Psichiatra austriaco avverte del danno provocato dalla pornografia in internet
In uno dei suoi più importanti libri (L’uomo nell’era della tecnica, Milano 1967) il noto sociobiologo tedesco Arnold Gehlen (1904-1976) indicava come il marchio della società tecnologica la ricerca di esperienze di seconda mano, cioè esperienze che non dipendono dal proprio agire, ma da quello altrui. Se Gehlen avesse conosciuto Internet e spettacoli come il Grande fratello non avrebbe cambiato idea; l’avrebbe confermata con numerosi esempi. Uno di essi fa riferimento alla maniera in cui la rete sta modificando il comportamento sessuale di giovani, adolescenti ed anche adulti, soprattutto maschi. Infatti, come sostiene con dati alla mano, lo psichiatra e neurologo austriaco Raphael Bonelli, direttore dell’Istituto di religiosità nella psichiatria e psicoterapia, internet sta incrementando il numero e la diversità di disturbi psichici, legati alla dipendenza da immagini, films, e chat a carattere pornografico. La facilità con cui si possono trovare, ed il carattere anonimo e fittizio degli utenti fanno sì che molti consumatori preferiscano queste esperienze di seconda mano ad autentici rapporti amorosi. D’altro canto, come segnala Bonelli, la caduta del sistema inibitorio del desiderio di piacere porta spesso con sé dipendenza e anche aggressività arrivando a volte alla violenza sessuale. Di fronte a questi e altri fenomeni psicopatologici, Bonelli propone di educare all’uso della rete, incominciando dai bambini e non solo, situando, ad esempio, il punto d’accesso ad internet in un luogo comune, moderando la curiosità e il desiderio di divertirsi costi quel che costi e, soprattutto, favorendo una cultura della sobrietà e del profitto del tempo.
Antonio Malo, Università della Santa Croce, Roma