La “coesione familiare” limita gli effetti negativi di Internet, affermano studi empirici
In analoga direzione vanno i risultati dello studio di Mesch, dell’Università di Haifa, sull’uso di Internet da parte di adolescenti israeliani: il tempo di utilizzo di Internet è inversamente proporzionale al tempo speso per le attività familiari e, più specificamente, l’ “uso sociale” della rete (“chatare”, giocare on line e partecipare a gruppi di discussione), è causa di aumento di conflitti tra genitori e figli, a differenza di quello che succede quando la rete si usa per fini istruttivi o educativi (The Journal of Family Communication, 6, (2), 2006).
In definitiva, la coesione familiare limita gli effetti negativi della rete e, a sua volta, si vede limitata, sebbene indirettamente, per il tempo investito nella rete e per l’uso sociale predominante di Internet. Il concetto di coesione familiare è usato in sociologia per indicare la misura dell’”intensità dei legami affettivi che i membri di una famiglia sviluppano tra di loro”, in termini di frequenza e qualità di rapporto. La coesione si traduce generalmente in atteggiamenti di collaborazione, realizzazione di attività assieme e nell’affetto reciproco. E’ ampiamente provato dagli studi di sociologia della famiglia che la coesione familiare contribuisce positivamente allo sviluppo dei figli e favorisce il giudizio morale dei bambini. In questo tipo di famiglie, i genitori sono la fonte principale di influenza morale ed esercitano un maggiore controllo negli standard morali dei figli.
I due studi citati attestano gli stessi risultati di precedenti studi sulla coesione familiare, nel caso ora di internet che è entrato prepotentemente nel contesto della vita familiare, e sui cui effetti ancora sappiamo poco, come afferma Mesch. Quello che sappiamo è che i bambini che usano la rete si espongono a contenuti negativi molto più di quello che i loro genitori immaginano. Detto in altri termini, i genitori hanno una percezione sbagliata sul controllo che esercitano sui loro figli per l’accesso al web.
Se a queste conclusioni aggiungiamo alcuni dati sui contenuti della rete, forniti da un recente studio di Optenet ( www.optenet.com), su un campione di 4 milioni di URLs. risulta evidente che ci sono molti motivi per migliorare un’educazione ai mezzi e coi mezzi nell’ambito familiare. Secondo la Relazione del 2010 di questa azienda pioniere nell’offerta di sicurezza sui contenuti ad imprese commerciali e famiglie, su 100 milioni di utenti terminali, la pornografia ha ancora il contenuto predominante nella rete, con il 37%; i websites per giocare on-line (RPGs), come World of Warcraft, Finale Fantasy and Grand Theft Auto 4, sono cresciuti di un 212%; i siti che contengono violenza sono aumentati di un 11%; quelli che incitano al terrorismo, di un 8% e quelli che vendono droghe illegali, di un 7%. In definitiva, non ci sono motivi per abbassare la guardia.
Autostima, personalità e uso di Internet
Quello che ancora non sappiamo, o che almeno è presto per affermarlo coi i pochi studi disponibili, è quanto la frequenza e il tipo di uso di Internet incida sulla personalità degli individui. Presumibilmente, determinati tratti caratteriali e di personalità sarebbero associati ad un uso intenso di Internet, specialmente di carattere sociale. Si è visto che i giovani con bassa autostima, dovuta principalmente alla mancanza di appoggio paterno e a sentimenti di svalutazione da parte dei compagni, sono più assidui frequentatori di Internet. La variabile “autostima” quindi dovrebbe influire sul modo di utilizzo di Internet che incide nella coesione familiare attraverso l’aumento di conflitti tra genitori e figli. Tuttavia, lo studio di Mesch che controlla il peso di quella variabile, non osserva alterazioni. In definitiva, l’uso sociale della rete ed il tempo di navigazione in Internet diminuiscono la coesione familiare indipendentemente dal carattere dell’individuo.
Metodologia degli studi
Lo studio di Mesch è stato effettuato a partire da una campione rappresentativo nazionale di 1.000 adolescenti israeliani tra 13 e 18 anni condotta per la Minerva Center for Youth Studies dell’Università di Haifa. Gli intervistati finali, utenti abituali di Internet, sono il 42 %, percentuale quasi identica di chi ha a casa una connessione alla rete (44 %). Il campione ed il sofisticato studio statistico coi parametri che misurano la coesione familiare, conflitti genitori-figli, il tempo di attività in famiglia, uso di Internet e la variabile di controllo “autostima”, avallano la qualità dello studio. Tuttavia, come il proprio autore riconosce, lo studio ha una limitazione fondamentale: quella di misurare solo la percezione soggettiva dei giovani e non quella dei genitori.
A differenza del precedente, lo studio dei professori dell’Università di Austin e della Florida, su un totale di 190 famiglie delle 390 selezionate, accoppia le risposte dei questionari ai figli, tra 11 e 16 anni, con quelle dei loro rispettivi genitori. Questo ha facilitato la misura e il paragone tra le percezioni di genitori e figli. I questionari sono stati somministrati attraverso le scuole dove i bambini studiano.
Autore: Norberto González Gaitano. Università della Santa Croce, Roma