domenica, Novembre 24 2024

C’è un momento nella vita di un genitore in cui prima o poi si presenta questa domanda:

“Mamma, papà mi comprate un cellulare? In classe ce l’hanno tutti…”

Quella che agli occhi di un bambino o di un adolescente può sembrare una semplice e innocua richiesta, per un genitore rappresenta una miccia che, se non gestista adeguatamente, può esplodere.

Situazioni come questa, infatti, potrebbero risultare un po’ spinose per i genitori: per quanto sia per il loro bene, dire un “No” ai figli genera sempre la fatica di non rispondere alle aspettative con la possibile conseguenza di vivere un contrasto. Inoltre, non cedere alla tentazione di agire semplicemente perché “tutti fanno così” adeguandosi e omologandosi agli altri richiede tanta energia e determinazione.

Si tratta di decisioni da prendere con cura… in ballo c’è la vita dei propri figli!

Ma perché è un tasto così dolente?

Ma perché il tema “smartphone” genera così tanto rumore? La questione non comporta un aspetto meramente pratico del comprare o meno un apparecchio tecnologico in più, ma riguarda un problema più ampio, educativo e a tratti esistenziale.

Se gli smartphone fossero meno smart e svolgessero le semplici funzioni basiche di un vecchio telefono credo che nessun genitore – o quasi – resisterebbe a tale richiesta.

Ma il problema è proprio questo: oggi i telefoni sono molto più di semplici telefoni. Il rischio più grande a cui si va incontro è quello di perdere il contatto con la realtà e immergersi in un mondo virtuale che può appiattirci e inquinarci. Oggi avere uno smartphone equivale a sbarcare sul web e il web per definizione esplora in tutte le direzioni meno che in quella presente. Questo per un bambino o un adolescente che sta crescendo, sta prendendo consapevolezza di sé e del mondo circostante potrebbe essere controproducente: potrebbe costituire un ostacolo a tale esplorazione, convogliando le sue energie su una dimensione che con la realtà ha poco a che fare, e potrebbe talvolta restituire un’immagine deturpata e alterata delle cose.

Contemplare questi rischi non ha l’obiettivo di spaventare o di scoraggiare ma solamente di avere chiaro con che cosa si ha a che fare al fine di poter agire nel modo migliore.

Come capire se è il momento giusto?

Come tutte le cose, non c’è un momento giusto tout court. Ciascun genitore conosce il proprio figlio e agisce secondo ciò che ritiene più saggio.

Una mamma una volta mi disse che avrebbe comprato il telefono a sua figlia nel momento in cui avrebbe smesso di chiederlo. Questa prospettiva è interessante e ci mette di fronte a un altro aspetto della questione: molte volte i bambini e i ragazzi hanno la “smania” di comprare quella nuova tecnologia o quelle scarpe alla moda. Sembrano quasi non poterne fare a meno. In gioco c’è anche una incapacità a gestire la novità. In questo caso è importante dare delle regole, educare all’uso dello strumento per evitare di esserne risucchiati. Far calmare le acque e placare la frenesia potrebbe essere un buon metodo per avere un approccio più calmo ed equilibrato che permetta ai ragazzi di essere sì attratti dalla nuova tecnologia ma non di esserne sopraffatti.

E poi non bisogna dimenticare di dialogare. Il dialogo è sempre lo strumento migliore per conoscere i propri figli, il loro mondo e il rapporto che hanno con le cose. Solo instaurando una relazione vera con loro saremmo in grado di consigliarli e di educarli.

Questi sono alcuni spunti per non lasciare i propri ragazzi allo sbaraglio. Ma occorre ricordare una cosa: i ragazzi guardano quello che fanno i loro genitori ed educatori. Pertanto, i primi a interrogarci sull’uso che facciamo del telefono siamo proprio noi. Solo se abbiamo questa consapevolezza potremmo insegnare qualcosa ai nostri ragazzi. E ricordiamoci che il modo in cui approcciamo a tali strumenti dice di noi molto più di quello che pensiamo.

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