venerdì, Novembre 8 2024

La famiglia in Occidente affronta sicuramente problemi diversi rispetto a un Paese africano, australiano, asiatico ecc. Spesso ci soffermiamo su ciò che sentiamo più vicino alla nostra cultura o su quello che i mezzi di comunicazione dei nostri Paesi considerano più importante e mettono in rilievo.

Siamo felici perciò di avere avuto l’opportunità di parlare con Mons. Anthony Borwah, vescovo di Gbarnga (Liberia), che ha partecipato al Sinodo ordinario sulla famiglia. L’epidemia di ebola che causò numerose vittime in quel paese africano, e anche nella sua diocesi, gli impedì di uscire dal paese per prendere parte al Sinodo precedente. Fr. Borwah, che perse due fratelli nella prima guerra civile della Liberia (1987-1999), ha sempre avuto una grande preoccupazione per il ruolo dei media nei conflitti. Infatti la sua tesi di licenza nella Facoltà di comunicazione della Università della Santa Croce (Roma) ha per titolo: “The Role of Journalism in the Promotion of Peace. An Analysis of News Coverage in the Liberia, Sierra Leone and Rwanda Conflicts”. Lo sguardo dell’ intrervista sulle sfide per la famiglia e sul Sinodo si amplia rispetto a ciò che buona parte della stampa occidentale presenta come argomenti caldi del Sinodo.

Potrebbe dirci quali sono le principali sfide che si presentano alla famiglia nel suo Paese?

Le sfide che affliggono le famiglie in Liberia sono enormi: difficoltà economiche, problemi socio-culturali e antropologici. Al Sinodo ho parlato brevemente delle sfide socio-economiche, quindi non mi soffermo su questo, ora. Per quanto riguarda il contesto culturale e antropologico, ci sono stati moltissimi cambiamenti sul modo di vedere la “tipica famiglia liberiana”: la famiglia era considerata un luogo di comunione per gli esseri umani, un luogo in cui collocarsi e trovare accettazione, amore, cura, sicurezza. Era vista come un focolare, all’interno del quale e intorno al quale i membri potevano sedersi e tramandare ai giovani la saggezza, raccontare l’eroismo degli antenati e parlare del legame tra gli esseri umani, gli animali e il resto della creazione e dell’armonia spezzata a causa degli uomini, della loro disobbedienza a Dio o alle norme della società. La famiglia era vista come una comunità in cui la vita, la fecondità, i bambini venivano accolti come doni del Creatore eterno che abita in alto, al di là delle nuvole; era vista come un’oasi di pace dove tutti i conflitti – indipendentemente dalla loro natura – potevano essere risolti. Ora si sta andando nella direzione opposta. Questa visione della famiglia sta rapidamente scomparendo, in parte a causa dell’incapacità dei più anziani di infondere disciplina nei figli e in parte a causa dai media occidentali, con le loro imposizioni culturali. La vita, per esempio, non è più sacra. Migliaia di aborti vengono eseguiti, impunemente, anche da molti cristiani; anche gli omicidi rituali sono comuni.

I contraccettivi sono diffusi ovunque, tantoché alcuni ragazzi che vanno a scuola sono imbottiti di cose che dovrebbero prevenire le gravidanze per cinque anni.

Il sesso non è più sacro. Dal momento che i insinua l’individualismo, il senso di comunità sta scomparendo velocemente e si sta diffondendo la solitudine.

La sacralità della persona umana, che è al centro della verità sulla famiglia, sta venendo meno. In breve tempo, le famiglie in Liberia stanno progressivamente sprofondando nella cultura e nella decadenza morale che l’Occidente sta già vivendo.

Se pensiamo all’Europa vediamo che si sta verificando un allontanamento dei giovani dall’impegno del matrimonio o perlomeno si tratta di una scelta che viene sempre più rimandata. Nel vostro Paese l’istituto del matrimonio ha un ruolo centrale nella vita delle persone e della società o è in crisi?

Come accennato in precedenza, purtroppo, l’istituto del matrimonio, che era un universo di civiltà, non è più lo stesso. La maggior parte dei giovani sono diffidenti riguardo la vita matrimoniale, che vedono come restrittiva per la loro libertà di avere diversi partner sessuali e di trattare il loro corpo come vogliono. Per alcuni che vengono da famiglie in cui ci sono state gravi violenze domestiche, risulta chiaro che non vale la pena vivere un matrimonio. Per alcuni che sono sposati, la separazione o il divorzio appaiono come scelte desiderabili.

La Chiesa è chiamata ad annunciare il Vangelo a tutti i popoli, abbracciando le differenti culture. Come annuncia la Chiesa il Vangelo della famiglia in Liberia? Su quali aspetti fa più leva la pastorale famigliare del suo paese?

Abbiamo bisogno di andare alle origini. L’evangelizzazione e l’inculturazione della fede non sono arrivate fino in fondo in Liberia. Questo è un problema, in quanto i media liberiani presentano il sogno di essere americani piuttosto che liberiani. Era il sogno dei nostri fondatori, di coloro che hanno scolpito la nostra costituzione, la nostra bandiera e il nostro stile di vita, basandosi su modelli americani. Si può capire: erano ex schiavi delle piantagioni di canna da zucchero in America e l’America è ciò che conoscevano. Quello che dobbiamo fare è migliorare la qualità dell’istruzione dei nostri giovani e spingerli ad avere rispetto per sé, fiducia in se stessi e in Dio. L’evangelizzazione deve aiutare a ricreare o ridefinire la nostra cultura, i valori e le virtù con il Vangelo. Fino a quando non riusciremo a proclamare il Vangelo della famiglia nelle nostre varie culture non vedo alcun futuro.

Povertà e guerra segnano la vita famigliare in molti Paesi della Terra. Anche il papa lo ha ricordato di frequente, e lo ha fatto anche recentemente nel suo incontro con le famiglie a Filadelfia. Si vede la centralità di questi temi al sinodo?

I partecipanti al Sinodo hanno dei background diversi e questa realtà si riflette negli interventi. Molti di noi – me compreso – hanno parlato dei conflitti violenti, del fatto che ci sono persone povere, schiave del sesso, migranti indesiderati e rifugiati. La condizione dei poveri è al centro di molti discorsi pronunciati in aula. Nel nostro mondo non abbiamo solo guerre, violenze e intolleranze create e perpetrate sotto la maschera della religione, abbiamo anche situazioni in cui le guerre sono create per il potere economico, per ragioni politiche, ideologiche o per altri motivi. Abbiamo anche un fenomeno chiamato “falsa bandiera”,in cui gli atti di violenzavengono creati da alcuni singoli, gruppi o nazioni: si tratta di un modo per pareggiare i conti con chi è percepito come nemico o per rubare le sue risorse. Quante famiglie sono state distrutte in queste guerre orchestrate! Molti padri sinodali sono a conoscenza di queste tristi realtà.

Il Papa ha parlato di colonialismo culturale di alcuni Paesi legato alla questione della famiglia. Nel Sinodo, anche alcuni padri africani hanno denunciato le politiche anticoncettive promosse da agenzie internazionali, l’esportazione dell’“ideologia del gender”, etc. Perché sembra che questi argomenti non sono ripresi sui media internazionali? Che aspetti positivi ha offerto l’Africa, e particolarmente la Liberia, per arricchire il dibattito?

Si sa chi possiede i media internazionali, quali sono i volti nascosti e chi formula, veramente, l’agenda dell’opinione pubblica. I giornalisti e altri professionisti dei media sono pagati da loro. Non avrebbero il coraggio di contraddire ciò che gli zii invisibili e oscuri comandano. Questi poteri occulti sono gli dèi dei contraccettivi e di tutto ciò che è un affronto alla dignità della persona umana, tanto più come proclamata dal Vangelo di Gesù Cristo e dalla Chiesa Cattolica Romana.

In Africa, quasi tutti i vescovi sono unanimi: denunciamo l’ideologia di genere, la cultura della morte che viene imposta su di noi, l’ostentazione dell’omosessualità, lo sfruttamento continuo delle nostre risorse e la creazione di guerre da parte di poteri che vogliono rubare ai poveri. Attualmente stiamo coinvolgendo le Nazioni Unite e i leader dell’Africa per esprimere la nostra preoccupazione e il rifiuto di un piano che, sfruttando le Nazioni Unite, tenta di imporre queste pratiche nefaste in ogni paese africano con la minaccia di imporre sanzioni economiche e di altro sui paesi che non le accettano. Per la Chiesa, si tratta di una persecuzione sofisticata. È tempo per lo spirito del martirio nella Chiesa di risuscitare per la causa di Dio e per l’umanità.

Pensando alla famiglia in generale e non solo alla situazione del suo Paese, quali sono le problematiche legate alla famiglia che a suo avviso meritano particolare attenzione? Cosa considera particolarmente urgente, a livello universale?

La qualità dell’amore (sentimento, gratificazione o un atto di volontà?) tra le coppie, anche prima del matrimonio, ha bisogno di un esame corretto. Nei cuori di molti, nel nostro mondo di oggi, c’è un vuoto, con l’assenza di Dio e la perdita di senso. La gente deve rendersi conto che l’avidità del denaro, il materialismo, il sessismo, ecc. amplia questo vuoto. Per via di queste realtà le persone stanno diventando sempre meno spirituali e sempre più lontane da Dio. Questa situazione porta allo sfruttamento degli altri, alla perdita del senso di tutto, anche dell’amore e del matrimonio. Gli esseri umani devono tornare al Vangelo di Gesù Cristo, l’unica Verità. La civiltà occidentale è stata costruita da monaci, preti, suore, laici –uomini e donne- per un migliaio di anni. Lo hanno fatto sulla base del Vangelo. La ragione della decadenza generale e occidentale è la ripugnanza al Vangelo che era la roccia dalla quale venivano scolpiti. Il nostro, quindi, è un problema spirituale che solo il dito di Dio può guarire. Il ritorno al Vangelo è la più grande urgenza per l’umanità.

Ormai siamo quasi alla chiusura del Sinodo. Se dovesse descrivere in poche parole il clima e l’esperienza vissuta, come lo farebbe? Coincide a suo avviso con l’immagine che i mass media ne hanno offerto? Vede differenze rilevanti fra la stampa mainstream e quella cattolica o specializzata?

Il Sinodo, presieduto da un papa molto paziente, con disciplina e ascolto, è davvero un’esperienza collegiale, nonostante le diversità. In realtà, è arricchita dalle diversità. La maggior parte dei media secolari cercano il sensazionalismo, si interessano quasi esclusivamente alle questioni pro-gay e cercano le polemiche. Ciò si riflette nel modo in cui riportano il Sinodo. La naturale segretezza del Sinodo dà spazio a speculazioni, voci e bugie. Una parte dei media laici e cattolici senza scrupoli si nutrono di voci e bugie. Ma lasci che sia noto che, con l’aiuto dello Spirito Santo, tutto è in corso al Sinodo.

Previous

Il racconto dei mass media. Cosa resta della visita di Papa Francesco negli Stati Uniti?

Next

Don't worry, be violent. Uno studio accademico «rassicura» circa gli effetti del consumo di film e videogiochi violenti

Check Also