sabato, Dicembre 21 2024

Recentemente, Stephanie Levich, fondatrice di Family Match Consulting, ha ribadito il suo pieno sostegno alla pratica della “Gestazione per altri”, ovvero dell’utero in affitto, in quanto permetterebbe a tante persone di “realizzare il sogno di essere genitori”.

In particolare, Levich ha commentato, sulla rivista People, alcune espressioni di Papa Francesco sulla maternità surrogata, poiché il pontefice l’ha definita, in molte occasioni, “una forma di sfruttamento”, una “pratica deplorevole” che commercializza la gravidanza.

Secondo Levich “questa è una questione di autonomia personale e di scelta, di donne che hanno la capacità di prendere decisioni per sé stesse e per le loro famiglie”.

E così, mentre da più parti si auspica quanto prima “un divieto globale della maternità surrogata”, per Levich “una decisione del genere potrebbe essere pericolosa”, poiché molti cercherebbero di perseguirla illegalmente e quindi in maniera meno sicura. Impedendo la maternità surrogata etica si avrebbe dunque un maggior rischio di abusi e di sfruttamento, senza contare che “rimuovendo cose come la maternità surrogata, si avrebbe un impatto su una grande fascia demografica”.

A farle eco, anche Brooke Kimbrough, CEO di Roots Surrogacy che afferma: “Per alcuni è l’unica opzione disponibile per creare una famiglia”.

Entrambe credono che le preoccupazioni di chi si oppone all’utero in affitto siano esagerate, poiché a loro avviso, nella stragrande maggioranza dei casi di maternità surrogata essa si traduce in relazioni incredibili e belle.

Molte, tuttavia, sono le obiezioni possibili a questa visione ottimistica. Numerosi i punti critici che meritano di essere portati alla luce.

La maternità surrogata: rientra nel diritto a formare una famiglia?

La pratica della maternità surrogata è cresciuta in modo direttamente proporzionale con la destrutturazione dell’idea di famiglia fondata sul matrimonio tra uomo e donna. È bene specificare, infatti, come si nota in un articolo postato su Mercatornet, che a cercare una madre surrogata, in moltissimi casi, non sono coppie che vivono la dolorosa esperienza dell’infertilità, come spesso si fa credere. In realtà, la domanda dell’utero in affitto sta aumentando in modo esponenziale da coppie formate da persone dello stesso sesso, soprattutto in quei paesi dove è avvenuta la legalizzazione del matrimonio gay. Questo ha alimentato sempre di più la convinzione di “avere diritto a un bambino”. Un divieto all’utero in affitto sarebbe allora una forma oltraggiosa di discriminazione.

Tuttavia, questa visione è antropologicamente e giuridicamente distorta, per non dire perversa: perché non dovrebbe proprio esistere “un diritto ad avere dei figli”. L’utero in affitto è attualmente illegale in moltissime parti del mondo perchè sono i minori ad avere diritto ad una famiglia, mai il contrario.

Se la maternità è in vendita, la vita smette di essere un mistero d’amore

È vero che ci sono situazioni in cui, come spiega il filosofo scientifico Simone Tropea, i bambini perdono i loro genitori naturali per varie cause (abbandono, morte per malattia o incedente, omicidio, suicidio) e vengono dunque affidati a persone che possono prendere il posto del padre e della madre biologici, ma in questo caso sono i diritti dei minori ad essere messi in primo piano.

Si cerca soluzione alla loro necessità di accoglienza e cura, ma non si creano appositamente, volontariamente, delle condizioni che non possono essere considerate ideali.

La scienza, infatti, ha già dimostrato che la condizione ideale, per un figlio, è nascere e crescere nell’amore di coloro che l’hanno generato.

Ci sono testi, come Maternal Care and Mental Health, di J. Bowlby (medico che curò un documento sulla maternità per l’OMS), che offrono indicazioni chiare sul tema e parlano dell’attaccamento del neonato alla madre.

“Con Bowlby – spiega, a questo proposito, lo stesso Tropea, nel suo libro “Generato non creato Mistica e filosofia della nascita: la maternità surrogata e il futuro dell’umanità” – attraverso un approccio scientifico integrato, la scienza contemporanea afferma definitivamente che l’esperienza psichica fondamentale, per ogni individuo umano, è la relazione con la madre. Una relazione pre-culturale, che può risultare ferita o negativamente compromessa, quando viene alterata da un contesto storico e sociale, o da un evento biografico, che produce uno strappo violento e innaturale tra genetrix e generatus, trasformandosi così nell’origine inconscia di molte patologie psichiche e fisiche”.

Anche a livello evolutivo, come si nota nell’articolo On the issue of surrogacy, it’s the Pope’s critics who are archaic and uninformed i bambini sono destinati ad essere cresciuti dalle loro madri e dai loro padri biologici. Allontanarsi da questo modello rischia di diventare una forma di abuso, non già perché chi “compra la gestazione” e accudirà la piccola o il piccolo necessariamente sarà un cattivo tutore, ma perché non si tiene conto del primo diritto di un nascituro: che, come spiegava Tropea, è essere accolti da coloro che ci hanno generato, con amore e non divenire “merciapprezzate per la loro utilità.

La maternità smette dunque di essere avvolta dal mistero e diventa un’attività a scopo di lucro, con la differenza che i bambini non si possono fabbricare come si fabbricassero orologi o automobili.

Quando il bambino è merce danneggiata

Un’altra nota dolente è rappresentata dai numerosi bambini nati tramite maternità surrogata commerciale che sono stati abbandonati da genitori stranieri, probabilmente a causa di difetti alla nascita.

Nel 2014 nel Regno Unito, la stampa ha descritto un caso riguardante due gemelli: Amy, che aveva una rara condizione ereditaria che fa sì che i bambini siano “flosci” e ritardati nello sviluppo, e un fratello sano. Quando la committente venne a sapere della disabilità di Amy, si rifiutò di prenderla. Disse a Jenny al telefono, qualcosa come: “Sarebbe una cavolina che gocciola! Chi vorrebbe adottarla? Nessuno vorrebbe adottare un bambino disabile”. Prese solo il bambino sano.

Se si crede che questi siano casi isolati, sarebbe bene che si informasse: purtroppo, la richiesta di aborto è quasi automatica di fronte alla malformazione di un bambino chiamato alla luce mediante maternità surrogata.

D’altronde, come potrebbe non essere così? Con la maternità surrogata, checché se ne dica, il bambino diventa un prodotto. Viene messo in vendita. E se il prodotto non è come lo si vuole, lo si cambia, come si fa con un paio di scarpe.

Levich non vede problemi in tutto questo e dà dei “miopi” a coloro ostacolano questa pratica. Eppure, la miopia, si sa, è malattia molto, molto diffusa ovunque girino enormi quantità di soldi.

E il business dei bambini nati con maternità surrogata ha davvero numeri da capogiro.

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