venerdì, Novembre 22 2024

Alcuni anni fa, quando il fenomeno della globalizzazione entrò improvvisamente nelle nostre vite, sorsero numerosi dibattiti accademici attorno a questo argomento. Il più accorto – a mio parere – sosteneva la seguente idea: la globalizzazione è una realtà che può piacerci o meno, ma non ha senso discutere se sia conveniente o meno, dal momento che ormai è un dato di fatto presente nelle nostre vite e pertanto la cosa più intelligente da fare è cercare di trarne qualche vantaggio utile per la nostra esistenza quotidiana.

Questo stesso ragionamento lo voglio applicare al fenomeno delle serie televisive, definite “serie da dipendenza”, in riferimento al consumo costante che ne fanno alcune categorie di spettatori. Negli ultimi dieci anni il numero di serie televisive e dei suoi fruitori è andato infatti costantemente aumentando. Risulta quindi importante capire il motivo di tanto successo e le ragioni per cui le serie televisive ci appassionano e quali conseguenze emotive comportano. Anticipo che la mia analisi sarà positiva e costruttiva – mi dichiaro infatti un fruitore appassionato di serie tv, sia per obbligo di ricerca sia per piacere.

Sono cinque le chiavi che spiegano il successo delle serie: la qualità della produzione, la varietà tematica, il tipo di racconto, la distribuzione ed i personaggi. In primo luogo le serie tv hanno copiato i modelli di produzione cinematografica, e questo significa una maggiore qualità ed attenzione alla realizzazione della storia, per esempio la costruzione del carattere dei personaggi, l’ambientazione o la musica. In
secondo luogo le serie offrono una grande varietà tematica, grazie anche al fatto che la molteplicità dei canali televisivi ha permesso di produrre serie anche per nicchie specifiche di mercato.

Per quel che riguarda il racconto, le serie hanno un formato basato sul coming up next, ossia sulla continua aspettativa che mantiene in bilico lo spettatore e lo obbliga a vedere sempre la puntata successiva. In quarto luogo, lo sviluppo tecnologico permette oggi di vedere la nostra serie favorita su qualunque canale – televisione in chiaro, pay tv, Internet, con la possibilità di acquistare le singole puntate o addirittura l’intera serie in qualunque momento. Una menzione a parte merita il quinto e ultimo fattore di successo: i personaggi. Le serie narrano la storia di un insieme di personaggi – principali e secondari – durante un amplio periodo di tempo. Questo lungo arco narrativo offre la possibilità di creare personaggi complessi, ben costruiti e presentati con dettaglio e dovizia di particolari durante le diverse stagioni. Questa possibilità di scavare in profondità nella psicologica dei personaggi permette di “addentrarci” nelle loro sfumature caratteriali, di conoscerli al meglio e di stabilire con loro relazioni empatiche.

Questa empatia con i personaggi è un processo che può avere differenti livelli, che possono aumentare o meno a seconda delle situazioni. Il primo livello è l’empatia cognitiva che consiste nel comprendere i protagonisti ed il loro ambiente, quello cioè che colloquialmente si intende come “mettersi nelle sue scarpe.” Il secondo livello è l’empatia emozionale che si riferisce all’implicazione affettiva coi personaggi, cioè il sentirsi preoccupati per i suoi problemi, provare allegria davanti ad un colpo di fortuna del protagonista o angoscia davanti ad una eventuale situazione negativa cui è implicato. È importante sottolineare che questa empatia emotiva va al di là della condotta e del codice morale del personaggio.

Un livello superiore è quello che chiamo empatia valoriale, che può tradursi in un “mi piace questo personaggio e pertanto è buono”; buono non dal punto di vista di un giudizio morale, ma in quanto evoca o provoca un sentimento positivo (simpatia, affinità…) – non dimentichiamoci che siamo ancora ad un livello emotivo. Infine esiste l’empatia progettuale, cioè la capacità di fantasticare e di sognare le trame e la storia del protagonista, in modo che lo spettatore sia capace di anticipare le situazioni alle quali si espone il personaggio o prevedere quali saranno le conseguenze delle sue azioni.

Questi livelli di empatia possono portare ad un’identificazione totale con i personaggi. Quest’identificazione può essere data in due modi diversi. La prima, come percezione di similarità, che consiste nel valutare in quale misura lo spettatore considera di assomigliare ad un personaggio. Questa similarità sarà facilitata se il personaggio e il telespettatore condividono caratteristiche in comune come il sesso, l’età, la classe sociale o l’ambiente culturale. La seconda identificazione è di tipo aspirazionale. In questo caso, l’attrazione da parte dei personaggi non sarebbe motivata dalla percezione di similarità, quanto piuttosto da un’ammirazione, da un’attrazione dovuta alla scelta di un modello di vita cui si aspira.

Per tutti i motivi esaminati,è quindi molto importante scegliere bene le serie tv che si desidera vedere, dal momento che gli si dedicherà un gran numero di re delle nostre giornate. Questo condividere il tempo insieme rende possibile lo stabilirsi di relazioni empatiche con i personaggi che possono portare – come si è detto – fino a un processo di identificazione. Potremmo parafrasare il vecchio adagio “dimmi che serie tv vedi e ti dirò che personaggio sei” * María Teresa Nicolás Gavilán è Direttrice del Master in Comunicazione dell’Università Panamericana (Messico)

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