giovedì, Novembre 21 2024

“Ai tempi in cui ti ho incontrato, la semplice parola ‘amore’ provocava in me il riso beffardo della giovinezza. Ero convinta che l’amore non esistesse. Mi sbagliavo. Che cosa è stato il rapporto tra di noi e quello che abbiamo avuto con la vita se non una grande storia d’amore? La tua Edith, che cercava la felicità e l’ha trovata accanto a te”.

Leggendo questa dedica probabilmente vi sembrerà di essere davanti al finale di un romanzo rosa. E in effetti è proprio così, perché queste parole le trovate nell’ultimo libro di Susanna Tamaro, Una grande storia d’amore (Editrice Solferino, 2020, 17 euro).

A scriverle, in una lettera, è Patrizia (che ha scelto per sé il nome di Edith) ad Andrea, l’uomo che ama, dopo una vita turbolenta – ricca di gioie e costellata di sofferenze – trascorsa assieme.

Una “storia d’altri tempi”

La storia ci viene raccontata dal punto di vista di Andrea, ormai anziano e rimasto vedovo, che ripercorre con la memoria tutta la sua vita accanto all’unica donna che abbia mai amato davvero.

Andrea, uomo veneto nato nel ’50, ci riporta indietro nel tempo, a quando i cellulari e i computer non esistevano ancora, a quando l’ideologia comunista suscitava masse di giovani sognatori, a quando le donne iniziavano la lotta per l’emancipazione, arrivando, come Edith, a ridere del matrimonio.

Edith ci viene descritta come una ragazza sarcastica, ribelle, di quelle che fumano anche dove non è permesso e si impegna coi suoi “compagni” nella lotta sociale, con un entusiasmo quasi infantile e una particolare vivacità che le appartiene per carattere.

Dietro alle sue battaglie, alla sua voglia di sfuggire ai legami, alla sua derisione dell’“amore”, si nasconde, però, un cuore buono, segnato da un grave lutto, e un grande bisogno di essere presa per mano, custodita, protetta. In una parola, di essere amata.


Un amore che resiste alle ferite causate dall’umana debolezza

Andrea è un tipo diverso, molto più impostato e pacato. E ha perso completamente la testa per Edith. Non si tratta però di semplice invaghimento, sente davvero che le loro anime sono destinate a non perdersi più.

Seppur a volte si senta ferito – perché allontanato da una fragile e incostante Edith – non smette mai, neppure nei momenti peggiori, di volerle un bene profondo.

Se lei lo umilia, lui non la odia. Se si allontana, ciò che più lo preoccupa è che Edith stia bene. Il miracolo del vero amore è questo: non conosce offesa che non possa essere perdonata.

Andrea, 10 anni più grande, pragmatico, schematico, sogna un matrimonio, una famiglia, sogna di creare un nido. In fondo, tutto questo, lo sogna anche Edith, ma quando Andrea glielo chiede lei scappa, perché non si sente pronta. Lui, allora, non la lega a sé. Da buon capitano, abituato a vedere le navi partire e poi tornare, la lascia andare: magari anche lei, come un’imbarcazione stanca di navigare, sarebbe approdata di nuovo al suo porto.

Per la solitudine, Andrea cederà a dei rapporti sterili, per poi accorgersi che la nostra anima è fatta solo per l’amore.


La vera appartenenza può esserci solo nella libertà

La pazienza di Andrea, i suoi sentimenti puri, la capacità di proteggere, la forza di accettare anche il frutto di una fragilità di Edith, porteranno la ragazza a sciogliere i suoi nodi, le sue paure, a sentire che vale la pena mettere radici con qualcuno che è pronto a dare la vita.

Quel matrimonio, fuggito nella giovinezza e considerato, nei primi anni di vita insieme, un semplice “pezzo di carta”, diventerà per Edith, in un momento particolare della sua vita, la cosa più urgente da fare. Non si tratterà di ufficializzare una convivenza, ma di chiamare finalmente quel legame unico col suo vero nome.

Un romanzo per vedere la luce oltre il buio

Questo romanzo non parla solo di una storia di amore. Mette in luce, infatti, anche le fragilità che ogni essere umano ha dentro.

Mostra i perché che possono esserci dietro a gesti stupidi; i motivi più profondi di una fuga, di una bevuta di troppo, di una battuta sarcastica.

E dà anche una possibile risposta alla tentazione di nonsenso che ci attanaglia, risposta che potremmo vedere riassunta in questo dialogo:

Andrea: “Nessuno può sapere come e quando morirà”

Amy: “È tutta una follia.”

Andrea: “In qualche modo sì. Ma è una follia che ha un antidoto”.

Amy: “Quale?”

Andrea: “Vivere come se la morte non esistesse.”

Amy: “Ma esiste.”

Andrea: “Se vivi amando, la disinneschi.”

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