I giovani e i videogiochi: solo perdita di tempo o occasione di educazione?
Il team di ricerca di Familyandmedia ha recentemente condotto uno studio sugli effetti della fruizione delle nuove tecnologie da parte degli adolescenti italiani. Uno degli aspetti su cui i ricercatori si sono maggiormente focalizzati è stato il rapporto dei giovani con i videogiochi.
Lo studio è stato condotto nel 2016 in tre differenti città (Bari, Castel Gandolfo e Roma) su dei panel di 16 ragazzi di età compresa tra i 13 e i 18 anni. In totale, 48 giovanni hanno partecipato nella ricerca. La modalità di indagine è stata l’osservazione partecipante ludica in modo di ottenere risultati non indotti dai ricercatori.
Lo scopo è stato quello di raccogliere le modalità comuni di fruizione dei videogiochi e i pericoli della dipendenza. Così le domande “nascoste” puntavano ad indagare: come scelgono un videogioco, quali sono le motivazioni al gioco, se preferiscono giocare sul cellulare o tramite un pc/tv. E ancora, quante ore passano a giocare e in quali momenti della giornata, se da soli o in compagnia, se hanno dei limiti di ore imposti dai genitori o se si regolano da soli. Infine, quali sensazioni o disturbi provano dopo aver giocato, ad esempio durante la notte.
Oltre a mappare le abitudini di fruizione e consumo dei videogiochi dei ragazzi attraverso dei focus group, un secondo obiettivo specifico di questo studio è stato quello di identificare in loro la presenza delle virtù della temperanza, del distacco e dell’autocontrollo, o piuttosto la loro completa assenza.
Alcuni risultati della ricerca
Le ore di gioco.
Partendo dalla quantità di tempo speso sui videogiochi, il tempo di consumo è risultato estremamente variabile: il minimo registrato è di almeno un’ora al giorno (nei soggetti più piccoli, per le restrinzioni imposte dai genitori) ma già nei ragazzi tra i 14-16 anni la media si alza a 2-3 ore al giorno con un picco di 7. Si è notato che più aumenta l’età, più aumentano le ore giocate per ogni giorno e il tempo passato a giocare online con amici o sconosciuti.
Il sistema Pegi.
I partecipanti allo studio, pur conoscendo il sistema del Pegi – il metodo di classificazione europea dei giochi in base all’età dei ragazzi – non ne tengono conto. Anche i genitori in molti casi non conoscono o non tengono in considerazione l’indicazione del Pegi, e comprano ai figli giochi in teoria non destinati alla loro fascia d’età (soprattutto per quando riguarda il Pegi 18+). A tal proposito è bene vedere come, al di là del passaparola tra gli amici, siano decisivi, per la scelta dei videogiochi, i gameplay visti su Youtube e i lanci delle case di produzione: tutti contenuti in cui in genere il Pegi viene ignorato e non comunicato.
Autocontrollo nel gioco.
A proposito di autocontrollo e temperanza nel gioco, quasi tutti i ragazzi esprimono un grande fastidio nell’essere interrotti mentre stanno giocando, soprattutto se pensano di aver iniziato da poco. Collegato a questo aspetto, c’è quello della frustrazione che i ragazzi sperimentano quando vengono sminuiti dai genitori per il tempo passato a giocare con frasi tipo “Ancora perdi tempo con questi videogiochi?” o “Ancora stai giocando? Non hai niente di meglio da fare?”. Questo tipo di approccio crea scoraggiamento, perché il proprio hobby/passione viene sminuito come se fosse di rango inferiore rispetto ad altre attività (leggere/uscire/praticare sport/guardare la tv, etc). Inoltre, secondo i ragazzi, i genitori dimostrano di non capire che il video-giocare, così come qualunque altra attività, richiede il proprio tempo per essere vissuto ed apprezzato e che quasi mai questo tempo è inferiore ad un’ora.
Giocare da soli o in compagnia?
Uno degli aspetti principali emersi dallo studio è il fatto che la maggior parte dei ragazzi coinvolti preferisce giocare in compagnia. Attenzione però alla loro concezione di giocare in compagnia. I ragazzi di oggi non fanno alcuna distinzione tra giocare insieme online (quindi ognuno a casa propria) e giocare insieme stando fisicamente nella stessa stanza. Ciò che conta per loro è l’interazione cooperativa o competitiva con altre persone.
I videogiochi sono una opportunità?
Dalla ricerca emergono diverse opportunità positive che i videogiochi possono offrire ai ragazzi:
– se si gioca in compagnia, è possibile socializzare e sentirsi parte di un gruppo;
– i giochi permettono di accedere in maniera ludica ai media digitali;
– con i giochi elettronici si possono allenare le più svariate capacità, come ad esempio la coordinazione mano-occhi, il ragionamento, il senso di orientamento e la creatività;
– i videogiochi consentono di imparare a muoversi tra esperienze reali e sensazioni virtuali (online e offline);
– il videogioco ci abitua a sviluppare strategie e a cercare soluzioni, in un’ottica di problem solving;
– si impara a lavorare in squadra. In azienda si parlerebbe di team bulding;
– giocare con persone di altri Paesi e in lingue diverse, consente di confrontarsi con identità diverse, aprendo la mente e la propria cultura.
In altre parole, i videogiochi – se usati con equilibrio, criterio, regole e buon senso – offrono alcuni spunti positivi in un’ottica educativa, in quanto possono essere uno strumento per lo sviluppo e la cura di alcune soft skill dei ragazzi.
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