venerdì, Novembre 22 2024

Durante l’udienza generale di mercoledì 10 dicembre, Papa Francesco ha ricordato come si è svolta e che cosa ha prodotto l’Assemblea sinodale sulla famiglia tenutasi a Roma dal 5 al 19 ottobre.

“I media – ha detto il papa – hanno fatto il loro lavoro – c’era molta attesa, molta attenzione – e li ringraziamo perché lo hanno fatto anche con abbondanza. Tante notizie, tante! Ma spesso la visione dei media era un po’ nello stile delle cronache sportive, o politiche: si parlava spesso di due squadre, pro e contro, conservatori e progressisti”.

Ciò che ha detto il pontefice, è valido anche per alcuni siti web che abbiamo analizzato, dove il Sinodo è stato dipinto spesso come una guerra senza esclusione di colpi o come il contesto adatto per presentare “campagne idee”. Ci sono poi stati anche dei cattolici impegnati nella diffusione di notizie e di idee tramite blogs che hanno fatto sentire la loro voce ribattendo in modo aspro, con ironia e sagacia, alle opinioni espresse dai vescovi presenti al Sinodo; nonostante il senso di ecclesialità suggerirebbe di non infliggere ferite (specie in momenti particolarmente delicati) all’unico Corpo di Cristo che è la Chiesa, di cui tutti i cattolici fanno parte.

Sebbene non siano mancati atteggiamenti sereni ed equilibrati, prima dello svolgimento del Sinodo e nel corso di esso, era facile trovare sul web espressioni come: “la guerra preventiva in vista del Sinodo”, parlando di pubblicazioni di libri da parte dei cardinali; vagheggiamenti sulla possibilità che al Sinodo fossero presenti degli “Anticristi”, con riferimenti espliciti ad alcuni dei cardinali presenti; conclusioni azzardate e disorientanti come: “Ormai l’ipotesi delle seconde nozze ha piena cittadinanza ai vertici della Chiesa”; pretese di poter leggere nella mente dei cardinali, attribuendo ad alcuni di loro il proposito di trovare una “via di innovazione alternativa” vedendo come “irrealistica una campagna per il divorzio cattolico”; e ancora: l’indebita attribuzione al Papa di un “pieno consenso” su alcune idee espresse e dibattute al Sinodo (dibattute, per l’appunto, proprio perché di fronte ad esse il papa non aveva ancora preso una posizione definitiva). Inoltre: immagini provocatorie; prese di posizione forti come: “Contro la Relatio anche s. Paolo dice la sua” o “nei dieci circoli linguistici la Relatio va incontro a un massacro” e infine esternazioni che si addirebbero di più a un partita di calcio come: “Sul prossimo sinodo sono aperte le scommesse”.

Ad ogni modo, i documenti ufficiali usciti dal Sinodo, ha dichiarato con estrema chiarezza papa Francesco all’udienza, sono stati solo tre: la Relazione finale, il Messaggio finale più breve e divulgativo e il Discorso finale del Papa.

Chiarito ciò, va detto che i vescovi riuniti in un sinodo non si scontrano come in una campagna elettorale: lo scopo non è infatti far emergere vincitori e vinti, ma fare luce sulla verità rivelata da Gesù. Le assemblee sinodali non vengono indette per trovare nuovi principi, ma per capire, attraverso l’apporto di molti, come i principi immutabili che la Chiesa ha ricevuto dal suo Fondatore possono incarnarsi nelle realtà storiche concrete. E questo, cum Petro, sub Petro, come ha detto papa Francesco all’udienza: cioè in presenza del papa e sotto la sua autorità, che sono garanzia dell’ortodossia.

Nel caso specifico dell’ultimo Sinodo, ha affermato il pontefice, “era stato chiesto ai Padri sinodali di parlare con franchezza e coraggio e di ascoltare con umiltà”. Le discussioni, all’interno della Chiesa, secondo il papa, non devono fare paura. “Gli Apostoli – ha proseguito infatti – si sgridavano fra loro, perché cercavano la volontà di Dio sui pagani, se potevano entrare in Chiesa o no. Sempre, quando si cerca la volontà di Dio, in un’assemblea sinodale, ci sono diversi punti di vista e c’è la discussione e questo non è una cosa brutta! Sempre che si faccia con umiltà e con animo di servizio all’assemblea dei fratelli”.

Nonostante possano esserci stati dei problemi di comunicazione durante il Sinodo, sia all’interno dell’assemblea, tra i padri; sia dall’interno verso l’esterno (atteggiamenti, espressioni e dichiarazioni equivoche che hanno lasciato spazio a dubbie interpretazioni e hanno forse involontariamente spiazzato e confuso l’opinione pubblica), il dialogo e la collaborazione, la tendenza a far luce – e non ad imporsi – erano gli atteggiamenti predominanti.

“Tutti i Padri hanno potuto parlare, e tutti hanno ascoltato – ha detto a tal proposito il papa all’udienza generale – Ed era edificante quell’atteggiamento di ascolto che avevano i Padri. Un momento di grande libertà, in cui ciascuno ha esposto il suo pensiero con parresia e con fiducia”. Stando al papa, non c’è stato “scontro tra fazioni, come in parlamento dove, questo è lecito, ma un confronto tra i Vescovi, che è venuto dopo un lungo lavoro di preparazione e che ora proseguirà in un altro lavoro, per il bene delle famiglie, della Chiesa e della società”.

Anche all’interno della Chiesa, che è fatta di uomini, ci possono essere persone che mettono al centro se stesse: che non accettano la logica del Signore e agiscono secondo una logica puramente umana. La Chiesa, però, è consapevole di non essersi auto-fondata e di non essere guidata nella storia da alcuni uomini che – per valore, intelligenza o prepotenza – si impongono su altri. Sa che i suoi principi non mutano al mutare dei tempi o dei membri della gerarchia, perché la vita della Chiesa poggia sulla Roccia che è Cristo (Mt 7, 24-2) ed è lo Spirito Santo, come assicurato dallo stesso Gesù, che la conduce lungo i secoli “alla Verità tutta intera”(Gv 16,13). A questo proposito è bene ribadire, con il Papa, che “nessun intervento ha messo in discussione le verità fondamentali del Sacramento del Matrimonio, cioè: l’indissolubilità, l’unità, la fedeltà e l’apertura alla vita (cfr Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et spes, 48; Codice di Diritto Canonico, 1055-1056). Questo non è stato toccato”.

I cattolici che prima, durante e dopo il Sinodo sono stati preoccupati per il futuro della Chiesa, dovrebbero ricordare che nessuno da solo ha il potere di cambiare o costruire la Chiesa “a proprio piacimento”. Se tenessero sempre in mente che la Chiesa non è dei vescovi, di un opinionista o di un sacerdote e nemmeno di Papa Francesco, ma di Gesù Cristo, potrebbero guardare il presente con serenità e inquadrare il dibattito attuale sulla famiglia come una “via” che permetterà al Signore, con i tempi dovuti, di far emergere ciò che Egli vuole per la famiglia.

La famiglia è infatti una realtà tanto preziosa quanto importante per l’edificazione di una società sempre più umana e non può sfuggire dall’interesse di Dio e dal faro del Vangelo.

Bisogna avere fiducia nei sinodi, che sono, secondo il papa, “degli spazi protetti affinché lo Spirito Santo possa operare”. Bisogna avere fiducia nel fatto che i discepoli di Cristo non sono mai soli, perché Gesù è e sarà con loro sempre, “fino alla fine dei tempi” (Mt 28, 18-20).

Se si dimentica ciò, con il santo proposito di difendere l’autenticità della dottrina (interesse di tutta la Chiesa e non solo di una parte), i cristiani possono finire per arroccarsi sulle proprie convinzioni e assumere atteggiamenti indisponenti. Questi, oltre ad otturare le menti e impedire un dialogo vero, compromettono un aspetto fondamentale per la vita della Chiesa, che è la comunione.

E pensare che è proprio la mancanza di comunione la causa principale delle rotture famigliari, e anche una delle questioni pastorali delle quali si è discusso al Sinodo.

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