giovedì, Novembre 7 2024

Il falso mito del “Nessuna differenza”

L’espressione “Nessuna differenza” è stata usata negli ultimi 20 anni in un’ampia varietà di studi accademici nell’ambito delle scienze sociali, per indicare come i bambini che crescono all’interno di coppie dello stesso sesso non soffrono di differenze o svantaggi, rispetto agli altri bambini.

Tuttavia, ci sono evidenze empiriche che mostrano l’inconsistenza di questo paradigma. I bambini che crescono in un ambiente non eterosessuale possono avere più problemi, così come quelli che vivono con genitori single, dove manca cioè l’altro compagno. E’ bene quindi evidenziare queste carenze presenti nella maggior parte delle ricerche cosiddette “ugualitarie”, basate su veri e propri pregiudizi e stereotipi.

Questo è quanto viene analizzato dalla raccolta di studi No Differences? How Children in Same-Sex Households Fare (Witherspoon Institute 2014), dove si giunge alla conclusione che la maggior parte degli studi sociali di questo genere sono deficitari, inconcludenti, di parte e realizzati con scarsa valenza scientifica. Queste carenze metodologiche, troppo frettolosamente perdonate da una comunità accademica presa da mode e tendenze dell’ultima ora, sono fonte di problemi che non possono essere ignorati e che nascondono la realtà.

Differenze tra bambini cresciuti in famiglie omosessuali ed eterosessuali

Loren Marks, dell’Università dello Stato della Louisiana, sostiene che la mancanza di affidabilità di questi studi sociali sulle famiglie omosessuali risiede nel fatto che la maggioranza è basata su piccoli campioni creati apposta per convenienza e senza alcun valore statistico. Nonostante ciò, afferma, questi risultati sono stati usati da istituti come l’Associazione Americana di Psicologia (APA) per convalidare aspirazioni più ideologiche che scientifiche.

Mark Regnerus, sociologo dell’Università del Texas, presenta una nuova ed evidente prova scientifica che mostra invece come ci siano delle forti differenze tra i bambini cresciuti in famiglie omosessuali rispetto a quelle eterosessuali. Nel progetto New Family Structures Study (NFSS), di cui Regnerus è stato il ricercatore principale, sono stati intervistati un numero molto elevato (2.988) di giovani americani, tra i 18-39 anni, tutti provenienti da diversi modelli familiari.

I risultati ottenuti provano la tesi dell’esistenza di numerose e consistenti differenze nel percorso di crescita e concordano con l’idea che i bambini ottengono i risultati migliori quando vivono in famiglie basate su unioni stabili ed eterosessuali. Conclude, inoltre, con un promemoria dettagliato sui costi sociali di una rottura familiare.

Un sguardo ai risultati scolastici: differenze tra famiglie omosessuali ed eterosessuali

Le ricerche di Allen, Pakaluk e Price si concentrano sui progressi scolastici e sull’idea che un’educazione affettiva svolge un ruolo importante per il rendimento a scuola. I bambini educati in un ambiente omosessuale hanno un rendimento scolastico inferiore rispetto a quelli provenienti da famiglie eterosessuali e sposate. Non solo. Si registrano statisticamente anche variazioni significative nei risultati scolastici ottenuti dal bambino nelle coppie formate da unioni dello stesso sesso, a seconda che si tratti di due uomini o di due donne.

Allen, in un articolo dedicato alla scuola secondaria si basa sul Censimento del Canada del 2006 per dare una dimostrazione ampia basata su quasi due milioni di ragazzi, tra i 17 e i 22 anni, provenienti da sei differenti tipi di famiglie. Usando due tipologie di misurazione, il grado di frequentazione scolastica e la possibilità di laurearsi, ha evidenziato come nonostante le coppie dello stesso sesso siano in genere propense a inviare i propri figli all’Università come nelle coppie eterosessuali, i ragazzi proveniente da genitori omosessuali alla fine hanno una probabilità statisticamente più bassa di laurearsi.

Validità scientifica delle ricerche sulle famiglie omosessuali

Gli autori sono tutti d’accordo sulla necessità di far fronte alle carenze metodologiche degli studi sociali sulla famiglia basati quasi tutti su piccoli campioni non rappresentativi sul piano scientifico e di pura convenienza, in quanto costituiti da persone che si offrono volontariamente a partecipare agli studi. Questo tipo di ricerca può introdurre pregiudizi e occorre pertanto l’uso di progetti metodologici più rigorosi, statistici e di qualità dal momento che quelli esistenti sono inadeguati per fare delle conclusioni generali.

Invece gli autori di questa raccolta di studi del Witherspoon Institute usano campioni rappresentativi scelti aleatoriamente, o adoperano grandi insiemi di dati scelti per dare validità e conferma agli obiettivi iniziali della propria ricerca. Da questo punto di vista, merita una menzione speciale la NFSS il cui team di ricerca è multidisciplinare e utilizza un processo di raccolta di dati adeguato e altamente rappresentativo.

In conclusione, queste ricerche evidenziano come sia necessario che la comunità accademica studi in maniera approfondita le vere conseguenze e gli effetti reali che i bambini cresciuti all’interno di coppie omosessuali possono subire nel loro percorso di crescita.

Serve una posizione scientifica forte e chiara di fronte a voci che dicono il contrario, sulla base di dimostrazioni di pura convenienza e nell’assenza completa di dati statistici rilevanti. Questa è sicuramente la sfida più importante a cui guardare in questi anni nel campo degli studi sociali e pedagogici sulla famiglia.

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