venerdì, Novembre 22 2024

Il suono del telefono interrompe all’improvviso il silenzio sordo della mia stanza. Lo lascio squillare pigramente per un secondo. Giusto il tempo di intravedere le prime gocce di pioggia autunnale che sbatte rumorosamente contro il vetro della mia finestra come mosche attratte dalla luce di un lampione estivo. Dall’altro capo del filo due voci mi augurano cordialmente il buongiorno, e di sicuro è un buongiorno, perché ora sto parlando con persone che dedicano la loro vita agli altri senza chiedere nulla in cambio. Queste due persone sono la signora Rosanna De Lucia e la figlia Mariangela Affinita, della Fondazione Angelo Affinita.

Ho davanti a me una pagina di domande che ho stampato la sera prima, ma decido per una volta di improvvisare. Non voglio fare un’intervista come ho fatto tante altre volte, ma un vero dialogo per capire cosa spinge le persone a donarsi quotidianamente per il bene degli altri a migliaia di chilometri di distanza da casa loro, senza nemmeno conoscerli e probabilmente, nemmeno incontrarli mai. E così inizio, inizialmente con voce dolce e timida, prendendo spunto da due frasi di Angelo Affinita che ho letto la sera prima. Grande letteratura.

“L’agenzia è un bene sociale” e “è l’uomo che fa la differenza”. Sono le parole di Angelo Affinita. Sono frasi che esprimono la sua umanità e la sua visione. Raccontami, chi era Angelo Affinita e come è nata l’idea della sua fondazione.

Angelo Affinita era un uomo che, prima di tutto come imprenditore, amava mettere le persone al centro dei progetti della sua vita. Questa sua visione sociale era sempre presente nella sua mente, sia a casa con la famiglia e gli amici, sia in agenzia con i suoi soci. Non dimenticando il suo messaggio, abbiamo voluto creare una fondazione in sua memoria. In questo modo continuiamo il suo lavoro di solidarietà e assistenza sociale tenendo sempre presente la sua grande esperienza umana.

C’è un progetto in corso di educazione ai media per aiutare gli adolescenti a conoscere e saper affrontare nuovi problemi da non sottovalutare come il cyberbullismo, il gioco d’azzardo e la dipendenza dai videogiochi?

Noi comprendiamo benissimo tutti questi problemi che, hai ragione, non vanno assolutamente sottovalutati. Se ne parla troppo poco, ma certamente cyberbullismo, gioco d’azzardo e dipendenza dai videogiochi sono le nuove malattie di questo millennio. Ha creato l’esigenza di una cultura che sappia difendersi dalle insidie, dai pericoli e dai disturbi che le dipendenze causano, senza demonizzare le nuove tecnologie che sono di grande utilità nella vita quotidiana. Come fondazione non abbiamo ancora un progetto in cantiere su questo tema, ma non lo escludiamo dal nostro lavoro del prossimo futuro.

Ma pensiamo che, con l’aiuto di corsi specifici e consulenze con esperti e psicologi in questo campo, la presenza e l’educazione della famiglia sia molto importante. Una mamma che segue i propri figli, insegnando loro ad avere un rapporto pulito e appropriato con la tecnologia sarà mille volte più efficace di anche numerosi corsi.

Ciò che vorremmo fare concretamente è produrre e diffondere su tutte le piattaforme monouso di video, messaggi positivi sulla famiglia per promuovere comportamenti giusti. Ad esempio, la convivialità della famiglia riunita attorno al tavolo all’ora di cena.

Per quanto riguarda la famiglia come centro della vostra iniziativa di solidarietà, quali sono i vostri progetti in corso e le iniziative future?

La famiglia, ma in particolare i bambini, sono sempre al centro della nostra iniziativa di solidarietà, in particolare i bambini più bisognosi e svantaggiati. Tra tutte le nostre iniziative, una in particolare che vogliamo ricordare al centro del nostro lavoro è il sostegno ai bambini brasiliani provenienti da paesi poveri, recuperati dalla strada dagli squadroni della morte e assistiti e cresciuti da Padre Renato Cheira, fondatore della “Casa dei Minori” di Rio de Janeiro. Una realtà davvero drammatica che da qui in Italia non possiamo nemmeno lontanamente immaginare. Abbiamo costruito la “Casa Famiglia” coordinandoci direttamente con Padre Renato Chiera accogliendo bambini dalla strada e aiutando il loro mantenimento e sviluppo attraverso l’adozione a distanza di bambini lontani. È stata la nostra prima iniziativa, che abbiamo deciso di continuare a seguire nel tempo. Tra gli altri progetti che stiamo portando avanti, ci piace ricordare Ruth Home, una casa per giovani donne migranti, con o senza figli, fuggite da situazioni di grande difficoltà e sfruttamento nei loro paesi di origine. Una nuova iniziativa è When grown up I’ll be. Un progetto in cui vogliamo promuovere lo sviluppo del carattere e delle competenze tra i giovani e i minori che dimostrano particolari attitudini all’apprendimento, ma sono limitati da condizioni economiche svantaggiate. Un’altra iniziativa che vorremmo ricordare è Creattiva. Con Creattiva puntiamo a riabilitare i minori detenuti e offrire loro un supporto in una prospettiva di reinserimento nella società grazie all’aiuto di professionisti competenti. Infine, il progetto MammutBus, rivolto ai bambini e ragazzi di Napoli, che favorisce l’integrazione tra i diversi quartieri della città attraverso il gioco. È anche un modo unico e giocoso per sviluppare opportunità di formazione e lavoro. Dietro questo progetto c’è una forte consapevolezza del territorio e dei bambini svantaggiati che cambiano il mondo. Giocando.

Come si sostiene la vostra fondazione?

Sul nostro sito http://fondazioneangeloaffinita.org/sostenitori/ potete trovare tutte le informazioni. Grazie ai contributi di tutti coloro che vorranno donare, finanzieremo progetti concreti a favore dell’istruzione e dell’occupazione di molti bambini in condizioni di svantaggio.

Per concludere, tra le valanghe di email quotidiane, notifiche di Facebook e messaggi WhatsApp, forse vale la pena ogni tanto prendersi un momento, spegnere il telefono e pensare a cosa è veramente necessario e cosa non lo è. Quali sono i vostri buoni consigli digitali?

Bella domanda. Personalmente non abusare del digitale. Vogliamo essere sempre attenti e chiari sul nostro utilizzo di cellulari e internet. Ci vuole molto buonsenso ed equilibrio per mettere i dispositivi al nostro servizio e non viceversa. Se dovessimo dare un consiglio pratico, la nostra proposta digitale sarebbe questa: non gestire troppi messaggi che arrivano dai gruppi su WhatsApp. Soprattutto se il gruppo è numeroso, una persona può ricevere cento messaggi e notifiche nell’arco della giornata. Quindi in questi casi vale la pena di dire e sottolineare la necessità di fermarci un attimo, bloccare questa valanga di messaggi o spegnere direttamente il telefono e riporre i nostri pensieri altrove.

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