre invece uniscono…ed hanno la
forza di innescare piccoli e grandi gesti di solidarietà di cui oggi
possiamo trovare testimonianza concreta. A cominciare da Napoli dove il
“Panaro Solidale”, in cui chi ha mette e chi non ha prende, ha fatto
velocemente il giro del mondo, o il video del personal trainer spagnolo a
Siviglia che dal tetto del suo palazzo si è offerto per allenare gli
inquilini dei balconi vicini. Ma c’è anche l’iniziativa di Lara e Ste,
fruttivendoli di Carcare (Savona), che invitano chi non può pagare a
prendere ciò di cui ha bisogno o l’annuncio di tale Carlo D’Amico,
arredatore, che nel portone del suo condomino di Milano, si offre di
portare la spesa ai più anziani per evitare loro di uscire.
La creatività che nasce dalle difficoltà è come un fiore che di speranza
che nasce sulla roccia. Un’energia che ha stimolato già la nascita di
numerose iniziative virtuose per affrontare insieme la quarantena: proprio
come ha fatto Getty Images con la challenge “Ricrea l’arte a
casa”, che propone di ricostruire con uno scatto amatoriale alcune delle
opere d’arte più famose. Perché, diciamocelo, la bellezza salverà il mondo…
un mondo strano, che corre veloce, che ci riempie le giornate e le agende
di tante cose da fare ma non tutte realmente importanti. “Abbiamo
proseguito imperterriti, pensando di rimanere sani in un mondo malato”.
Poi un giorno tutto si ferma, conosciamo la quarantena ed il suo alto
prezzo e capiamo che “Su questa barca ci siamo tutti”. Restare in casa ci
sta insegnando anche il valore del riposo, del silenzio, dello stare bene
con sé stessi, tutte cose che un tempo forse avremmo chiamato “noia” ma che
invece oggi rappresentano momenti preziosi per riflettere, costruire delle
idee, guardare meglio dentro noi stessi.
Stiamo così capendo che non siamo soli e siamo tutti uguali, siamo una
comunità e non soltanto un saluto affrettato o una stretta di mano durante
un incontro fortuito. Stiamo imparando ad essere più solidali e socievoli
con gli altri, a non voltarci dall’altra parte, a guardare in faccia il
nostro vicino, a rispettare la fila, a lavarci meglio le mani, ad osservare
realmente le leggi e dare meno importanza al calcio. Ma fino a quando ce lo
ricorderemo? Per quanto tempo è per sempre, chiedeva Alice al Bianconiglio:
“A volte solo per un secondo”.
Vi lasciamo con un piccolo regalo, un video che Familyandmedia ha prodotto
esclusivamente per voi, cari lettori, per regalarvi in questi lunghi e
difficili giorni di quarantena un sorriso e una speranza. Torneremo ad
abbracciarci e ad amare la vita ancora più di prima. Viva la vita, viva
l’amore. Buona visione: Clicca
qui
per vedere il video.