venerdì, Novembre 22 2024

Oggi a fare politica e cultura spesso non sono uomini in giacca e cravatta. Avete mai sentito parlare degli influencer? Sono cantanti, attori, vip: personaggi che dai loro palcoscenici e dai loro profili influenzano masse, sensibilizzano e “smuovono” in una precisa direzione l’opinione pubblica.

Le loro armi principali? I social Network.

Il loro pubblico prediletto? I giovani: uomini e donne di domani. Persone in formazione.

Se in generale per lanciare un messaggio è più facile colpire alla pancia che prendere la testa, va anche detto che più si è giovani più si è emotivi, passionali e ci si lascia facilmente prendere dall’entusiasmo. Negli ultimi tempi, in Occidente, i politici hanno compreso che per fare propaganda occorre passare attraverso gli artisti : servirsi di volti, personaggi concreti, stimati e seguiti che facciano da testimonial di battaglie culturali e/o ideologiche.

L’arte: veicolo di messaggi culturali

Se vuoi cambiare il mondo, devi entrare nel mondo dell’entertainment. Sembra una novità, in realtà questo lo avevano già compreso anche civiltà precristiane come gli antichi Greci.

Una delle questioni che sta entrando con forza nell’arte per entrare nella vita reale è senza dubbio la teoria gender.

I film, le serie televisive, i romanzi sono mezzi senza dubbio efficaci, messi al servizio di questa causa (pensiamo alla serie tv Modern Family, per prenderne una tra le tante). Tuttavia, se gli spettacoli hanno il grande potere di creare frames, certi messaggi sono accolti ancora più volentieri se ad incarnarli e trasmetterli sono persone concrete, artisti amati dal pubblico che sposano la causa nella loro vita privata.

Oggi gli influencer sono quasi tutti impegnati a distruggere la differenza tra uomo e donna e l’idea che il matrimonio e la genitorialità si basino sull’unione complementare dei due.

Gli esempi potrebbero essere molti. Ne farò alcuni che ho potuto vedere più
da vicino.



Le immagini e le prese di posizione dell’artista: un connubio potente

Alcuni mesi fa ho conosciuto una ragazza liceale “innamorata” di un cantautore britannico, Harry Styles, che ha esordito nel mondo della musica nel 2010.

Dal palco diffonde messaggi di amore verso i poveri, si mostra sensibile verso i bambini e prende posizione contro il bullismo.

Inoltre, si scaglia contro ciò che ritiene “stereotipi” sull’uomo e sulla donna. Senza troppo parlare, su questo, preferisce “mostrare” ciò che pensa. Come? Ad esempio, cambiando lui stesso sembianze varie volte nei propri videoclip. (Prima si veste da uomo, poi da donna, poi metà e metà, indossando contemporaneamente camicia maschile e scarpe col tacco).

Il motivo addotto? Che bisogna ribellarsi alla “mascolinità tossica”, alla violenza degli uomini “tutti muscoli e niente cervello”. Nel mondo delle mille sfumature e del relativismo, sembra sfuggire che tra una mascolinità tossica e il rifiuto assoluto della mascolinità vi è un universo: vi è, ad esempio, una virilità sana.

Questa “sfumatura” nei suoi video, guardati da milioni di ragazzi, non è affatto contemplata. E il messaggio che passa è che l’uomo vada privato della sua mascolinità diventando femminile.

La libertà di espressione di un artista è pressoché illimitata

Altra cosa da notare se si parla di influencer è che la “licenza poetica” sembra non avere limiti. Noto che difficilmente l’opinione pubblica si schiera contro un artista per i messaggi che propone.

I testi delle canzoni sembrano non meritare “analisi” o giudizio, perché in nome della libertà di espressione si può cantare qualunque cosa (“tanto è solo finzione”).

Accade spesso, allora, come già messo in luce sul nostro portale, che dei cantanti con testi osceni – e politicamente scorretti – siano difesi nei loro messaggi antisociali semplicemente perché sono artisti. Risultato? Una profonda incoerenza, che genera confusione.


Un influencer non deve essere coerente ma persuasivo

Un influencer italiano, Fedez, ha preso posizione a favore di una legge (il Ddl Zan) che servirebbe, a detta dei promotori, a contrastare l’omofobia. Da un palco, in diretta nazionale, ha letto – col fine di denunciarle – delle frasi omofobe pronunciate da esponenti politici di destra, scatenando lo sdegno nell’opinione pubblica. Il paradosso, però, è che proprio lui vanta un repertorio di canzoni contenenti frasi omofobe.

“Tu non sai cosa sia l’analisi del testo?”, “Le canzoni hanno questo linguaggio duro, ma non voleva offendere nessuno”, “Il genere trap è crudo, ma Fedez è una persona sensibile verso questi diritti”. Sono solo alcune delle frasi che mi sono state rivolte, quando ho fatto notare l’incoerenza del cantante a chi riportava la notizia del “coraggioso intervento” durante il concerto.


Aiutiamo i ragazzi a decodificare i messaggi che ricevono

Ai genitori, agli educatori, agli insegnanti che mi leggono, vorrei dire questo: l’arte è una sorta di mondo parallelo per i vostri ragazzi e gli artisti diventano guide spirituali, modelli educativi, idoli. I messaggi più deleteri, oggi, passano per delle note musicali o negli schermi di un cinema.

Se volete bene ai vostri ragazzi, vi invito a spendere tempo a ragionare e meditare con loro sui testi che ascoltano, sui film che vedono. Impiegate energie nell’aiutarli a decodificare i messaggi. Aiutateli a comprendere che una cattiveria resta tale anche se messa in rima. Aiutateli a ragionare con la loro testa e a capire il valore della coerenza.

Mostrate i pericoli di seguire un personaggio senza porsi domande
e senza avere un proprio pensiero critico.

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