Una donna guarita ci racconta la sua dipendenza da sesso nata su Internet
Paola è una donna del centro Italia. Il nome è di fantasia e non diremo la città in cui vive, per rispettare la sua richiesta di anonimato.
Diremo solo che ha tra i 40 e i 50 anni e ad oggi si presta ad interviste, colloqui, incontri privati per aiutare altri. Per dare la sua testimonianza di persona guarita e far sì che chi l’ascolta non cada nei suoi stessi errori o decida di farsi curare se è affetto dalla sua stessa patologia.
Appena mi vede, Paola sorride. E capisco che è il sorriso di chi ce l’ha fatta, di chi è uscito da un tunnel, di chi ha molti “Grazie” da dire.
Perché Paola è veramente finita in un tunnel, che l’ha condotta alla disperazione: è diventata dipendente dal sesso, dopo aver iniziato, solo per gioco, a frequentare dei siti di incontro, delle chat aperte a tutti e raggiungibili con una facilità disarmante. Internet è stata la sua trappola.
“Non dobbiamo demonizzare questo strumento, ha anche molte buone potenzialità – ci tiene a sottolineare la terapeuta che ci assiste durante l’intervista – ma dobbiamo essere consapevoli dei pericoli”.
E con noi, sfonda una porta aperta: in Family and Media sappiamo bene che Internet può essere un valido strumento per la semplificazione della quotidianità e un supporto nell’educazione, ma sappiamo anche che può provocare danni immani in diversi campi, anche nella sfera intima delle persone (sulla piaga della pornografia si leggano ad esempio:
La trappola della pornografia. Intervista al Prof. Thomas Lickona o Pornografia e violenza, esiste un legame?)
Quei vuoti d’amore che lasciano il segno
I problemi e le debolezze di Paola derivano principalmente dadifficoltà vissute nella sua famiglia d’origine. Vuoti di amore e mancanze che le hanno lasciato il segno.
Paola è una mamma e ha un marito che le vuole bene, eppure, alla soglia della mezza età, ecco emergere le sue sofferenze interiori, quei drammi mai risolti davvero.
In più, Paola vive un periodo molto buio, caratterizzato da forti stress. Il padre malato, l’assistenza continua e poi il decesso, che le crea un forte disorientamento.
Si sente spenta, senza orizzonti, smarrita. La sua vita le appare priva di stimoli e così, solo per curiosità, dice, decide di “cercare qualcosa che la faccia sentire viva”, inizia a cercare dei siti per “fare amicizia”, per conoscere gente. “Ammetto che inizialmente volevo fare un’esperienza nuova, volevo provare ad andare con una donna”, afferma, con totale franchezza.
Poi, il vortice: Paola è stata risucchiata da un tornado più grande di lei.
La dipendenza fa perdere il contatto con la realtà
Ben presto un “gioco” si trasforma in un’ossessione, sta in linea giorno e notte. Non riesce più a liberarsene.
Quei siti, quelle conversazioni con sconosciuti per Paola diventano una droga. Non sa mai chi ha di fronte e a tratti è anche spaventata da ciò, ma l’adrenalina, l’eccitazione che le provocano certe conversazioni, è troppo forte e diventa sempre più difficile resistere.
Inoltre, quello schermo sembra proteggerla, sembra assicurarle che non può accadere nulla di male.
Sembra tutto sotto controllo. “Eppure, non è così – precisa – io ho avuto paura. Se entri in un mondo simile, non puoi non vedere situazioni di pericolo…”.
Tuttavia, sembra non volerne parlare e io rispetto il suo silenzio.
Di fatto, comunque, Paola non ha più pace, non riesce più a passare del tempo con i suoi famigliari. Il marito, intanto, si è accorto del disagio e sarà l’elemento chiave di tutta questa storia: farà di tutto perchè Paola accetti di farsi curare.
Da un vuoto d’amore a una grande prova d’amore
Se un vuoto d’amore ha condotto Paola a diventare una larva, a darsi in pasto a sconosciuti, a non riconoscere il suo immenso valore e svendersi in dei rapporti velenosi, un atto d’amore l’ha salvata. Il marito, infatti, che pure non è riuscito a prevenire il suo scivolone, non l’ha abbandonata a quel forte malessere. Con una lucidità e una cura che hanno dello straordinario, l’ha prima di tuttoperdonata per quei tradimenti ripetuti e poi ha cercato di aiutarla a guarire da quella che ha capito essere a tutti gli effetti “una malattia”. Perché dobbiamo dircelo: non esiste solo la dipendenza da droga, dal gioco. Si può diventare dipendenti anche dal
sesso.
Mauro – nome di fantasia – ha contattato una struttura che aiuta persone con dipendenze di vario genere e ha accompagnato lì sua moglie , sostenendola durante tutto il percorso della guarigione. Ha preso parte
attiva nella terapia.
È rimasto, anche “nella cattiva sorte”, quando tanti sarebbero andati via.
Paola ha gli occhi lucidi quando parla del marito. “È un uomo davvero forte!”, le dico. Lei annuisce e sorride.
Sa bene che è una delle tante persone a cui deve dire grazie. Forse, il “Grazie” più grande.
Ma ci sono state anche altre figure di riferimento importanti nel suo cammino verso la libertà, senza le quali oggi non avrebbe il sorriso di chi ce l’ha fatta: sono gli operatori della struttura dove si è recata per disintossicarsi e le terapeute, che hanno unito professionalità e dolcezza al fine di farle raggiungere una nuova consapevolezza di sé e farla uscire dal suo carcere.
“A tutti vorrei dire di non cercare amore in quel modo”
“Chiedete aiuto, se state male, ma non fate ciò che ho fatto io. Inizialmente, può sembrare una cosa normale, innocua. Ma non lo è. Finirete per distruggervi”. Così risponde Paola alla domanda: “Che messaggio vuole lanciare perché altri non finiscano in questa trappola?”
Si dice preoccupata per la facilità con cui si può venire risucchiati in un mondo più grande di noi.
“Alle amiche di mio figlio, che pubblicano foto in reggiseno, vorrei dire: state attente!”
Paola oggi sa che il web è pieno di lupi e che i giovani sono carne fresca, pronta per il macello. Ci tiene a dire, soprattutto alle ragazze, di
tutelarsi. Di non parlare con sconosciuti, di non cercare affetto da chi di fatto non lo darà. Il corpo non va svenduto, ma custodito. E bisogna chiedere aiuto solo a persone fidate, non a dei nomi di fantasia, dietro ai quali si nascondono persone senza scrupoli o, forse, ancora più fragili di noi.